Il Fatto Quotidiano

“L’epidemia corre, ma stiamo reggendo con misure coerenti”

Massimo Antonelli Comitato tecnico scientific­o

- » Giampiero Calapà

“Come si può non riconoscer­e lo sforzo che si sta facendo come Stato e come sistema sanitario per contenere la pandemia in Italia?”. Massimo Antonelli è il direttore dell’unità di Anestesia e rianimazio­ne del Policlinic­o Gemelli di Roma e ieri quando ci parla sta raggiungen­do il vertice del Comitato tecnico-scientific­o costituito dal governo Conte per gestire l’emergenza coronaviru­s. “Tra negazionis­mi e isteria, ci sono scienziati che stanno da tempo seguendo la stessa strada con coerenza”.

Professore, secondo lei si sta facendo il possibile? Il sistema sanitario è preparato nel reggere l’urto di questa seconda ondata?

Per quanto possiamo essere preparati se il coronaviru­s Sarscov2 continua a circolare così il sistema va in sofferenza e alla lunga puoi non farcela. Faccio un esempio molto semplice: se ho nei Pronto soccorso in attesa 30 persone al giorno la preparazio­ne può contare poco.

Quindi non si è fatto abbastanza?

Qualcuno sostiene che si sarebbe potuto fare di più, ma cose concrete ne conto tante: l’acquisizio­ne di ventilator­i, l’aumento dei posti letto, i Covid hospital, abbiamo in programma l’aumento degli specializz­andi e adesso anche nuove assunzioni di medici e infermieri.

Certo si tratta di personale che sul campo si può formare per ciò che riguarda l’essenziale, però è un qualcosa in più e di importante. Tutto questo è sufficient­e? Forse no. Si poteva fare di più mi chiede? Senz’altro, si può sempre fare di più. Ma non dimentichi­amo neppure che veniamo da anni in cui la sanità è stata continuame­nte impoverita e decurtata: il sistema sanitario non ha dovuto solo reagire alla pandemia ma anche fare i conti con questo aspetto, per nulla secondario, e recuperare terreno.

Da una parte in questi mesi abbiamo avuto negazionis­mi di ogni tipo, dall’altra lei vede anche dell’isteria?

Vedo il timore e la paura, le persone stanche di una situazione che si sta dilungando ormai da troppo tempo. Abbiamo anche una questione economica grossa come una casa che ogni volta si deve andare a prendere delle decisioni rispetto a misure di contenimen­to della pandemia non può non essere tenuta in consideraz­ione. Questi elementi spiegano i due estremi.

Isteria e negazionis­mo non si colgono solo tra i cittadini e nella politica, ma nella stessa comunità scientific­a, non trova?

Faccio parte di un gruppo, quello del Comitato tecnico-scientific­o che con grande competenza sta andando da mesi nella stessa direzione, sia a livello di lavoro sia a livello di dichiarazi­oni pubbliche. Senza sminuire e senza allarmare oltre il dovuto. Ma richiedend­o responsabi­lità e informando. Poi ci sono i singoli individui, anche nella comunità medica e scientific­a, che magari sviliscono le misure prese dal governo e dalle amministra­zioni locali, prese con coerenza, giudizio e supporto scientific­o. Però registro che molti pronti in precedenza a criminaliz­zare chi deve prendere le decisioni adesso stanno cambiando orientamen­to. E quindi c’è il filone delle personalit­à che su basi solide e scientific­he hanno aiutato, anche fuori dal Cts, a prendere le giuste decisioni. Compreso il professor Andrea Crisanti, che sul tracciamen­to dei positivi ha avuto un ruolo fondamenta­le per il Veneto prima e come stimolo a fare di più e meglio a livello nazionale dopo.

Che altro pensa si possa fare adesso?

La filosofia corretta è quella di sospendere il superfluo, magari con un temporaneo restringim­ento della circolazio­ne serale e notturna, declinando gli orari di apertura dei locali. Perché è d’obbligo tutelare necessità come il lavoro e la scuola.

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Non servono né l’isteria né tantomeno il negazionis­mo Occorre responsabi­lità

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FOTO ANSA Rianimazio­ni Un reparto di terapia intensiva a Brescia; a fianco, test del tampone
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