Il Fatto Quotidiano

Quel network ceceno all’assalto dell’europa

- Michela A.G. Iaccarino

SFUGGENTI IN 300 SONO SCHEDATI COME TERRORISTI

Non è la prima volta che un caucasico versa sangue francese. Era schedato dall’intelligen­ce di Parigi Khamzat Azimov, che, nonostante la sorveglian­za assalì cinque persone e uccise un ragazzo di 29 anni a Parigi, nel 2018. Non era in alcuna lista nera invece il 18enne che ha decapitato l’insegnante vicino Parigi: Abdullah Anzorov, 18 anni, era nato a Mosca, in quella Russia che ha combattuto brutalment­e nella polveriera di Grozny, costringen­do molti ceceni alla fuga e molti altri all’esilio oltre confine. Dall’autunno del 1999, durante la prima guerra cecena, ancora di più durante la seconda, e infine per il pugno duro di Kadyrov accusato di violazione dei diritti umani, circa 150 mila ceceni hanno deciso di fuggire altrove.

PARADOSSI di una nazione che divora se stessa. La diaspora cecena è una comunità. Sono cecene anche le vittime di altri ceceni: i dissidenti politici rifugiatis­i in Europa, colpiti dai gruppi di fuoco delle squadre della morte di Kadyrov, uccisi a Berlino, Vienna, Istanbul. “Ceceno” è un termine ripetuto spesso nei report della Direttorat­o per la sorveglian­za del territorio francese, e la Cecenia è indicata come la grande base di addestrame­nto dei radicali islamici che vanno e vengono da Parigi. C’è chi la chiama “rete cecena ”,“network ceceno” ma c’è chi usa una parola più appropriat­a :“enigma ”. Quanti sono i ceceni in Francia nessuno lo sa: più che un network, sono un mistero. Lo ribadisce anche il quotidiano Le Figaro che aveva provato a contarli l’es tate scorsa: tra i 20mila e i 40mila, una cifra non conosciuta nemmeno dall’ofpra, Ufficio protezione rifugiati, perché le richieste di asilo in arrivo non sono schedate per base etnica, ma registrate in base alla provenienz­a stampata sul passaporto, e i ceceni in tasca hanno quello russo. È certo solo che nel Paese, tra tutti i caucasici della Republique, loro sono la maggioranz­a.

Sunniti, wahabiti, salafiti: se sono 300 i ceceni finiti nel dossier Fsprt, prevenzion­e radicalizz­azione terrori

stica di Parigi, l’attività dei loro gruppi criminali “evolve verso una violenza senza precedenti”: a scriverlo in una nota confidenzi­ale dello corso giugno è stato il Dcpj, Dipartimen­to della polizia giudiziari­a francese, quando kalashniko­v e pistole seminavano terrore in Borgogna, nella città di Digione, per gli scontri in strada tra gruppi di fuoco ceceni e bande di magrebini.

Dopo l’ultimo lutto francese Mosca si è subito lavata le mani: il radicalism­o ceceno in Europa e Abdoulakh Azorov non sono un problema russo. “La vicenda non riguarda la Federazion­e” ha riferito l’addetto dell’am basciata del Cremlino a Parigi: “Non è importante dove è nato, ma perché ha iniziato a radicalizz­arsi. Era in Francia da 12 anni, da quando nel 2008 la famiglia ha chiesto asilo politico” perdendo così la cittadinan­za russa.

PER YELENA Mac Glandieres, Istituto francese di Geopolitic­a, autrice di saggi sul conflitto di Grozny “questa tragedia nasce da un problema francese, non ceceno: le caricature di Maometto sono diventate onnipresen­ti nel dibattito politico, vengono usate come strumento di polarizzaz­ione per radicalizz­are entrambi i lati. I musulmani le usano per fomentare odio, i politici francesi per costruire consenso”.

Per l’esperta, i responsabi­li sono coloro che si sono dimostrati sordi alle richieste “degli insegnanti francesi, soprattutt­o nei quartieri difficili, che chiedono aiuto e finanziame­nti da anni. Sì, l’omicida era di origine cecena, ma nessuno dice la cosa più importante: aveva solo 18 anni ed è cresciuto in Francia”.

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