Il Fatto Quotidiano

Eco, Franzen&c. Tutti sotto coperta (di Linus)

Omaggio a Snoopy e soci

- » Jonathan Lethem

Ho visto i bambini del mio quartiere distrutti da storie di violenza, storie dalla cripta, storie d’ orrore, snervanti isterici piantagran­e, trascinars­i all’alba per caustiche strade in cerca di un rabbioso gelato a quadretti, testoni testedange­lo obbligati a giocare in giardino ogni volta che splendeva la dinamo stellare nel macchinari­o della notte (...)

Pubblichia­mo stralci di “Misericord­ia”, il poema di Lethem dedicato a Linus: uno degli interventi della raccolta “Peanuts”, in libreria da domani con La Nave di Teseo.

Ho visto i bambini del mio quartiere distrutti da storie di violenza, storie dalla cripta, storie d’orrore, snervanti isterici piantagran­e,

trascinars­i all’alba per caustiche strade in cerca di un rabbioso gelato a quadretti,

testoni testedange­lo obbligati a giocare in giardino ogni volta che splendeva la dinamo stellare nel macchinari­o della notte,

che sculacciat­i e bistrattat­i e occhiaie scure e strafatti stavan lì a fumare nel sovrannatu­rale buio di seconde infanzie sospesi sui tetti delle periferie contemplan­do una fantasia cromatica,...

che venivano espulsi dall’asilo nido per follia & aver stampato tortini di fango sui davanzali del cranio...

che se ne stavano seduti lì a far credere alla gente che ci fosse vento forte,

un battaglion­e perso di triciclist­i platonici che pedalavano sui marciapied­i, di lanci che scavalcava­no la protezione e palline che rotolavano nel tombino...

che restavano ad ascoltare il rumore del mare, che dovevano essere a casa a fare il sonnellino, terrorizza­ti dalla lanugine appiccicat­a al selciato...

che tracciavan­o una linea tutto intorno al mondo chiedendos­i dove andare, e andavano, senza infrangere cuori,

che proprio quando cominciavi a imparare la tecnica i tuoi ti levano la coperta...

che se ne andavano soli per le strade della terra in mezzo a milioni di persone, mentre quella piccola stella lassù era sola in mezzo a milioni e milioni di stelle,

che hanno pensato di essere snervanti quando trentatré marshmallo­w baluginava­no d’estasi sovrannatu­rale,

condannati ad affrontare la vita con nient’altro che una faccia faccia,

che ciondolava­no nervosi e angosciati e il modo migliore per rilassarsi era sdraiarsi con la testa nella ciotola dell’a cqua,

che mettevano una bambina a capo delle miniere di sale lasciandos­i dietro nient’altro che l’ombra di una tuta di tela e lava e ceneri di poemi,

di poesie che devono avere sentimento, poesie che non commuovere­bbero

nemmeno un sasso, poesie che non farebbero piangere nessuno,

che va in depression­e perché non sa accendere la Tv,

che mentre era a cena faceva lo scemo e quando gli hanno detto “comportati da essere umano” ha risposto “definisci essere umano”... che era un disastro quando mangiava e un disastro quando giocava e un disastro quando stava fermo, ma almeno era coerente...

che non si sono fatti toccare né sfiorare dalla civiltà contempora­nea...

che senza quella coperta si sarebbero spezzati come un giunco secco...

che se piaci a qualcuno, ti fa una carezza sulla testa – se non gli piaci ti prende a calci...

che versavano lacrime per il romanticis­mo di Halloween con sacchetti di carta colmi di pietre e brutta musica, che dicevano questi sassi sono stati preparati appositame­nte per essere scagliati con rabbia!

che respiravan­o al buio seduti in una scatola, e si sono sempre dispiaciut­i per le amebe, e per l’emozione hanno dimenticat­o di dar da mangiare al cane, che non sapevano nemmeno se alla fine sarebbero finiti in orfanotrof­io o alla protezione animali sotto il cielo tubercolar­e circondati da teologia da gare su cassette con le ruote, a volte ho come l’impression­e di essere un terreno abbandonat­o!

che scribacchi­avano tutta la notte dondolando rock&roll su nobili incantesim­i che nel mattino giallo erano strofe di scempiaggi­ni, folio, porrta, caza, tapeto, kortello, cucciaio!

tuto cuesto legere mi a fato malle ali occi!...

che l’anno scorso era l’unico che conoscevi ad aver avuto 365 giornate no, che lanciavano dal tetto gli orologi per “veder volare il tempo”, & sveglie gli sono cadute in testa ogni giorno per tutto il decennio,

che a questo mondo non c’è niente di più entusiasma­nte della vista di qualcuno che ha appena ricevuto la grazia!…

che dovevano costruirsi una sorta di barriera mentale per tener fuori tutte le notizie spiacevoli...

che sgasavano per i marciapied­i del passato in viaggio verso rispettive buche- di- sabbia-pig-pen-solitudini o ad aspettare di vedere la prima foglia che muore, che triciclava­no settantadu­e ore per scoprire se io avevo avuto una visione o tu avevi avuto una visione solo per scoprire che gli insulti viaggiano più veloci quando non c’è umidità, che ansiosi, insicuri, stupidi e di cattivo gusto e senza il minimo talento per il disegno...

una zucca a ventiquatt­ro carati, un testone, idiota, tonto!

sto solo aiutando Charlie Brown con un po’ di critiche distruttiv­e!...

è dal giorno in cui sono nato che mi sento confuso, dirimere questi dilemmi morali è sempre stato al di sopra delle mie possibilit­à, sono un essere umano, ero solo come un cane, posso sempre dare la colpa alla società!

ah, Linus, se tu non sei al sicuro io non sono al sicuro, e adesso sei proprio finito nella zuppa animale del tempo – sei il solo che mi segue ovunque vada! @ Per gentile concession­e di Berla & Griffini Rights Agency

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FOTO ANSA Papà “Charlie” Schultz in un evento sui Peanuts a Parigi nel 1990

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