Delitto Attanasio, la pista del “fuoco amico” dei ranger
Esecuzione per ritorsione, tentato rapimento per vendetta e/o riscatto, errore da “fuoco amico”. Le ipotesi su come e perché l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autis ta congolese Mustapha Milambo impiegato dell’onu siano stati uccisi in un’imboscata sulla strada che da Goma porta a Rutshuru, nella parte orientale della Repubblica del Congo, sono tante e varie. Gli investigatori del Ros, in missione a Kinshasa, intendono acquisire informazioni sulle armi in dotazione ai ranger che difendono il parco nazionale di Virunga, intervenuti subito dopo l’attacco al convoglio del Pam lungo la strada tra Goma e Rutshuru, nella provincia del Nord Kivu, martoriata dalla presenza di milizie etniche, criminali e jihadiste, ma ritenuta percorribile senza scorta dalle Nazioni Unite.
L’ANALISI delle armi dei ranger sarà utile per capire se è stato uno dei loro proiettili a colpire gli italiani. Il governo della RDc ha la sua versione: i due italiani sono stati uccisi dai loro rapitori, armati con “cinque kalashnikov e un machete”. L’autista è stato ucciso “per creare il panico” e i ranger e le Forze armate congolesi si sono messe alle calcagna del nemico. I rapitori “hanno sparato da distanza ravvicinata sul carabiniere, uccidendolo, e sull’ambasciatore, ferendolo all’a ddom e”. Attanasio è morto “un’ora più tardi all’o s pe d al e della Monusco a Goma”. Sull’auto dell’ambasciatore, che non era blindata, viaggiava anche Rocco Leone, vicecapo del Pam ( Programma Alimentare Mondiale) in Kivu, rimasto illeso. Leone aveva organizzato il viaggio. Ora è in stato di choc. Rocco è un esperto d’africa che frequenta da una ventina d’anni, quando era in Sudan, sempre per un’agenzia dell’onu. Conosce bene il territorio e quanto fosse pericolosa quella strada che aveva percorso parecchie volte. Perde valore l’ipotesi che il gruppo si sarebbe messo in viaggio senza prima accertarsi delle condizioni della strada e non avesse avvisato le autorità, secondo cui, invece, gli italiani sono stati imprudenti. Tra l’altro, l’ambasciata italiana a Kinshasa aveva richiesto un’auto blindata per il capo della delegazione, ma la pratica, con i tempi della burocrazia, è ancora lì giacente. Nessuna sorpresa giacché qualche anno fa le fotocopiatrici della legazione si erano rotte una via l’altra e nessuno da Roma si sognava, nonostante fossero passati mesi, di fare arrivare i pezzi di ricambio. Le salme di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono giunte ieri notte a Roma con un aereo militare. I miliziani di etnia hutu dell’fDLR (Fronte Democratico di Liberazione del Ruanda) subito dopo l’attentato accusati di essere i responsabili dell’a gguato, hanno smentito. Un loro portavoce, Cure Ngoma, in un comunicato inviato anche al Fatto Quotidiano, ha spiegato che nella regione operano più di 100 gruppi armati. “Non capisco perché le autorità congolesi hanno puntato il dito contro di noi. Non abbiamo svolto alcun ruolo in quell’odioso omicidio”
IL KIVU, sia la parte settentrionale sia quella meridionale, è da anni teatro di bellicose contese tra i gruppi etnici hutu e tutsi, una guerra che ha avuto il suo apice nel 1984 con il genocidio in Ruanda. Il feroce antagonismo, che in Europa viene spesso presentato come un conflitto etnico ma che invece nasconde interessi economici enormi, dal Ruanda si è spostato in Congo, dove l’esercito hutu si è rifugiato dopo la sconfitta da parte dei tutsi. Gli hutu che controllano a macchia di leopardo parte del territorio del Congo orientale non tollerano la presenza dei ruandesi tutsi. “Il governo congolese – scrive un intellettuale di Goma che per motivi di sicurezza vuole restare anonimo – ha appena firmato con il Ruanda un accordo che permette all’esercito di Kigali di entrare in Congo per combattere le milizie tutsi. È già successo 25 anni fa e allora ci siamo ritrovati con le truppe ruandesi che hanno controllato tutte le zone minerarie per più di due lustri”. Che l’esercito ruandese stia conducendo operazioni militari sul territorio del Kivu, in violazione delle misure prese dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, viene denun
Non capisco perché le autorità congolesi ci accusino. Non abbiamo un ruolo negli omicidi
Ngoma (FDLR)
Il Ros in Africa I militari analizzano le armi dei Ranger per stabilire se possano aver colpito l’ambasciatore e i suoi Ma Kinshasa punta sui ribelli
ciato dal gruppo di esperti dell’onu incaricato di controllare il rispetto dell’e m ba rgo sulle armi in Congo. Intanto da ieri gli ambasciatori, i diplomatici e membri delle rappresentanze straniere non potranno lasciare Kinshasa per l’interno del Paese, senza informare prima il ministero degli Esteri. Lo ha annunciato la ministramarie Thérèse Tumba Nzeza, al termine di un consiglio di sicurezza convocato proprio dopo la morte degli italiani.