Malagò “spinge” la sua fedelissima a sottosegretario
Due ori olimpici, cinque titoli mondiali, due titoli europei. Nel borsino delle migliori donne che il Paese può offrire a Mario Draghi ecco Diana Bianchedi, formidabile campionessa di scherma. Se così fosse, e parrebbe davvero, giungerebbe a conclusione la fantastica scalata al potere affluente e decidente di Giovanni Malagò che col Coni governa lo Stato parallelo delle passioni e anche un discreto borsino di impieghi, consulenze e lavori pubblici che l’appuntamento olimpico del 2026 a Milano e Cortina rende ancora più tondo e riconoscente.
La Bianchedi, eccellente fiorettista, ha mostrato negli anni anche una indubitabile capacità manageriale al punto che proprio Malagò l’ha messa sotto contratto selezionandola per dare corso alle candidature italiane per le Olimpiadi. Prima Roma e poi Cortina . Tr e anni (2017-2019) e 426.294 euro di compenso fatturati a Coni servizi, il braccio operativo della super holdingspor
tiva. E Diana ha prima combattuto come una leonessa per fare di Roma la città eletta e poi – sfumata per il diniego di Virginia Raggi e di tutto il mondo grillino la candidatura capitale – ha trovato il successo trasferendo a Milano e Cortina l’impegno, la dedizione e la considerazione del Cio. Perciò queste sono ore in cui si consumano whatsapp e incontri, biglietti, bigliettini, ambasciate, proposte e sorrisi.
LO SPORT,
catino dove i soldi si fanno pila che arde come la fiaccola olimpica, si contano e si distribuiscono e il potere si azzanna, sta divenendo il teatro di una sanguinosa battaglia e anche – se proprio vogliamo dire – il più bello spettacolo intorno a Mario Draghi. I grillini che con il ministro Vincenzo Spadafora erano andati per suonare, sono tornati suonati dal confronto con il mondo Malagò e oggi vivono la più grave crisi politica interna che impedisce loro di esercitare gol
den share. Draghi, ormai impaziente, sta attendendo la rosa di nomi del M5S dalla quale, come petali di rosa, estrarre gli identikit dei sottosegretari e le caselle da occupare.
La paralisi dovuta ai veti tra correnti e ai veleni personalistici dell’universo 5stelle è lo sfondo dietro al quale il potere parallelo propone, a quel che si sa attraverso i buoni consigli di Gianni Letta, il nome della Bianchedi, cioè l’ombra di Malagò. “Serve una persona competente, che sappia di cosa stiamo parlando. Non c’è tempo. Tra meno di cinque mesi siamo a Tokyo, fra meno di undici a Pechino, e poi le Olimpiadi 2026”, dice il presidente del Coni.
Imprese sportive e grandi opere, muscoli in pista e contratti, appalti, l’oro cioè della rinascita italiana, che proprio il facoltoso e laborioso lombardo-veneto proverebbe a mostrare come la prima pietra del Recovery. Dunque lo sport. Un bel dicasterino camuffato da sottosegretariato, una poltroncina di tutto rispetto, un ruolo di prima rappresentanza e anche una cabina di regia niente male. Vero, Forza Italia vorrebbe Paolo Barelli, presidente della Federnuoto in battaglia con un altro forzista, l’ex schermidore Marco Marin, plurimedagliato olimpico. Ma è la cronaca quotidiana delle guerre sorde e forse già perse.
Perciò il nome di Bianchedi, super consulente di Malagò (84 mila euro nel 2017; 160mila nel 2018; 182mila nel 2019, e nel conto anche la fattura per l’attività di promozione della candidatura di Mi l ano- Cortina) è assolutamente spettacolare. Peccato che con il Coni abbia – come abbiamo appena contato – 426.294 conflitti di interessi.