Il Fatto Quotidiano

Lega, il libro mastro del 15%: anche Fontana e Garavaglia

NELL’ÈRA SALVINI Versamenti da eletti e nominati lombardi

- SPARACIARI E VERGINE

■ In un documento esclusivo di oltre 30 pagine, il registro delle “retrocessi­oni” per chi ha incarichi in “quota” verde: tra i tanti, 30mila euro in tre anni per il neoministr­o

Lo scorso dicembre abbiamo raccontato come la Lega, dal 2004 al 2014, abbia organizzat­o un sistema di finanziame­nto interno basato sui nominati: dirigenti sanitari, consiglier­i d’amministra­zione e revisori contabili che per dieci anni hanno restituito al partito il 15% del proprio stipendio pubblico. Ora possiamo svelare che il famoso “sistema del 15%” è continuato anche sotto la gestione di Matteo Salvini: ribassato a un più contenuto 10%, ma organizzat­o in modo ancor più maniacale. A dirlo è un registro di contabilit­à interna – di cui il Fatto è entrato in possesso –, una trentina di pagine che riassumono nei dettagli tre anni di gestione finanziari­a della sezione lombarda della Lega: 2015, 2016 e 2017. Periodo in cui a capo del partito in regione c’era Paolo Grimoldi, deputato, fedelissim­o di Salvini, nominato proprio dal leader nazionale del partito. I documenti ottenuti grazie a una fonte interna alla Lega, contengono la lista di chi in quegli anni girava parte del proprio stipendio al Carroccio. Nomi, cognomi, posto d’assegnazio­ne e cifra versata. Nell’elenco ci sono attuali ministri del governo Draghi, consiglier­i e assessori (quindi politici), ma anche tanti dirigenti pubblici. Che, in teoria, dovrebbero essere nominati solo sulla base di merito e competenze.

Tutti questi soldi confluiti nelle casse del partito sono stati versati come “erogazione liberale”. Una dicitura che permette di ottenere un trattament­o fiscale di favore: chi dona può infatti detrarre la somma dalle tasse. Di certo con questo sistema la Lega in Lombardia ha raccolto parecchi soldi: 660mila euro nel 2015, altri 640mila nel 2016. E questo riguarda solo la Lombardia; esclusi quindi i quattrini bonificati alla sede centrale del partito e a tutte le altre sezioni regionali.

“LA PAZIENZA delle persone perbene ha un limite, da oggi querelo chiunque accosti il mio nome a gente mai vista né conosciuta”. C os ì parlava Salvini il 16 luglio 2020, all’indomani della notizia dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sulla Lombardia Film Commission, l’ente pubblico vittima di un peculato da 800mila euro architetta­to, secondo le accuse dei magistrati, da Alberto Di Rubba eandrea Manzoni, i due commercial­isti scelti per gestire le malandate finanze del partito insieme al compagno di università Giulio Centemero, deputato e tesoriere della Lega. Nei documenti interni ci sono i nomi di Centemero, Manzoni e Di Rubba, con i loro versamenti fatti in relazione alle nomine pubbliche. Di Rubba, stando al registro, ha versato 1.000 euro alla Lega nel 2016 proprio per la poltrona da presidente della Lombardia Film Commission. Lo stesso ente da cui, secondo i magistrati di Milano, in quegli anni avrebbe fatto uscire 800mila euro con l’intento di prendersen­e una buona parte e investirla in due villette sul Lago di Garda, una per lui e una per il collega Manzoni.

Tra le società più grandi citate nei tabulati c’è poi Fiera Milano Spa. Quotata a Piazza Affari e controllat­a da Regione Lombardia, gestisce lo spazio fieristico più grande d’italia. I documenti raccontano che Attilio Fontana, quando era vicepresid­ente della Fiera, per quell’incarico avrebbe versato soldi alla Lega: 5mila euro all’anno, nel 2015 e nel 2016. Poco più del 10% previsto, visto che il contratto con la Fiera prevedeva una paga annua di 43.050 euro.

Tra i tanti pagatori spicca poi Andrea Mascetti, avvocato presente nei cda di alcune delle più importanti società italiane, da Intesa Sanpaolo a Italgas: avrebbe versato al partito 4.741 euro nel 2015, quando è diventato (a giugno) presidente di Nord Energia, e 8mila esatti euro l’anno dopo, praticamen­te il doppio, mentre anche lo stipendio da manager pubblico raddoppiav­a.

Il dirigente in quota Lega più generoso è stato però Andrea Gibelli: 15mila euro nel 2015, 20mila euro nel 2016. D’altra parte anche lo stipendio da nominato era di tutto rispetto. Sotto il nome di Gibelli, come per tutti gli altri, il funzionari­o della Lega che ha compilato il tabulato ha segnato la qualifica: presidente di Fnm, la holding dei trasporti lombardi quotata in Borsa. La regola del 10% è stata rispettata anche in questo caso. Nel 2015 lo stipendio di Gibelli come presidente di Fnm (per mezzo anno di servizio) è stato di 153mila euro. Nel 2016 è aumentato a 290mila euro e parallelam­ente è cresciuto il suo contributo alla causa salviniana.

TRA I DONATORI PIÙ FEDELI ci sono poi alcuni politici che nel frattempo hanno fatto carriera. Come Massimo Garavaglia, neo ministro del Turismo. Tra il 2015 e il 2017, quando era assessore al Bilancio in Lombardia, Garavaglia – secondo la contabilit­à interna – avrebbe versato 32.500 euro. Soldi donati insieme alla moglie, Marina Roma, oggi sindaco nel Ccomune milanese di Marcallo, ovviamente leghista. Ancor più generoso è stato Massimilia­no Romeo, all’epoca consiglier­e regionale al Pirellone, oggi capogruppo della Lega al Senato e in corsa per un posto da sottosegre­tario nel governo Draghi: dal 2015 al 2017 Romeo avrebbe versato alla Lega Lombarda 50.300 euro.

FATTA ECCEZIONE per i politici di profession­e, il grosso della lista dei donatori è costituito però da semisconos­ciuti “piazzati” su varie poltrone pubbliche.

Il presidente dell’aler Milano ( Mario Angelo Sala), il consiglier­e d’amministra­zione del Policlinic­o San Matteo di Pavia ( Giuseppe Zanoni), quello dell ’Istituto dei Tumori ( Andrea Gambini) e dell’istituto Besta ( Ivano Locatelli epaola Bergamasch­i), il revisore contabile della Fondazione Stelline ( Simona Ferraro).

E poi i dirigenti sanitari, pezzo forte delle nomine padane da oltre dieci anni. Nei nuovi documenti sono elencati i vertici di tutta la sanità lombarda. Compresi alcuni di quelli già trovati nelle liste del decennio 2004-2014. Ci sono ad esempio Mara Azzi emauro Borelli, direttori generali della sanità, oggi in carica rispettiva­mente alla Ats di Pavia e alla Asst Franciacor­ta. Manager pubblici che hanno versato ininterrot­tamente alla Lega per almeno 13 anni. E che oggi sono ancora in carica, sempre più in alto nelle gerarchie della sanità lombarda. Carriere da urlo per gli aficionado­s dell’obolo leghista.

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FOTO ANSA “Do ut des” Dall’alto: il senatore Romeo, il ministro Garavaglia e il governator­e Fontana. A destra, alcune delle voci del documento (da noi riprodotto) e redatto da una fonte interna
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