Il Fatto Quotidiano

Pd toscano in tilt: regalo anti-zinga a Bonaccini

- » Lorenzo Giarelli e Giacomo Salvini

Toscana andata e ritorno. Dopo l’epopea del Giglio Magico, l’ex roccaforte rossa rischia di essere ancora una volta il laboratori­o per il destino del Partito democratic­o e della sua segreteria. E le premesse non sono incoraggia­nti per Nicola Zingaretti: nelle ultime ore Simona Bonafè, leader regionale dei dem, ha silurato dalla segreteria l’ala vicina al governator­e del Lazio, compreso il vice-segretario Valerio Fabiani. Una mossa che è molto di più di una resa dei conti interna, perché sancisce una spaccatura - covata ormai da mesi - che diventa un primo avvertimen­to per Zingaretti in vista del congresso nazionale del Pd, invocato da più parti.

Non è un segreto infatti che, caduto il governo Conte, le correnti dem costituite per lo più da ex renziani puntino alla testa del segretario, in modo anche da minare la possibilit­à di u n’alleanza struttural­e col M5S. Magari preparando il terreno alla leadership di Stefano Bonaccini.

OSSERVARE

i movimenti del Pd toscano, allora, può aiutare a capire cosa accadrà a livello nazionale. Due giorni fa la Bonafè ha messo alla porta Fabiani, provocando la reazione degli zingaretti­ani, i quali hanno disertato la direzione convocata per la sera stessa. In Regione il clima è pessimo da tempo: gli zingaretti­ani vorrebbero che il Pd mollasse Iv per far posto ai 5 Stelle in maggioranz­a e intanto lavorano per candidare Giuseppe Conte alle suppletive di Siena, come nome unico dei giallorosa. Due ipotesi osteggiate anche pubblicame­nte dagli ex renziani, che ora mirano al bersaglio grosso. Anche perché la Bonafè può contare su sponde autorevoli. Su tutti, quel Dario Nardella cresciuto all’ombra di Renzi ma rimasto nel Pd dopo la scissione del 2019. Il sindaco di Firenze ha ottimi rapporti con Bonaccini, che a sua volta non perde occasione per accreditar­si in Toscana - per la verità il tentativo si sta allargando anche al Sud, dove ha cercato appoggi tra gli ex ministri Boccia e Provenzano, senza grandi fortune - : basti pensare che il giorno della vittoria di Eugenio Giani, il governator­e emiliano era al quartier generale dem di Firenze.

Durante la crisi di governo, Bonaccini e Nardella hanno parlato all’unisono, chiedendo al Pd di “non appiattirs­i su Con

te”, concetto ribadito qualche giorno fa dal sindaco alla Nazione: “Conte è il leader dei 5S, non di un’alleanza avventata”.

Un messaggio a Zingaretti e nulla di diverso dai motivi per cui il Pd toscano si è frantumato, come conferma al Fatto un dem vicino al segretario: “Ci hanno buttato fuori dalla segreteria regionale per indebolire quella di Zingaretti. Una parte del Pd toscano non si è mai affrancato da Renzi, ma di Iv ne basta una”. E così Fabiani allarga le braccia: “Il nostro scontro anticipa quello nazionale? Chiedetelo a chi vuole il congresso, come la Bonafè.”

Come a dire che sono gli altri a voler rompere l’unità, a Firenze e a Roma. Con Bonaccini – le cui dichiarazi­oni sui “ristoranti da aprire la sera” ieri sono state rilanciate pure da Matteo Salvini – pronto ad approfitta­rne.

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FOTO ANSA Assist Bonaccini, rilanciato da Salvini, e Simona Bonafè
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