Movimento “Lascio i 5Stelle: ormai sono governisti, non più idealisti”
BUONGIORNO, il M5S è stata la mia “casa” politica per quasi un decennio, io che per anni non ero riuscito a farmene piacere una per più di una tornata elettorale. Ma tutto ciò che inizia ha una fine. Ancor più un movimento che, forse, nel suo Dna, aveva a conti fatti più uno scopo moralizzatore della politica che uno governista. Anche perché sembra proprio che i due scopi non possano coesistere.
È stato bellissimo, finché è durato. E davvero molto si è fatto e, per inerzia, ancora qualcosa si potrà fare grazie all’iniziale propulsione di questo generoso manipolo di idealisti, che compone il Movimento 5 Stelle. Ma è evidente che il Movimento sconterà il suo camaleontismo politico alle prossime urne, quando gli attuali vertici comprenderanno con fin troppa chiarezza che al Movimento sarebbe stato utile fare oggi della sana opposizione per garantirsi, domani, un ruolo di lungo periodo nella scena politica italiana. Invece chi ci guida ha deciso di giocarsi tutte le carte a questo tavolo, facendosele dare… da Draghi e da alcune delle peggiori facce del Parlamento italiano. Un tempo, da Roma alle province più sperdute dell’impero, noi “grillini” potevamo girare a testa alta perché non ci si poteva rinfacciare nulla, alla peggio di essere idealisti e “populisti”, mentre tra chi oggi si ostina a rimanere nel Movimento “nonostante tutto” cresce sempre di più in percentuale la categoria antropologica, davvero urticante, di coloro che hanno sempre salutato gli espulsi come, in fondo in fondo, “cripto-pidini”, “cripto-leghisti”, “cripto-laqualunque”. Cosa amaramente comica, guardando la fotografia dell’ultimo governo. Dopo un’infilata di decisioni – locali e nazionali – che mi ha clamorosamente spiazzato, per evitare, di esperimento governista in esperimento governista, di ritrovarmi in futuro a rappresentare un movimento che dovesse appoggiare magari un governo anche peggiore (dopo il gialloverde, il giallorosso e il gialloarcobaleno, uno bianconero?), è con vero dolore, così, che preferisco rassegnare oggi le mie dimissioni da consigliere comunale di Vimercate (Mb), lasciando il Movimento, nella fievole speranza che qualcosa finisca per salvarlo da se stesso, consentendomi un giorno di tornare nella famiglia che abbiamo creato, ben lontana dalla schizofrenica setta che – buon ultimo – sto salutando. Perché una cosa è certa: un’italia senza un (vero) Movimento è un’italia che torna a esporsi pericolosamente ai venti peggiori. Au revoir.