I SOTTOMOSTRI
L’EX AVVOCATO DI B. ALLA GIUSTIZIA
ALTRI 39 “MIGLIORI” FI SI PRENDE L’EDITORIA E PIAZZA LA BERGAMINI. SALVINI FA MAN BASSA: MOLTENI (DL SICUREZZA) AL VIMINALE. IV RICICLA BELLANOVA & SCALFA ROTTO. 11 POSTI AI 5S E 6 AL PD. GABRIELLI VA AI SERVIZI. E ZINGARETTI SI DIMETTE
L’algoritmo “Draghi” alle 18.20 di ieri era pronto e aveva partorito, partiti permettendo, i 39 sottosegretari (19 donne, 20 uomini). Ma poi, dopo poco più di mezz’ora, anche le fredde proporzioni e la tabella finale messa in piedi dal sottosegretario a Palazzo Chigi Roberto Garofoli non ha potuto niente di fronte allo scontro dei partiti nella maggioranza: è tutti contro tutti. Nel mirino finisce soprattutto la Lega che, a Cdm ancora in corso, fa filtrare “soddisfazione” per i 9 sottosegretari “dal V imi na le all ’Agricoltura, dall’istruzione alle Infrastrutture”. Stefano Patuanelli non gradisce Gian Marco Centinaio all’agricoltura, Pd e M5S fanno asse contro il ritorno di Nicola Molteni al Viminale – il viceministro che nel 2018 co-firmò con Matteo Salvini i decreti sicurezza – mentre i dem si impuntano anche su Giorgio Mulè di Forza Italia che dovrebbe prendere il posto del Pd Andrea Martella all ’Editoria. Uomo di Berlusconi, Mulè è stato vicedirettore di Panorama alla fine degli anni Novanta, poi per cinque anni a Mediase t e per altri dieci a dirigere il settimanale della famiglia Berlusconi. Troppo vicino all’ex Cavaliere per gestire l’editoria.
Anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini non è soddisfatto: “Il mio è un ministero complesso – prende la parola – ho bisogno di due sottosegretari e non di uno”.
SI ALZANO I TONI, un ministro sibila: “Non c’è accordo su niente”. Il Cdm viene interrotto, si va avanti a trattare. Nel frattempo le chat di Pd (che passa da 16 a 6 sottosegretari) e M5S (da 22 a 11) esplodono: tra i dem non tutte le correnti sono rappresentate, le donne sono state scelte col bilancino del “Cencelli” e la golden share del governo ce l’ha la Lega. Stesso disorso per i 5 Stelle, dilaniati da chi non accetta l’ennesima promozione del dimaiano Giancarlo Cancelleri al Mit e l’esclusione di Stefano Buffagni (“è una porcata” va dicendo). Alla fine la soluzione si trova: dopo un’ora di sospensione, il cdm riprende. C’è l’accordo: il forzista Mulè va alla Difesa (accontentato Guerini) e la delega all’editoria passa al meno divisivo Giuseppe Moles. La Lega invece fa muro: alla fine i giallorosa devono ingoiare i salviniani Centinaio all’agricoltura, Molteni al Viminale e Alessandro Morelli come viceministro insieme a Teresa Bellanova per controllare l’operato di Enrico Giovannini alle Infrastrutture. Alla fine Draghi decide di affidare al capo della Polizia Franco Gabrielli la delega ai servizi segreti mentre si tiene lo Sport in attesa di nominare un nuovo sottosegretario. Torna, con la delega agli Affari Europei, anche il “contiano” Enzo Amendola mentre Draghi premia Bruno Tabacci, che si insedia a Palazzo Chigi con la delega al coordinamento della politica economica.
LA LISTADEI 39 sottosegretari è stato il frutto di un lungo lavoro, di almeno 6 giorni, portato avanti da Garofoli a cui Draghi aveva affidato il dossier. La deadline doveva essere lunedì ma lo scontro tra i partiti aveva bloccato tutto. Prima era stato
La spartizione I calcoli di Chigi danno 11 posti al M5S, 9 alla Lega, 6 a Pd e FI, 2 a Iv e uno a LEU. Gabrielli ai Servizi e un salviniano al Viminale. Dentro pure Tabacci
il M5S a non accettare di passare da 13 a 11 posti dopo la scissione interna, poi il Pd che non accettava i nomi leghisti e aspettava la direzione di oggi per dirimere il nodo delle “quote rosa”. Ma Draghi non poteva aspettare ancora visto che oggi e domani sarà impegnato al Consiglio Ue: da qui l’accelerata facendo slittare il cdm alle 18 e annunciando le nomine. A far arrivare il conto finale a 39 posti (6 viceministri e 33 sottosegretari) è l’algoritmo che si basa sulla proporzione tra il sostegno al governo in base ai voti di fiducia e un punteggio assegnato per i ministeri con o senza portafogli: 11 al M5S (i suoi parlamentari valgono il 28% del sostegno totale al governo), 9 alla Lega (23%), 6 a FI (17%) e Pd (16%), 2 a Iv (5%), 1 a Leu, Centro Democratico, Noi con l’italia e “Azione”.