Mulè, Sisto e la Bergamini: entrano i maggiordomi di B.
RIECCOLI GLI EX GIALLOVERDI E TUTTI I RENZIANI “DISINTERESSATI” ALLE POLTRONE
Il governo “dei migliori” è fatto e finito: la squadra di Mario Draghi può iniziare a lavorare. Come per i ministri, anche le cariche di sottogoverno sono suddivise tra i partiti della maggioranza- m o n st re con rigorose proporzioni da Cencelli: 11 per M5S, 9 per la Lega, 6 per Pd e Forza Italia, 2 per Italia Viva, 1 per LEU.
Gode Silvio Berlusconi: dopo il trittico Brunetta- Gelmini-carfagna è ancora tempo di grandi ritorni e rumorosi festeggiamenti. Alla Giustizia, B. e i suoi piazzano l’av vo c at o Francesco Paolo Sisto, l’uomo che lo difese nel processo sulle escort, che guidò la protesta contro i magistrati al Tribunale dimilano, che si scagliò contro la retroattività della legge Severino votata (da Sisto medesimo) pochi mesi prima. Forza Italia ottiene una poltrona anche per Debora Bergamini (Rapporti con il Parlamento). Un’altra fedelissima, che resterà nei libri di storia per la “struttura Delta”, la rete di collaborazione tra Rai e Mediaset negli anni d’oro del berlusconismo, quando il servizio pubblico e l’oligopolio privato, invece di competere, si mettevano d’accordo sui palinsesti per favorire l’ex presidente del Consiglio. Tra i sottosegretari azzurri ci saranno anche l’ex direttore di Panorama Giorgio Mulè (alla Difesa), il piemontese Gilberto Pichetto Fratin , il braccio destro di Tajani Francesco Battistoni e Giuseppe Moles.
Il Movimento Cinque Stelle in virtù della sua pattuglia parlamentare (in rapida dissoluzione ma ancora la più numerosa nelle due Camere) ottiene 11 poltrone, ma forse il nome che fa più rumore è quello di chi resta a casa: tra i sottosegretari grillini non ci sarà Stefano Buffagni, uno dei “big” di un Movimento in tensione permanente. Sono confermati invece Pierpaolo S il eri( Salute ), Laura Castel
li( Economia ), Alessandra
T od de( Mise ), Giancarlo Cancelleri (Trasporti), Carlo Sibilia (agli Interni già in epoca salviniana). Si aggiungono 5 donne: Rossella Accoto
(Lavoro), Dalila Nesci (Sud), Barbara Floridi a( Istruzio
ne ), Ilaria Fontana( Ambiente) e Anna Macina( Giustizia ).
La Lega alla fine è riuscita a piazzare il sottosegretario su cui ci si è scontrati di più (con tanto di sospensione) in consiglio dei ministri: Nicola Mol
teni, ex braccio destro di Matteo Salvini al Viminale, cofirmatario dei decreti sicurezza. Ora toccherà a Draghi dimostrare ad alleati come Pd e Leu come sia faccia a invocare l’ “unità nazionale” con un profilo di questo tipo agli Interni. Tra i salviniani è confermato – ri
spetto al Conte I – anche Claudio Durigon, che torna sottosegretario al Lavoro. L’ex sindacalista pontino sarà l’agente di Salvini in un ministero “nemico” (guidato dal dem Andrea Orlando) con l’obiettivo di salvare “Quota 100”, l’altra legge simbolo della Lega di governo. A proposito di “migliori”, torna in sella anche Lucia
Borgonzoni: dopo l’inopinata sconfitta in Emilia-romagna e dopo aver garantito che sarebbe rimasta in consiglio regionale a fare opposizione (promessa durata meno di 24 ore dopo le urne), era tornata a Roma in sordina, scomparendo dai radar. Con Draghi invece ritrova la nomina: sarà di nuovo sottosegretaria alla Cultura (può essere utile, al riguardo, ricordare che durante il primo mandato aveva rivendicato di non leggere un libro da tre anni).
Tra i leghisti di ritorno ci sono anche Massimo Bitonci ( Mef ) e Vannia Gava (Ambiente). Le new entries sono Rossano Sasso (altro ex sindacalista Ugl alla Scuola), la senatrice Tiziana Nisini, l’ex forzista Barbara Saltamartini, il pitbull da talk show Alessandro Morelli.
Magia in Italia Viva: ricompaiono Teresa Bellanova e Ivan Scalfarotto. Proprio quelli che avevano fatto cadere Conte, rinunciando alla poltrona per senso di responsabilità ed eroismo istituzionale. Con Elena Bonetti - restituita anche lei allo stesso ministero che guidava prima della crisi, le Pari Opportunità - fanno tre su tre. Niente male.
Nel Pd dovrebbe essersi chiusa la questione femminile: si diceva che le dirigenti dem avrebbero ribaltato il tavolo e rinunciato a ruoli di sottogoverno, dopo l’esclusione dai ministeri. Invece sono entrate in massa: A ssuntela Messina, Marina Sereni, Simona Malpezzi, Anna Ascani, Alessandra Sartore. Unico uomo (in quota tecnica) l’ex ministro Enzo Amendola, che torna alle Politiche comunitarie. Liberi e Uguali, infine, conferma Maria Cecilia
Guerra al Mef.