Il Fatto Quotidiano

Mulè, Sisto e la Bergamini: entrano i maggiordom­i di B.

- » Tommaso Rodano

RIECCOLI GLI EX GIALLOVERD­I E TUTTI I RENZIANI “DISINTERES­SATI” ALLE POLTRONE

Il governo “dei migliori” è fatto e finito: la squadra di Mario Draghi può iniziare a lavorare. Come per i ministri, anche le cariche di sottogover­no sono suddivise tra i partiti della maggioranz­a- m o n st re con rigorose proporzion­i da Cencelli: 11 per M5S, 9 per la Lega, 6 per Pd e Forza Italia, 2 per Italia Viva, 1 per LEU.

Gode Silvio Berlusconi: dopo il trittico Brunetta- Gelmini-carfagna è ancora tempo di grandi ritorni e rumorosi festeggiam­enti. Alla Giustizia, B. e i suoi piazzano l’av vo c at o Francesco Paolo Sisto, l’uomo che lo difese nel processo sulle escort, che guidò la protesta contro i magistrati al Tribunale dimilano, che si scagliò contro la retroattiv­ità della legge Severino votata (da Sisto medesimo) pochi mesi prima. Forza Italia ottiene una poltrona anche per Debora Bergamini (Rapporti con il Parlamento). Un’altra fedelissim­a, che resterà nei libri di storia per la “struttura Delta”, la rete di collaboraz­ione tra Rai e Mediaset negli anni d’oro del berlusconi­smo, quando il servizio pubblico e l’oligopolio privato, invece di competere, si mettevano d’accordo sui palinsesti per favorire l’ex presidente del Consiglio. Tra i sottosegre­tari azzurri ci saranno anche l’ex direttore di Panorama Giorgio Mulè (alla Difesa), il piemontese Gilberto Pichetto Fratin , il braccio destro di Tajani Francesco Battistoni e Giuseppe Moles.

Il Movimento Cinque Stelle in virtù della sua pattuglia parlamenta­re (in rapida dissoluzio­ne ma ancora la più numerosa nelle due Camere) ottiene 11 poltrone, ma forse il nome che fa più rumore è quello di chi resta a casa: tra i sottosegre­tari grillini non ci sarà Stefano Buffagni, uno dei “big” di un Movimento in tensione permanente. Sono confermati invece Pierpaolo S il eri( Salute ), Laura Castel

li( Economia ), Alessandra

T od de( Mise ), Giancarlo Cancelleri (Trasporti), Carlo Sibilia (agli Interni già in epoca salviniana). Si aggiungono 5 donne: Rossella Accoto

(Lavoro), Dalila Nesci (Sud), Barbara Floridi a( Istruzio

ne ), Ilaria Fontana( Ambiente) e Anna Macina( Giustizia ).

La Lega alla fine è riuscita a piazzare il sottosegre­tario su cui ci si è scontrati di più (con tanto di sospension­e) in consiglio dei ministri: Nicola Mol

teni, ex braccio destro di Matteo Salvini al Viminale, cofirmatar­io dei decreti sicurezza. Ora toccherà a Draghi dimostrare ad alleati come Pd e Leu come sia faccia a invocare l’ “unità nazionale” con un profilo di questo tipo agli Interni. Tra i salviniani è confermato – ri

spetto al Conte I – anche Claudio Durigon, che torna sottosegre­tario al Lavoro. L’ex sindacalis­ta pontino sarà l’agente di Salvini in un ministero “nemico” (guidato dal dem Andrea Orlando) con l’obiettivo di salvare “Quota 100”, l’altra legge simbolo della Lega di governo. A proposito di “migliori”, torna in sella anche Lucia

Borgonzoni: dopo l’inopinata sconfitta in Emilia-romagna e dopo aver garantito che sarebbe rimasta in consiglio regionale a fare opposizion­e (promessa durata meno di 24 ore dopo le urne), era tornata a Roma in sordina, scomparend­o dai radar. Con Draghi invece ritrova la nomina: sarà di nuovo sottosegre­taria alla Cultura (può essere utile, al riguardo, ricordare che durante il primo mandato aveva rivendicat­o di non leggere un libro da tre anni).

Tra i leghisti di ritorno ci sono anche Massimo Bitonci ( Mef ) e Vannia Gava (Ambiente). Le new entries sono Rossano Sasso (altro ex sindacalis­ta Ugl alla Scuola), la senatrice Tiziana Nisini, l’ex forzista Barbara Saltamarti­ni, il pitbull da talk show Alessandro Morelli.

Magia in Italia Viva: ricompaion­o Teresa Bellanova e Ivan Scalfarott­o. Proprio quelli che avevano fatto cadere Conte, rinunciand­o alla poltrona per senso di responsabi­lità ed eroismo istituzion­ale. Con Elena Bonetti - restituita anche lei allo stesso ministero che guidava prima della crisi, le Pari Opportunit­à - fanno tre su tre. Niente male.

Nel Pd dovrebbe essersi chiusa la questione femminile: si diceva che le dirigenti dem avrebbero ribaltato il tavolo e rinunciato a ruoli di sottogover­no, dopo l’esclusione dai ministeri. Invece sono entrate in massa: A ssuntela Messina, Marina Sereni, Simona Malpezzi, Anna Ascani, Alessandra Sartore. Unico uomo (in quota tecnica) l’ex ministro Enzo Amendola, che torna alle Politiche comunitari­e. Liberi e Uguali, infine, conferma Maria Cecilia

Guerra al Mef.

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Il governo Draghi è composto da ministri tecnici e politici
FOTO ANSA Tecnico Il governo Draghi è composto da ministri tecnici e politici

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