Allarme femminicidi La strada da fare è ancora tanta, insieme
CARA TRUZZI, sono un “maschio” e, alla sua domanda riguardo a dove siamo, cosa facciamo, quando accadono femminicidi, le dico che il nostro fronte è un altro. Il nostro ruolo, o almeno quello che ritengo debba essere il mio, quel che faccio quotidianamente per cambiare la situazione, è dimostrare tutte le volte che ne ho occasione di essere un buon uomo (...) .Non so se siamo la maggioranza, lo spero, ma siamo dalla vostra parte, un passo dietro di voi e in silenzio. Se poi ritiene che per stare al vostro fianco dobbiamo scendere in piazza con voi, saremo felici di farlo, ma penso sia meglio per noi rimanere a casa, per farvi trovare qualcuno ad accogliervi al ritorno dalle vostre battaglie: la nostra missione è rendere tra gli uomini queste cose normali, e quegli orrori sempre più riprovevoli.
GIOVANNI
IN MERITO all’articolo di Silvia Truzzi sull’uccisione della signora Clara, penso che la lotta dei cittadini debba essere mirata a ottenere semplicemente che lo Stato funzioni. In questo caso lo Stato ha fallito, non è riuscito a dissuadere l’assassino dall’avvicinarsi perché è lento e non credibile. Molto spesso i cittadini sono costretti a sopportare violenze e soprusi senza poter reagire legalmente, subendo o soccombendo.
ALFONSO
ABBIAMO SCELTO due delle molte lettere che sono arrivate in redazione sul tema dei femminicidi. Ed è bello che a rispondere siano stati tanti uomini: grazie di cuore, l’intenzione del pezzo era proprio far capire che questa battaglia non ha barriere né colore politico né sesso, ma è di tutti. Per questo c’è bisogno che tutti la avvertano come un’emergenza. Quanto al “dove” stare, l’immagine di una piazza trasversale sarebbe un messaggio potente (oltre che giusto). Si tratta di affermare – e dimostrare – che non è una battaglia delle vittime. Per questo ho scritto quello che non era affatto un atto d’accusa, ma una richiesta di aiuto nel nome di una causa comune. Quanto invece allo Stato: è vero, spesso è negligente, anche se negli ultimi anni la legislazione, l’azione delle forze dell’ordine e l’attenzione dei media hanno fatto passi avanti. Sul fronte dell’educazione al rispetto delle donne (e della loro autonomia) però molta strada è ancora da percorrere. Insieme.
SILVIA TRUZZI