5Stelle, rivolta degli esclusi e un altro addio al Senato
“Questa non è più casa mia”. Le parole con cui il senatore Emanuele Dessì abbandona il Movimento 5 Stelle sono le stesse che in queste ore girano per la mente di parecchi parlamentari grillini, agitati da un governo che li convince sempre meno – soprattutto dopo le nomine dei sottosegretari – e da una gestione del dissenso interno che non ha esitato a cacciare militanti storici, risorse preziose trattate al pari di pericolosi eretici.
E allora aumentano i mal di pancia e con essi gli addii, non più soltanto quelli ordinati dall’alto verso chi ha votato contro la fiducia al governo Draghi - in queste ore i vertici stanno verificando pure le “giustificazioni” degli assenti - , ma anche quelli spontanei, magari verso i nuovi gruppi di ex grillini nati alla Camera e al Senato. Come nel caso di Dessì, che ieri ha formalizzato il passaggio ad Alternativa c’è: “Ho sperato fino a ieri che qualcosa potesse cambiare, inutilmente. Non sono mai stato d’accordo nel dare la fiducia a questo governo ma ho voluto, con l’assenza il giorno del voto, dare un’ulteriore possibilità di ripensamento, soprattutto a me stesso”. Nulla da fare, invece, neanche dopo le ultime nomine di Mario Draghi, poco apprezzate anche perché avrebbero tutelato solo l’ala vicina a Luigi Di Maio: “Questa non è più casa mia. Esco dal M5S con un’enorme tristezza nel cuore, ma anche con tanta rabbia”.
E c’è da credergli, se anche un big come Stefano Buffagni, appena escluso dal sottogoverno, ammette che qualcosa s’è rotto. Lo fa a modo suo, negando di voler lasciare il Movimento ma non risparmiando un siluro ai vertici: “Dopo questi mesi di gestione disastrosa del M5S, dobbiamo lavorare per risollevarlo, per non distruggere un sogno che condividiamo da anni”. Serve, allora, una fase nuova: “Non è il momento di dividerci. Auspico che Giuseppe Conte sia con noi in una evoluzione del Movimento, è il momento di fare un passo avanti, di rinnovare. Togliamo quelli che hanno sbagliato”.
QUALCUNO, però, potrebbe avere le valigie pronte. Emilio Carelli, che ha lasciato il M5S per fondare il gruppo La Casa Popolare, parla di “decine di interlocuzioni in corso”. Tra cui quella con l’onorevole Roberto Cataldi, che però giura fedeltà al M5S: “Il mio addio è un’ipotesi basata sul fatto che Carelli cerca persone che abbiano competenze e probabilmente è stata ipotizzata una mia uscita dal Movimento, ma io resto nel gruppo”.
Meno diplomatico è Giorgio Trizzino, anche lui escluso dalle nomine di governo: “Smentisco di aver deciso di lasciare il M5S, anche se, come è noto, vivo un disagio rispetto alla fase in cui si trova il Movimento e alla nomina della squadra dei sottosegretari. Mi riservo di valutare nei prossimi giorni”. Non certo una secca smentita, come quella che invece ha dato ieri l’ex ministro Vincenzo Spadafora, inserito tra i potenziali partenti: “Ormai molti giornali scrivono la qualunque, ma questa vorrei proprio sapere dove l’hanno presa”.
Sottosegretari Buffagni parla di una “gestione disastrosa”, Dessì lascia, Bugani contro Di Maio: “Costola di Berlusconi”
CHI INVECE
parla ormai da ex del Movimento è Max Bugani, fedelissimo di Davide Casaleggio e capostaff di Virginia Raggi. Ieri non ha per nulla gradito l’intervista di Luigi Di M aio a Repubblica, soprattutto nel passaggio in cui l’ex capo politico definisce “moderato e liberale” il M5S, e così ha pubblicato su Facebook parte della pagina Wikipedia di Forza Italia, lì descritta proprio come “moderata-liberale”: “Quindici anni di battaglie per diventare una costola di Berlusconi? Un trionfo – ha scritto Bugani –, Gianroberto Casaleggio in piazza ci fece scandire il nome di Berlinguer, non quello di De Mita”. Sullo stesso tema, non a caso, arriva pure la sponda dell’espulso Nicola Morra: “Sono moderato forse nelle parole, ma deciso, rivoluzionario, determinato negli obiettivi. Chi, oggi, dopo aver promesso la rivoluzione, annuncia propositi ben diversi, dimostra di cosa sia capace il potere”.