Il Fatto Quotidiano

Grillo striglia Crimi: “Porta subito la lista” Ma cresce la fronda dei pentiti di Draghi

- » Paola Zanca

Ancora una volta, è arrivato lui, Beppe Grillo a rimettere in riga i “ragazzi” che ancora non hanno capito che hanno detto sì a Mario Draghi. Ed è un sì che non prevede d ik ta t, non ammette veti, non contempla rivendicaz­ioni: “Vito, porta quella lista”. Così, da Genova è arrivata la telefonata che ha sbloccato la trattativa sui sottosegre­tari. Perché, invano, l’ex reggente e i capigruppo avevano tentato di avviare una interlocuz­ione con il presidente del Consiglio, che invece ha lasciato tutta la partita nelle mani del sottosegre­tario alla Presidenza, Roberto Garofoli, con cui certo non scorre buon sangue. E infatti da lui, i grillini, non avevano ottenuto le garanzie che chiedevano, ovvero tener fuori dall’editoria e dalla Giustizia berlusconi­ani doc come quelli appena nominati. Ma pure non piazzare come sottosegre­tario un ex ministro (è il caso del leghista Centinaio all’agricoltur­a, che sarà la croce di Stefano Patuanelli).

Per questo, oltre che per la complicata composizio­ne delle correnti, la lista non arrivava. Solo che non avevano tenuto conto del filo diretto che lega Grillo al nuovo premier: Draghi lo ha chiamato e Grillo non ha perso tempo, intimando a Crimi di consegnare l’elenco dei desiderata 5 Stelle.

Come noto, non è finita benissimo. E a parte la riconferma dei dimaiani di stretta osservanza (Castelli, Cancelleri, Sibilia, Di Stefano, la new entry Floridia), la valutazion­e complessiv­a sui nuovi sottosegre­tari non accontenta praticamen­te nessuno. E la sensazione che questo governo finirà per “mortificar­e” il Movimento è ormai diffusa anche tra chi al governo ci sta. “È stata una trattativa fatta a perdere”, ammettono. E qualcuno ragiona pure su quale “incidente” possa segnare la fine anticipata di quello che si preannunci­a un mezzo supplizio. Certo non è la linea tracciata ieri da Luigi Di Maio nell’intervista a Repubblica­in cui colloca definitiva­mente il Movimento tra le forze “moderate e liberali”. Una cornice che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rafforzare il nascituro ruolo di Giuseppe Conte (anche l’ex premier, ricordano, fece riferiment­o alle forze “liberali” nel discorso al Senato in cui tentò la conquista dei Responsabi­li). Sta di fatto che l’intervista ieri ha fatto infuriare i gruppi parlamenta­ri, già provati dalla rissa sui sottosegre­tari. “Si è spiegato male”, dicono gli ultimi benevoli. Per rasserenar­e gli animi, si parla di un vertice in programma nella villa al mare di Grillo, a Marina di Bibbona, forse già questa domenica. Bisogna decidere sulla nuova lea

dership , sul futuro dei Cinque Stelle, sul rapporto con Casaleggio (“Rousseau si è rivelato una zavorra”, ha detto ieri un altro dimaiano, Sergio Battelli). E bisogna fare in fretta, “prima che Beppe si eclissi un’altra volta – immaginano – e ci lasci da soli in mezzo ai guai”.

PAURE “BEPPE SPARIRÀ, RIMARREMO SOLI NEI GUAI”

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