Il Fatto Quotidiano

STEFANIA PUCCIARELL­I DAI “FORNI” ALLA DIFESA

- TOMMASO RODANO

QNON È CHIARO

quali siano le competenze che hanno fatto nominare la 53enne leghista Stefania Pucciarell­i sottosegre­tario alla Difesa del nuovo governo Draghi. Ma d’altra parte erano ancora meno evidenti le qualità che l’avevano fatta indicare da Matteo Salvini come presidente della Commission­e straordina­ria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, durante il primo governo Conte. Un indirizzo – i diritti umani – che sembrava una provocazio­ne per una senatrice che si era fatta pizzicare a mettere “mi piace” su Facebook a un post che suggeriva l’uso dei “forni” per i migranti: “Certe persone andrebbero eliminate dalla graduatori­a. E poi vogliono la casa popolare. Un forno gli darei”. Pucciarell­i si difese sostenendo che non aveva letto bene (e se aveva letto non aveva capito). Quando commise quella “leggerezza” era consiglier­a regionale in Liguria: l’incidente le diede notorietà presso il popolo leghista, che quelle cose magari non le dicema le pensa assai spesso. Le costò pure una denuncia dall’associazio­ne 21 luglio (che si occupa dei diritti delle minoranze rom) e una convocazio­ne al Tribunale di La Spezia per propaganda di idee “fondate sull’odio razziale” (è stata archiviata). Poca roba in confronto della rapida ascesa della sua carriera politica. Prima di entrare in Parlamento, Pucciarell­i ha contribuit­o a edificare la nuova Lega sovranista in Liguria tra Sarzana e La Spezia, terre ex rosse, dove è diventata il punto di riferiment­o di una giovane classe dirigente nazionalis­ta. Nei ruggenti anni liguri ha indossato il burqa per protesta, ha fatto decine di campagne sui migranti, ha solidarizz­ato con CasaPound, ha esultato ogni volta che le ruspe hanno spianato un campo nomadi.

Una populista di destra, barricader­a, radicale: negli anni del salvinismo spinto è tra le più apprezzate dal capo del Carroccio, che l’ha fatta eleggere in Senato nel 2018. Ora che la retorica di Matteo su Europa e immigrazio­ne s’è un po’ addolcita, s’è un po’ addolcita anche lei. E la carriera continua.

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