Il Fatto Quotidiano

“Giovani, pochi ed esposti”: noi diplomatic­i, quanti problemi

- USKI AUDINO

“L’episodio è purtroppo la tragica conferma del livello di pericolo al quale sono esposti i servitori dello Stato all’estero”: così il sindacato nazionale dei dipendenti del ministero degli Esteri ha espresso il suo cordoglio a poche ore dalla morte dell’ ambasciato­re in Congo, Luca Attanasio. Parole che suonano come un’accusa indiretta. A quale pericolo si riferisce il documento? I diplomatic­i si esprimono poco e a mezza bocca. Ma non è una novità chela vita dell’ ambasciato­re oggi sia lontana dai gloriosi fasti delle pubblicità deiFerr ero- rocher degli anni 80. Ai primi incarichi nelle sedi più disagiate si mandano spesso funzionari freschi di nomina. Anche i viaggi da e per l’italia verso sedi lontane sono un lusso pagato spesso di tasca propria. I tagli più importanti al dicastero sono cominciati con la spending review del 2012, con il ministro Giulio Terzi che varò un bilancio da 213 milioni in meno rispetto al 2011. In un’intervista del 2013 l’allora premier Enrico Letta riconoscev­a che la Farnesina era stata tra i dicasteri più penalizzat­i dalla logica “perversa, senza intelligen­za, dei tagli lineari ereditati dal passato”. Ma dopo 5 mesi, l’allora neo ministra degli Esteri, Federica Mogherini, annunciava nuovi tagli: 108 milioni in meno nel triennio 2014-2016. Dove si taglia? Ristruttur­ando la rete diplomatic­o-consolare. Oggi le sedi estere sono 301, a fronte delle 386 tedesche e 366 francesi. Ma se diamo un’occhiata all’organico, il personale tedesco è quasi il doppio di quello italiano, idemper i francesi. Tante sedi, poco abitate.

TAGLI MONTI DIMINUÌ DI 213 MILIONI LA SPESA. LETTA DI ALTRI 108

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