Mr. Suzuki lascia il volante, dopo 50 anni vissuti vorticosamente
Osamu Suzuki è una figura quasi mitologica nel mondo dell’auto. La sua decisione di andare in pensione alla veneranda età di 91 anni non è un semplice retirement , bensì la fine di una storia di quasi mezzo secolo da protagonista in Suzuki (che giusto nel 2020 ha compiuto 100 anni), dove ha fatto l’amministratore delegato, il presidente e quindi il chairman nel consiglio d’amministrazione.
È IL REGISTA dell ’accreditamento a livello mondiale di uno dei più antichi marchi automobilistici giapponesi, dell’espansione vorticosa in India dove insieme a Maruti è diventato il primo costruttore. Delle alleanze poco fortunate con i tedeschi di Volkswagen e gli americani di General Motors, nonché di quella più proficua con i conterranei di Toyota, con cui Suzuki sta lavorando su powertrain a basso impatto ambientale e sulla nuova frontiera della guida autonoma. Lottando nondimeno come un leone per centrare gli obiettivi dell'azienda nonostante i tempi di pandemia.
Uomo dalla disciplina ferrea ma dal carattere gioviale, pare abbia risposto così a chi gli chiedeva se la decisione di ritirarsi a vita privata fosse dovuta a motivi di salute: “non mi preoccupa la mia salute, nell'ultimo anno ho giocato a golf ben 47 volte”.
Sarà per questo che ciò che lo attende in realtà è una pensione a mezzo servizio: continuerà infatti a sedere nel consiglio di amministrazione Suzuki, da consulente.
Difficile rinunciare a uno così, anche a 91 anni.