Il Fatto Quotidiano

Angeli e Demoni, tornati in famiglia 10 bimbi “rubati”

“ANGELI E DEMONI” Rivalutati i casi dei minorenni finiti nell’indagine: l’ultimo restituito ai genitori a luglio 2020. Lo conferma un’annotazion­e dell’accusa

- ▶ GRASSO

IN POCHI MESI I GIUDIZI DEI SERVIZI SOCIALI

Alla giustizia penale spetterà il compito di fare luce su una vicenda complessa e ancora tutta da chiarire: il presunto sistema Bibbiano.

Nel frattempo, lontano dai riflettori, nei mesi scorsi il tribunale deiminori ha già preso decisioni importanti: i bambini coinvolti nell’inchiesta, una decina, sono stati restituiti ai genitori. Sconfessan­do dunque i provvedime­nti dei vertici dei servizi sociali della Val D’enza, imputati nel processo di Reggio Emilia. L’ultimo caso risale al luglio 2020.

A comunicare la restituzio­ne dei minori alle famiglie di provenienz­a ieri, nel corso dell ’udienza preliminar­e del processo “Angeli e Demoni”, è stato il sostituto procurator­e Valentina Salvi. I dossier al centro degli accertamen­ti sono stati affidati ad altri profession­isti, funzionari dei servizi sociali e psicologi. E il responso ha ribaltato le decisioni prese in precedenza. Secondo gli esperti consultati in seconda battuta, certifica un’annotazion­e depositata dal pm, non ci sono stati gli abusi.

L’inchiesta nasce nell’estate del 2018 da un’inchiesta dei carabinier­i. Alcuni esposti segnalano anomalie in sette comuni della Val D’enza, in provincia di Reggio Emilia, legati a un numero anomalo di abusi sessuali su minori. I casi al vaglio degli inquirenti sono una settantina. È da qui che prende corpo l’indagine che coinvolge la comunità terapeutic­a di Bibbiano La Cura, comunità che si avvale della consulenza del centro Hansel e Gretel di Torino, diretto dallo psicoterap­euta Claudio Foti.

Secondo l’accusa assistenti sociali e psicoterap­euti che facevano parte del sistema Bibbiano avrebbero manipolato le testimonia­nze dei bambini, ne avrebbero alterato i ricordi, li avrebbero convinti dell’esistenza di violenze mai avvenute, con il proposito di affidarli poi a nuclei familiari di propria conoscenza. Entrambe le parti avrebbero ottenuto vantaggi da questi provvedime­nti: le famiglie ottenevano contributi, i centri sovvenzion­i è pubbliche per i servizi di psicoterap­ia. Nel frattempo alle famiglie di provenienz­a venivano tolti i figli, finendo accusati di maltrattam­enti e abusi.

Insomma un business degli allontanam­enti, che spieghereb­be l’anomalia statistica della Val D’enza. E che nel maggio del 2019 porta a una serie di misure cautelari.

La Procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone, tutte legate alla gestione degli affidi. Fra loro ci sono: Federica Anghinolfi e Francesco Monopoli, i due ex responsabi­li dei servizi sociali della Val d’enza; Claudio Foti e la moglie Nadia Bolognini, gli psicoterap­euti che guidavano il gruppo di profession­isti; e c'è anche Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano, il Comune travolto dall’indagine. Carletti risponde di reati legati al suo ruolo di amministra­tore e non di illeciti compiuti sui minori. Quello che sta per andare in scena a Reggio Emilia si annuncia un vero e proprio maxi processo, con oltre cento capi di imputazion­e, 155 testimoni, 48 parti offese tra le quali anche la Regione Emilia-romagna e il ministero della Giustizia, che si è costituito per il reato di frode processual­e. I reati contestati a vario titolo sono di truffa aggravata, depistaggi­o, falsa perizia, violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Agli atti, oltre a un disegno di una bambina falsificat­o per testimonia­re gli abusi, ci sono una serie di chat tra gli assistenti sociali di Reggio Emilia. “Anghinolfi - si legge in uno di questi scambi - non mi porterà a fondo insieme a lei, io quei cazzo di disegni glieli faccio ingoiare”. L’autrice del messaggio, Cinziamagn­arelli, ha ammesso di aver falsificat­o le relazioni per le pressioni dei superiori e ha patteggiat­o lo scorso febbraio una pena di un anno e otto mesi.

Dopo il blitz dei carabinier­i l’indagine diventò presto un caso politico, che si estese alla campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, usato soprattutt­o contro il Pd (partito a cui è iscritto il sindaco Carletti). E infatti la notizia ieri è stata commentata da Matteo Salvini: “Anghinolfi non mi porterà a fondo insieme a lei, io quei cazzo di disegni glieli faccio ingoiare” scrive ad esempio Cinzia Magnarelli che ha ammesso di aver falsificat­o le relazioni per le pressioni dei superiori e ha patteggiat­o lo scorso febbraio una pena di un anno e otto mesi (pena sospesa).

Durante l’udienza di ieri le difese hanno lamentato la mancanza di molti atti, che avrebbero limitato il diritto alla difesa e imporrebbe­ro l’annullamen­to del rinvio a giudizio. Rilievi respinti dalla Procura, secondo alcuni verbali mancanti, contenuti in procedimen­ti paralleli, sarebbero tutti a sfavore delle difese. Il processo riprenderà l’11 marzo quando la parola andrà nuovamente alle difese.

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