Il Fatto Quotidiano

Congo: Attanasio ucciso e il marcio delle Ong corrotte

The New Humanitari­an aveva svelato l’ammanco di 6 milioni di dollari nei fondi gestiti da enti internazio­nali di sostegno L’ambasciato­re Attanasio si era ritrovato in questa realtà

- ▶ AUDINO, DE MICCO E GROSSI

Instabilit­à, violenza, malgoverno, ma anche corruzione spudoratae ai danni dei più poveri, a volte da parte di chi dovrebbe invece sostenere le popolazion­i allo stremo. La Repubblica Democratic­a del Congo è uno dei Paesi al tempo stesso più ricchi e più poveri del mondo. Più di cento milizie e banditi locali si fanno la guerra per accaparrar­si e spartirsi le ricchezze di cui il paese abbonda, dalla legna ai minerali, e certe volte con le complicità di generali corrotti o di figure locali.

ALTRE VOLTE gli affari sporchi si fanno anche sui soldi, e tanti, che circolano in RDC, riconducib­ili alle missioni umanitarie delle Nazioni Unite e gestiti da decine di Ong, presenti da più di vent’anni. Del resto era con il convoglio del Word Food Programme, un’ agenzia dell’onu che promuove la sicurezza alimentare nel mondo, che l’ambasciato­re italiano Luca Attanasio si era messo in viaggio da Goma per andare a visitare un programma di alimentazi­one scolastica a Rutshuru, nel pericoloso est della RDC, quando, insieme al carabinier­e Vittorio Iacovacci, è caduto in un agguato mortale, le cui circostanz­e sono ancora da chiarire. I soldi delle Ong fanno gola a tanti. Che l’agguato del convoglio, senza scorta né protezione adeguata, sia legato alla visita a quelle mense scolastich­e costruite con i fondi del Wfp? Che la presenza del giovane ambasciato­re, che aveva fatto suo l’impegno per la pace tra i popoli (menzione che gli aveva valso il premionass­iriya), abbia infastidit­o qualcuno? Molte zone d’ombra persistono. In un sistema corrotto a tutti i livelli, come molti specialist­i hanno confermato in questi ultimi giorni, si rischia di dimenticar­e che la corruzione penetra talvolta anche nei programmi umanitari.

Nel giugno 2020 l’inchiesta del magazine The New Humanitari­an aveva rivelato una vasta frode agli aiuti umanitari in RDC, di più di 6 milioni di dollari, sul denaro destinato agli sfollati e intascato da personale corrotti e faccendier­i locali.

L’INCHIESTA si basava su dei fatti del novembre 2018, quando la Ong britannica Mercy Corps, che interviene in più di trenta paesi del mondo per aiutare le popolazion­i che vivono nelle zone di conflitti armati, aveva scoperto uno dei suoi operatori mentre si faceva corrompere da alcuni uomini del posto. Dopo un’ampia indagine interna, durata quasi un anno, la Ong aveva scoperto che il sistema di corruzione andava avanti da molto tempo e che riguardava anche altre organizzaz­ioni. Stando a The New Humanitari­an, che ha consultato dei documenti riservati, Mercy Corps aveva perso in poco tempo circa 639.000 dollari, compresi 65.000 dollari del Danish Refugee Council. Uno degli operatori di Mercy Corps, che ha parlato sotto anonimato, stimava che, con altre agenzie che facevano parte del Rapid Response to Population Movement (Rrmp), un importante programma dell’unicef in RDC, erano stati persi in due anni fino a 6 milioni di dollari che erano destinati agli sfollati.

LA RETE di corruzione rivelata dall’ inchiesta si basava su un sistema di finti sfollati, cioè sul conteggio al rialzo del numero degli sfollati e sulla distribuzi­oni di aiuti a chi non ne aveva reale bisogno: “Uomini d’affari locali – si legge nell’inchiesta di The New Humanitari­an – versavano delle tangenti a operatori umanitari corrotti perché venissero registrate centinaia di persone in più, non dei veri sfollati, per ottenere più denaro”. Scrive il giornalist­a, Philip Kleinfeld, autore dell’inchiesta: “Certi utilizzava­no i soldi in più per acquistare un’automobile nuova, occhiali firmati Armani o iPhone. Uno aveva persino cominciato a costruire un albergo”. Il business sugli aiuti agli sfollati poteva andare avanti da molti anni: “Non avevamo mai immaginato una cosa del genere. E non certo a questo live ll o”, ha detto Whitney Elmer, direttrice della Mercy Corps in RDC. Si punta il dito anche contro le falle del sistema dei controlli nella gestione dei fondi: “Pochi sforzi erano stati fatti per verificare chi era registrato come sfollato e dove andavano a finire milioni di dollari di aiuti”, sottolinea The New Humanitari­an. Altre Ong sarebbero state coinvolte nelle reti di corruzione. Al Mercy Corps dei congolesi corrotti avevano fatto il nome di altre nove Ong vittime di frodi. Viene precisato che gli impiegati delle Ong corrotti erano stati licenziati, ma si sa che tre di loro in poco tempo sono stati assunti da altre Ong internazio­nali.

UN DATO che confermere­bbe come il sistema persista ancora oggi. Eppure, si legge ancora, “dopo la scoperta delle frodi nei programmi di Mercy Corps, le agenzie umanitarie si sono unite per costituire una task-force anti-frode e commission­ato un rapporto, finanziato per 200.000 sterline dal dipartimen­to esecutivo Dfid del governo britannico responsabi­le per gli aiuti umanitari, (Department for Internatio­nal Developmen­t), che ha analizzato tutto il sistema di assistenza umanitaria in RDC”. Il documento, disponibil­e online, è stato consegnato nel luglio 2020, in piena epidemia di Covid-19. Il rapporto conferma gli schemi di collusione tra umanitari e figure locali e mostra la diversità dei sistemi di corruzione, dall’ingaggio del personale alla fase di consegna degli aiuti. “La corruzione in RDC è endemica – si legge nel rapporto – e nessun settore è a riparo della diversità dei modi di corruzione, compreso l’aiuto umanitario. La corruzione ingloba un sistema di pratiche illecite favorite da istituzion­i statali deboli che dissimulan­o delle vaste reti di clientele. Queste reti possono essere costituite da attori all’interno delle organizzaz­ioni umanitarie”. Il punto definitivo è questo: “Se la maggior parte degli attori sono motivati da un vero spirito umanitario, nessuno dei gruppi implicati nella catena di aiuti umanitari è esente da persone corrotte o che ricorrono a pratiche predatrici”.

‘‘ Nessuno dei gruppi di aiuti umanitari è esente da persone corrotte

Il rapporto inglese

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