“Riaccendiamo la musica, mica fiorisce sui prati”
Cristiano Godano Il leader dei Marlene Kuntz è tra i protagonisti domani dell’“ultimo concerto?”
L’evento farà rumore. Ma a modo suo. “Sarà un messaggio duro e preciso”, suggerisce cripticamente Cristiano Godano. I suoi Marlene Kuntz sono fra gli oltre 130 performer disseminati in altrettanti club sparsi lungo la penisola che domani sera parteciperanno allo streaming gratuito de L’ultimo concerto?. Dietro quel punto interrogativo si intuisce più un happening situazionista che un Live Aid all’ italiana. Se ricalcassero l’idea dei loro colleghi spagnoli, assisteremmo a esibizioni choc dei vari Diodato, Subsonica, Agnelli & D’erasmo, Lacuna Coil, Lo Stato Sociale, Brunori Sas, Anastasio, 99 Posse, Colapesce e Dimartino, Pinguini Tattici Nucleari, Zen Circus, Sud Sound System, Renzorubino e via elencando: tutti immersi nell’enigma dei palchi, a celebrare la morte della musica. A meno che Franceschini non trovi la quadra. Godano, che combinerete?
Lo vedrete. L’estate scorsa con i Marlene abbiamo intrapreso un breve tour intitolato Andrà tutto bene?. Anche quella era una domanda. Ironica. Risposte non ne arrivano. O forse sì? Ha sentito le novità dal governo?
Lo capiremo tra un mese. Intanto i luoghi dove suonare chiudono. La pandemia ci ha costretti a rinunciare ai live, e con i dischi non si guadagna più un euro. Le piattaforme? Un ladrocinio. Non esistono solo le star facoltose, Vasco, la Pausini o Liga che se stanno fermi anni non hanno problemi. Quando l’incubo sarà finito, avremo centinaia di artisti meno tutelati che scalpiteranno per fare concerti, ma non sapranno dove. Ci sarà la fila per esibirsi nei pochi club attivi, sperando che anche i promoter ce la facciano.
Per la politica siete quelli che fanno divertire. Però forse a fine marzo cinema e teatri riaprono... I politici hanno dato voce al luogo comune. Vanno negli stadi ad applaudire i big senza chiedersi di quanto lavoro vi sia dietro gli spettacoli. I palchi non fioriscono spontaneamente sui prati.
Nel frattempo la filiera musicale ha perso un miliardo di euro di indotto. Non siamo i soli: vedi il turismo, la ristorazione. Ma la cultura ha salvato l’equilibrio psichico di milioni di persone chiuse in casa. Ce l’abbiamo fatta anche grazie alle canzoni, le serie, i film. È già iniziata l’era dei concerti solo via streaming?
I Marlene Kuntz non potrebbero mai produrre uno show virtuale faraonico come quello di Dua Lipa. Noi siamo nel sottobosco dei live artigianali, vecchio stile, mentre il mercato discografico ha abdicato in favore dei 15 secondi di Tik Tok o dei post su Instagram. Quelli come noi sono sostenuti solo da un pubblico che ci segue per inerzia, e che non possiamo spremere con biglietti salati per una serata sul web.
Smettere è un’opzione?
A 54 anni continua a piacermi fare musica, ma non posso resistere in modo eroico campando d’aria. Cambiare vita? Sul palco mi sento potente, è consustanziale in me pensare pezzi nuovi o svegliarmi in albergo nel mezzo di un tour.
Ha scritto molto sotto lockdown?
Solo in quest’ultimo mese mi sono scrollato di dosso la sensazione di inutilità. Compongo, e ho proposto al gruppo di cambiare strategia. Nei Marlene sono ingombrante, così ho fat
‘‘ La politica? Non so, ma intanto artisti e club soffrono: lo streaming è un furto
to un passo di lato e chiesto loro di andare avanti con la creatività. Io li seguo. Quest’anno vi eravate ricandidati per Sanremo. Amadeus non vi ha scelti. Come sarebbe stato cantare nell’ariston vuoto? Abbiamo partecipato a un Primo maggio tv senza pubblico e non mi sentivo smarrito. L’ariston? Fosse stato gremito, tutti i musicisti esclusi avrebbero dovuto intraprendere una class action per far riaprire ogni spazio.
A Sanremo andaste nel 2012.
Era ed è l’unico spazio tv per arrivare a milioni di persone. I Late Show americani ospitano pure le band indie. Da Fazio non vedi quasi nessuno. Al Festival non ce ne fregava un cazzo della cagnara. Ovviamente fummo subito eliminati.
Ma faceste epoca per aver ospitato Patti Smith in Impressioni di settembre.
Qualcuno commentò: “Chi si crede di essere questo che prende per mano Patti?”. Ma era stata lei, prima di scendere la scalinata, a chiedermelo. Mi disse: “Per favore sorreggimi, ci vedo poco”.
Nel suo recente album solista Mi ero perso il cuore c’è la struggente ballata Padre
e figlio. Negli ultimi frame del video compare Enrico Godano, 22 anni.
Tra noi vige il pudore di non imporci le cose. Ho scoperto su twitter cosa pensa Enrico di questo brano dove mi sono lasciato andare senza remore, chiedendogli scusa per la veemenza con cui, da quando è nato, gli impongo la mia filosofia di vita. Mio figlio ha scritto: Mi aspettavo una cosa diversa, la canzone è molto problematica, mi fa riflettere”. Lui, che è un rapper, sa che non gli romperò le scatole in altri modi. La sua generazione ha un mondo da salvare. Con più praticità e meno sogni campati in aria di noi padri boomer.