Il Fatto Quotidiano

Diritto contro chi accogliea

- • Lerner

Perquisizi­one in casa alle 5 del mattino. Sequestro di cellulari e pc. Comunicazi­one di indagine per favoreggia­mento a scopo di lucro, in seguito all’ospitalità fornita a una famiglia iraniana che per varcare il confine avrebbe in precedenza pagato dei passeur. Questo è toccato a Gian Andrea Franchi, 84 anni, animatore con la moglie Lorena Fornasir dell’associazio­ne triestina “Linea d’ombra”, da anni impegnata nel soccorso ai migranti in arrivo dalla rotta balcanica. Il giornale locale Il Piccolo ha parlato dapprima di un’operazione con “decine di arresti” per poi precisare che l’associazio­ne a delinquere in questione coinvolger­ebbe persone di etnia curda e che la custodia cautelare riguardere­bbe una quindicina di loro. Vedremo in seguito.

Ma intanto vale la pena di riportare testualmen­te le parole con cui il procurator­e capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ha voluto replicare al generale sconcerto suscitato dall’irruzione in casa della coppia, ben nota per il suo impegno solidale: “Se tra gli indagati c’è chi dimostrerà che ha operato non a scopo di lucro, ma umanitario, e non sapeva che dietro al proprio lavoro volontario di assistenza filantropi­ca si svolgevano attività illecite, la posizione sarà ovviamente archiviata”.

Segniamoce­le, queste parole. Vogliono dire che verso chi pratica la solidariet­à siamo giunti all’ inversione dell’onere della prova. Chi soccorre deve dimostrare che non ne trae vantaggio. A tanto si è abbassata la soglia della cultura giuridica di un Paese in cui la caccia ai migranti viene elevata a titolo di merito. Franchi ha precisato di considerar­e politico, e non solo solidarist­ico, l’impegno di cura e soccorso cui si dedica insieme alla moglie e ad altri volontari. Speriamo che ciò non gli venga addebitato come aggravante.

TRIESTE LA CACCIA AI MIGRANTI OGGI È UN MERITO

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