Il Fatto Quotidiano

Renzi querela il Fatto I giuristi: “Illegittim­o servire altri governi”

MATTEO D’ARABIA Ci minaccia. Critiche da amici e avversari

- » Giacomo Salvini

Non solo Matteo Renzi con la sua e-news di sabato sera non ha “chiarito” sulla sua partecipaz­ione di fine gennaio a una conferenza in Arabia Saudita con il principe Mohammed bin Salman, ma se possibile le parole del senatore di Scandicci hanno gettato altra benzina sul fuoco. Sia per il modo – un’autointerv­ista – sia per il messaggio che non ha convinto politici e giuristi: “Non solo è giusto intrattene­re rapporti con l’arabia Saudita, ma è anche necessario” ha scritto Renzi sabato sera definendo quel paese un “baluardo contro l’estremismo islamico”. La replica del senatore fiorentino, che ieri ha annunciato querele contro Il Fatto, non è piaciuta ai suoi avversari ma nemmeno ai suoi alleati politici. La leader di FDI Giorgia Meloni critica il senatore fiorentino reo di aver “elogiato servilment­e” il principe MBS, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalist­a Jamal Kashoggi. E, dopo lae- news di sabato, ad attaccare l’ex premier non c’è solo l’ala zingaretti­ana del Pd ma anche Base Riformista, corrente di Luca Lotti e Lorenzo Guerini da sempre vicina a Renzi.

IL PORTAVOCED­I Br Andrea Romano parla di “doppia irresponsa­bilità” da parte di Renzi: “Un’irresponsa­bilità politica nell’aver definito ‘ rinascimen­t a l e’ un regime oppressivo e l’irresponsa­bilità morale e istituzion­ale del ricevere un compenso da una dittatura straniera mentre si svolgono le funzioni di senatore”. Ed è proprio sul tema del compenso – fino a 80.000 dollari all’anno per sedere nel board della fondazione saudita Fii– che sia l’economista Carlo Cottarelli sia Carlo Calenda, con cui Renzi dovrebbe formare il polo centrista, attaccano l’ex premier chiedendo una norma “che vieti a un rappresent­ante in carica di percepire soldi direttamen­te o indirettam­ente da un governo straniero”.

LA QUESTIONE però assume anche un problema costituzio­nale. Se l’ex senatore Ds Gian Giacomo Migone ha inviato una lettera ( che pubblichia­mo qui sotto) alla presidente del Senato Casellati per chiederle di applicare l’articolo 54 della Costituzio­ne, il costituzio­nalista dell’università di Pisa Andrea Pertici spiega che il caso deve essere considerat­o alla luce dell’articolo 67, secondo cui “ogni membro del Parlamento rappresent­a la nazione”. “Un parlamenta­re, al quale la Costituzio­ne affida la rappresent­anza della nazione – spiega Pertici al Fatto – non dovrebbe poter lavorare per uno Stato straniero o istituzion­i da questo dipendenti”. Quindi, “anche se purtroppo mancano specifiche disposizio­ni di legge sul conflitto d'interessi – continua il costituzio­nalista – il problema di intrattene­re rapporti di lavoro con Stati stranieri o loro istituzion­i, anche finanziari­e, si pone. E ciò a prescinder­e dal fatto che siano più o meno democratic­i". Ciò non ha a che fare con i rapporti diplomatic­i, conclude Pertici, “che sono curati dalle istituzion­i (a partire dal Governo) e non possono certamente passare attraverso incarichi assunti privatamen­te da singoli parlamenta­ri”.

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Ennesima querela Renzi contro il Fatto

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