Il Fatto Quotidiano

Marinella Anaclerio

- A CURA DI CAM. TA. » Camilla Tagliabue

no dopo è salito con un lenzuolo per avvolgersi dentro e farsi fare fotografie in bianco e nero. Poi ha capito tutto. Cioè ha capito l’importanza di quell’incontro con la materia allo stato fluido e incandesce­nte.

In linea con questa metafisica rocciosa il lum del vulcanico Bassiri inizia con i suoi ultimi lavori: due personali del 2019 a Teheran ( Road e Nottambulo ) e una alla Biennale di Venezia ( Meteorite Narvalo). Oggi invece si inaugura la Fondazione Bassiri, nata per valorizzar­e e dare continuità alla propria opera: “L’opera degli artisti che non hanno creato una struttura rischia di spegnersi”, dice. “Finisce tutto in mano, chessò, a un sorella che ti odia per motivi che hanno a che fare con la psicoanali­si ed è un disastro”.

La Fondazione si trova in via della Osteriacci­a a Fabro, Umbria, nome anche questo tellurico. “Un luogo pazzesco. Un amico mi ha invitato a vederlo perché era abbandonat­o e in vendita. Il caso ha costruito per me una coincidenz­a esatta”. Alle 18.30 nella vicina Città di Pieve si inaugurerà poi l’installazi­one di Bassiri Dimora della Sorte, a cura di Bruno Corà, nel museo del Duomo, dove ci sono tele del Perugino.

Tra le attività della Fondazione Bassiri, c’è quella della casa editrice Fb. Le 32 enigmatich­e sculture intitolate Erme, sono il primo lascito. Elaborato nei primi anni 80, ma evoluto con l’autore, il “manifesto del pensiero magmatico” non è nato per creare un movimento artistico “Non credo ai movimenti, ti fanno perdere l’individual­ità”. Alcuni dei 58 punti: “Le battaglie vanno affrontate a sangue caldo: così le ferite guariscono senza dolore”; “Tapesh è il battito del cuore quando l’emozione prevale sulla ragione e genera la visione”. Tapesh, la Riserva aurea del pensiero magmatico si intitolava l’intervento di Bassiri alla Biennale di Venezia: un passaggio significat­ivo nella vita di questo scultore che ha lavorato con cartapesta, metalli e vulcaniche aggregazio­ni come “zolfo, nero fumo e bianco titanio”. Altri titoli ctonii di esposizion­i: La Caduta delle Meteoriti nelle ore vitali che anticipano la visione (a Gand e Firenze) ed Eventi Tellurici a Sarajevo.

IL NUOVO lavoro del regista, con la sua storica compagnia, dedicato al Portogallo, che l’ha ospitato durante la pandemia

UNA RIFLESSION­E sulla vita e sulla sua fine, tra eutanasia e arte, scritta dal regista con la grande attrice Ursina Lardi

DA DOSTOEVSKI­J, con Flavio Albanese

Finalmente una nuova generazion­e di teatranti che ha smesso di scimmiotta­re Pasolini per citare invece Fran Lebowitz: anche solo per questo, Francesco Brandi sta simpatico. Autore ironico, e attore spassosiss­imo, Brandi ha debuttato al Parenti con il suo terzo testo, dopo Per strada e Buon anno, ragazzi – un successo di critica e pubblico –, sempre diretto da Raphael Tobia Vogel: ora i due si danno almutuo soccorso, una divertente commedia condominia­le.

INTERPRETA­TA dallo stesso Brandi, con gli altrettant­o bravi Miro Landoni, Silvia Giulia Mendola e Daniela Piperno, la pièce, molto milanese, ha per protagonis­te due coppie di dirimpetta­i: i giovani Giacomo e Silvia, che hanno appena pagato la prima scadenza del mutuo, e i pensionati Nicola e Matilde, che hanno finito di versare le rate per il proprio appartamen­to. E infatti si preparano a festeggiar­e. Tra i due nuclei familiari si è messo di mezzo un cane, però, il figlioccio di Silvia, che disturba i vicini di casa con ululati e versi a tutte le ore del giorno e della notte. In condominio, si sa, niente di più facile che litigare per colpa degli animali. Quelli degli altri: i nostri sono sempre cuccioli adorabili.

Ben disegnati e recitati, ciascuno dei personaggi coltiva con gusto i propri cliché, tutti da ridere: c’è la sciura dedita allo yoga, ai massaggi pelvici e alle onlus; lo zotico cacciatore che veste sempre con lo smanicato, tipo Pacciani; il telecronis­ta sportivo balbuzient­e; la spazzina in tuta da aerobica...

La regia è garbata, al servizio degli attori, e davvero graziose sono le scene di Laura Benzi, costumi compresi en pendant con gli arredi. Lo spettacolo è onesto e godibile: si ride molto con poco, senza bisogno di effettacci speciali o gag scurrili. Certo, lo stereotipo del maschio-divano-calcio è comprensib­ile solo ai maschi-divano-calcio e il finale è un po’ troppo zuccherino per definire Mutuo soccorso una bella “commedia all’italiana”. Anche perché quella è l’unica commedia che va a finir male.

Milano, Teatro Franco Parenti, fino a domani

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