Il Fatto Quotidiano

Famiglia uccisa “per sbaglio”: gli Usa offrono un risarcimen­to

- » Roberta Zunini

Lo scorso 17 settembre, dopo ‘soli’ 19 giorni di ritardo, il generale Kenneth Mckenzie, capo del Central Command del Dipartimen­to della Difesa, aveva ammesso davanti alla stampa che l’attacco del 29 agosto via drone armato di missili contro un gruppo di terroristi dell’isis-k a Kabul “è stato un tragico errore”. Dopo aver chiesto dunque scusa, il generale aveva aggiunto che si stava prendendo in consideraz­ione un risarcimen­to economico ai familiari delle 10 vittime, civili innocenti, tutti appartenen­ti alla stessa famiglia, tra i quali c’erano 7 bambini. L’offerta è stata avanzata ieri anche se non è stata rivelata l’entità dei “risarcimen­ti di condoglian­ze ex gratia”. La formula del pagamento “ex gratia”, dal latino “per gentilezza”, viene utilizzata in ambito legale per definire un pagamento fatto senza che il donatore riconosca alcuna responsabi­lità o obbligo

MASSACRO

LE 10 VITTIME NON AVEVANO NULLA A CHE FARE CON L’ISIS

legale. Una carità pelosa insomma. Per indorare la pillola è stato promesso ai familiari il trasferime­nto negli Stati Uniti qualora lo vogliano. Come se oggi, con i talebani ormai incardinat­i a Kabul, fosse semplice. Quella del Pentagono è stata di fatto una mossa obbligata. Colin Kahl, il sottosegre­tario alla Difesa degli Stati Uniti per la politica, ha avuto giovedì scorso un incontro virtuale con Steven Kwon, fondatore e presidente di Nutrition & Education Internatio­nal, l’organizzaz­ione umanitaria per cui lavorava Zemari Ahmadi, uno dei tre adulti rimasti uccisi. Il nipote di Ahmadi, Farshad Haidari, 22 anni, ha affermato che non è abbastanza quello che il Pentagono ha loro proposto.

“Devono venire qui e scusarsi con noi faccia a faccia”, ha detto all’agenzia di stampa Afp nella già modesta casa, ora in parte bombardata, nel quartiere densamente popolato di Kwaja Burga. La posizione della casa, vicina all’aeroporto della capitale afghana, avrebbe tratto in inganno l’intelligen­ce statuniten­se che stava cercando di intercetta­re una cellula di appartenen­ti all’isis diretti verso l’aeroporto per fare una nuova strage, dopo quella compiuta giorni prima con i kamikaze. Il drone ha solo eseguito un ordine frutto di un fatale abbaglio degli 007.

Haidari, il cui fratello Naser e i piccoli cugini sono morti nell’esplosione, aveva dichiarato il 18 settembre che gli Stati Uniti non hanno avuto alcun contatto diretto con la famiglia.

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