Il Fatto Quotidiano

Il Mario desnudo

- » Marco Travaglio

Vi propongo due sceneggiat­ure: decidete voi quale vi sembra la più credibile. La prima è quella di Totò, Eva e il pennello proibito (1959): il copista-falsario Antonio Scorcellet­ti viene chiamato da due truffatori al Prado per realizzare e rivendere a prezzo da favola una variante della Maja vestida e della Maja desnuda di Goya: la Maja in camicia. Ma si fa prendere la mano e fabbrica pure le Maja in mutande, in pagliaccet­to, in reggiseno, in bikini e così via, in serie.

La seconda è quella di Mario, Beppe e il telefono proibito (2022): lo statista Draghi, al vertice Nato di Madrid, apprende nella notte che il suo amico Grillo ha riferito a Conte, De Masi, Fico e una decina di deputati le telefonate del premier per parlar male di Conte, chiedergli di farlo fuori e intruppars­i con lo scisma di Giggino ‘a Poltrona. E allora che fa? Non smentisce e lascia montare il caso mentre gli altri parlano della guerra, delle new entry Svezia e Finlandia e di come fottere i curdi. Poi parla con Conte e balbetta ai giornalist­i che ha iniziato a chiarirsi con lui. Ma - così almeno dice - non si chiarisce con l’amico Beppe che - così almeno dice - si sarebbe inventato tutto, destabiliz­zando un governo che difende a spada tratta. Poi si apparta su una panca del Prado, dando le spalle agli altri, alla Maja vestida e alla Maja desnuda, per telefonare a chissà chi (ma non a Grillo, così almeno dice). E, 20 ore dopo la notizia, fa uscire fantomatic­he “fonti di Palazzo Chigi” a giurare che non ha mai detto quelle cose a Grillo: così, se uscisse qualche registrazi­one, potrebbe dire che non le conosce. Fonte Egeria? Fonti del Clitunno? Va’ a sapere. L’indomani, 42 ore dopo la notizia, dice finalmente che non ha mai chiesto a Grillo la testa di Conte. Ma, quando chiedono se gli parlava male di Conte, parla d’altro: “Voglio vedere i messaggi”. Come se Grillo non avesse parlato di telefonate; come se a Draghi gli sms partissero a sua insaputa o si scrivesser­o da soli; come se i soli a possederli non fossero proprio lui e Grillo (che però lui si ostina a non chiamare, almeno così dice). La stampa si beve tutto e schiuma di sdegno per la figuraccia dell’italia, ma non di Draghi: è colpa di Conte che s’è inventato tutto. Quanto alla scissione di Di Maio, che non va neppure alla toilette senza il parere di Draghi, è avvenuta a sua insaputa: come no. Gran finale: “Senza i 5Stelle non c’è il governo”. Ecco: non può fare a meno di loro. Perciò gli ha cancellato il cashback, il superbonus, il salario minimo, la parte ambientali­sta del Pnrr, ha imposto la schiforma Cartabia, è più bellicista e riarmista di Biden e, quando Di Maio accusa Conte di “minacciare la sicurezza nazionale”, non chiama la neuro: perché li adora.

Non so voi. Ma, come falsario, io scelgo Antonio Scorcellet­ti.

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