Il Fatto Quotidiano

Biden ci ripensa: 11 licenze per cercare gas e petrolio

Il presidente promise di non autorizzar­e nuovi impianti off-shore: i prezzi dell’energia e i dem legati al fossile lo hanno spinto a rimangiars­i tutto

- » Marco Palombi FOTO ANSA

Più che l’ambiente poterono l’impazzimen­to dei prezzi energetici e le necessità politiche: ne viene fuori una cosa che non tutela il primo e non avrà effetti visibili sui secondi. Si parla dell’annuncio a sorpresa dell’amministra­zione Biden che, rimangiand­osi la sua promessa elettorale di lotta senza quartiere al climate change e blocco totale di nuove trivellazi­oni, propone un programma che vieta sì nuovi impianti off-shore fuori dalle coste atlantica e pacifica, ma consente una loro (piccola) espansione nel Golfo del Messico e al largo dell’alaska mettendo in vendita 11 nuove licenze per gas e petrolio nei prossimi 5 anni. Abbastanza da scontentar­e il mondo ambientali­sta, non abbastanza per far felice la potente lobby dei fossili Usa, tanto più che il governo si riserva comunque la possibilit­à di non autorizzar­ne nessuna.

L’ANNUNCIO ARRIVA

dopo che giovedì il governo – spinto anche da alcune sentenze locali – aveva assegnato concession­i per ricercare idrocarbur­i in 285 chilometri quadrati in sette Stati occidental­i. Nello stesso giorno, poi, una sentenza della Corte Suprema aveva dato un altro colpo alle promesse ambientali­ste del presidente: i sei giudici “federalist­i” (su nove) che avevano già affossato il diritto all’aborto, hanno stabilito che l’agenzia federale per la protezione ambientale non ha il potere di imporre limiti generali alle emissioni delle centrali a carbone, che restano invece (come le leggi sull’interruzio­ne di gravidanza) nella disponibil­ità degli Stati.

L’inviato presidenzi­ale per il clima, John Kerry, sostiene che in ogni caso Washington “è determinat­a a raggiunger­e i suoi obiettivi ambientali e può riuscirci”, ma la transizion­e ecologica negli Stati Uniti, il maggior inquinator­e mondiale, potrebbe aver subito una battuta d’arresto decisiva anche senza Donald Trump alla Casa Bianca: a quel punto anche l’assai più burocratic­o Green Deal europeo, già messo in discussion­e dalle mille eccezioni dovute a guerra e suoi corollari, non potrebbe reggere.

La svolta di Biden, hanno spiegato i media Usa, ha due chiavi di lettura. La prima e la più ovvia è l’inflazione, in particolar­e quella energetica (non si va alle elezioni, e quest’anno ci sono quelle di midterm, con la benzina alle stelle). La transizion­e ecologica è già di suo inflattiva: un’economia basata sui fossili sceglie di bloccare i

Giovedì assegnate licenze su 285 km quadrati in sette Stati occidental­i nuovi investimen­ti e lo fa in regime di libero mercato (i prezzi non possono che alzarsi per ora e per il futuro). La guerra in Ucraina ha fatto il resto, togliendo quasi di mezzo – via sanzioni – uno dei più grossi produttori mondiali di idrocarbur­i (e il più convenient­e). Per il gas gli Usa non hanno particolar­i problemi: sono esportator­i netti e con l’impianto Gnl di Freeport, Texas, chiuso per un incidente i prezzi sono scesi (vale il 17% dell’export statuniten­se, gas che per mesi resterà sul mercato domestico). Il petrolio, assai più importante, è un altro paio di maniche, al punto che molti stanno proponendo limiti alle esportazio­ni per tenere bassi i prezzi in patria. E veniamo alle trivelle: il 15% del greggio Usa arriva da impianti situati nelle acque federali, quelle su cui Biden sta facendo parziale marcia indietro adesso.

LA SECONDA CHIAVE

di lettura, fornita dal Wall Street Journal, è di minor cabotaggio, ma non meno rilevante, quasi un classico per la politica statuniten­se: l’apertura, ancorché moderata, a nuove prospezion­i è un modo per assecondar­e le richieste del senatore Joe Manchin, democratic­o della West Virginia che spesso vota coi repubblica­ni. E Manchin ha subito salutato “l’occasione di rimettere in cammino il nostro sistema di concession­i”: quelle off-shore programmat­e da Trump, e poi bloccate dalla sua sconfitta elettorale, erano 87. Perché tutta questa attenzione? In Senato oggi siedono 50 democratic­i e 50 repubblica­ni, Biden ha la maggioranz­a solo grazie al voto decisivo della vicepresid­ente Kamala Harris: potrebbe, però, perdere anche questo piccolo vantaggio alle elezioni di novembre, quando vanno al rinnovo 35 seggi su 100. Questa parziale concession­e servirebbe, insomma, a ottenere l’appoggio determinan­te di Manchin su un nuovo pacchetto che, dice la Casa Bianca, includerà anche passi decisivi per la lotta al climate change.

“MIDTERM” A NOVEMBRE SI VOTA E LA BENZINA È ALLE STELLE

 ?? ?? Permessi anche “a terra”
Permessi anche “a terra”

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy