Macron regala i posti chiave a Le Pen
Dopo aver ottenuto 89 seggi in Assemblea, fatto di per sé già storico, il Rassemblement National, in una caotica settimana di spartizioni di posti chiave per la nuova legislatura, è riuscito anche a far eleggere due dei suoi deputati al posto di vice-presidenti dell’assemblea. I posti sono sei in tutto. Gli altri sono andati a due rappresentanti dell’alleanza delle sinistre, la Nupes, un Ps e un Lfi, e a due alleati macronisti del Modem e Horizon. Potranno co-presiedere le sedute parlamentari accanto alla presidente dell’assemblea, Yaël Braun-pivet, del partito di Macron, Renaissance (ex Larem). “È importante che tutte le sensibilità dei francesi siano rappresentate”, ha giustificato Aurore Bergé, presidente del gruppo Renaissance. Il voto ha gettato in realtà un profondo
Emmanuel Macron imbarazzo in Parlamento. I due deputati Rn, Sébastien Chenu e Hélène Laport, sono stati eletti al primo turno e a maggioranza assoluta con 290 e 284 voti. Per ottenere un tale risultato, anche se il voto è segreto, non ci sono dubbi che, in piena contrattazione parlamentare, i macronisti (e anche i deputati della destra dei Républicains), hanno votato per loro.
STRANA STRATEGIA
sapendo che uno degli obiettivi che Macron si era fissato nel 2017 era proprio di frenare Rn. Il “fronte repubblicano”, una regola non scritta in Francia per cui forze politiche opposte fanno convergere i propri voti per fare scudo all’estrema destra, lo stesso che ha dato per due volte la vittoria a Macron contro Le Pen, nei duelli per l’eliseo, non solo è in crisi oggi, è morente. All’ultimo momento, gli ecologisti, nel tentativo di fare scudo, hanno presentato dei propri candidati, inutilmente. “È un triste giorno per la Repubblica”, hanno reagito i Verdi. Gli “indomiti” di Jean-luc Mélenchon sono insorti accusando Renaissance di scendere a patti con Rn: “Tutti tranne la Nupes. È una vergogna per chi si dice repubblicano”. Duro Le Monde: “La scelta sbagliata dei partiti repubblicani risulta dalla loro colpevole cecità. Con gli anni, hanno abbassato la guardia, facendosi ingannare dall’opportunismo di Marine Le Pen”. Installando da tempo un match tra due campi, i progressisti e i nazionalisti, facendo di Le Pen la sua principale rivale, Macron, invece di frenare, ha fatto crescere Rn. Ma ora anche l’ultimo tabù è caduto. Sempre per calcolo elettorale, al ballottaggio del 19 giugno, dove in diverse regioni si tenevano duelli tra la Nupes e Rn, Macron e i suoi non hanno saputo dare delle chiare indicazioni di voto, senza fare scudo all’estrema destra, mettendo di fatto Rn e la Nupes sullo stesso piano. Battuto alle urne, rimasto senza maggioranza assoluta, Macron ha implorato le opposizioni a collaborare per non immobilizzare il Paese. Rn è stato considerato un interlocutore come gli altri. Ministri e macronisti non hanno escluso di andare a cercare il sostegno di deputati Rn per far passare dei testi di legge. A Marine Le Pen è sfuggita solo la presidenza della potente Commissione delle finanze, che gestisce il budget della Stato. Posto che Rn si è conteso con la Nupes e che alla fine è andato a Eric Coquerel di Lfi. Ma la leader dell’ultra destra può gioire. Il partito che ha ripreso dal padre Jean-marie nel 2011 non è mai stato così forte. Il percorso di “normalizzazione” che ha avviato anni fa è terminato. Rn entra ora in una nuova fase, quella di “istituzionalizzazione”.