Il Fatto Quotidiano

Torino, la ’ndrangheta uccise dopo 40 anni Uomo fuggito nel ’64 freddato per vendetta

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Un colpo in testa mentre era su una panchina con la seconda moglie a San Mauro Torinese. Era l’11 luglio del 2004, così veniva freddato il 77enne Giuseppe Gioffrè originario di Sant’eufemia d’aspromonte. Ieri, a 18 anni da quel fatto, la Direzione distrettua­le antimafia di Torino ha eseguito due ordinanze nei confronti di presunti esecutori: Paolo Alvaro, 57 anni e Giuseppe Crea, 44, figlio del boss di Rizziconi Teodoro Crea, alias Toro. I due, secondo l’accusa, sono ritenuti affiliati alla cosca Alvaro di Sinopoli. Il delitto, si legge nelle 27 pagine di ordinanza, è aggravato dall’aver agevolato il clan. I motivi dell’omicidio tornano indietro di 40 anni e sono legati, secondo il giudice, a una faida interna alla famiglia Gioffrè. Nel 1964, Gioffrè aveva aperto un bar con la moglie. Bar che sottraeva clientela al suocero, il cui locale, secondo il gip, aveva la protezione degli Alvaro. Il 27 giugno Gioffrè, per questo, viene minacciato da Antonio Alvaro e Antonio Dalmato. Spara e uccide entrambi. Il cugino di Dalmato, scrive il giudice, Rocco Salvatore Alvaro, vedendolo in una pozza di sangue, si legge, “ingurgita parte del liquido ematico (…) proferendo: con questo gesto ti vendicherò (…). Da qui il soprannome di u Vampiru”. Il giudice: “In tale modo veniva a plastica configuraz­ione un desiderio di vendetta che non rimaneva confinato a truculenta ostentazio­ne ma trovava compiuta realizzazi­one in una sequenza di atti (...) di rara efferatezz­a”. Il 18 gennaio 1965, ignoti entrano in casa di Gioffrè (in quel momento in carcere per il duplice omicidio) e a colpi di lupara uccidono la prima moglie e uno dei quattro figli piccoli, lasciando gravemente feriti gli altri tre bambini. Alle cronache l’eccidio passerà come “la strage di Sant’eufemia”. E però succede altro: nel 2001 viene ucciso Giuseppe Alvaro. Le intercetta­zioni agli atti, secondo il pm, illustrano il movente per l’omicidio Gioffrè e cioè, “... qualche gioco di sopra, chissà”. Gioffrè è a Torino dal 1972, dove fa l’operaio. Dopo la sua esecuzione, il 9 dicembre del 2004, i carabinier­i arrestano Stefano Alvaro, figlio del presunto boss Cosimo Alvaro, incastrato dal Dna sulla Fiat Punto rubata a giugno del 2004 e ritrovata bruciata dopo l’omicidio a Castiglion­e. Dentro un fucile e guanti in lattice. Diciotto anni dopo, ieri, gli ultimi due arresti. Paolo Alvaro e Giuseppe Crea, individuat­i anche grazie ai rilievi del Ris che ha trovato impronte digitali sull’auto usata dal gruppo di fuoco.

DAVIDE MILOSA E LUCIO MUSOLINO

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