Algoritmi al posto dei commissari: la riforma del Mur
Al concorso di abilitazione per diventare docente universitario i candidati potrebbero trovarsi di fronte un robot. O meglio: algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale che valuteranno titoli e pubblicazioni. Finalmente un modo per combattere i concorsi pilotati? Non proprio. Rischia di esser peggio. La ministra dell’università e della Ricerca, Maria Cristina Messa ha anticipato ai rettori i principi su cui si potrebbe basare la revisione della Abilitazione Scientifica Nazionale, necessaria per accedere ai concorsi degli atenei per professore associato o ordinario. Nelle slide scompare la commissione nazionale e si affida il giudizio a un “sistema di certificazione quantitativa”. I requisiti saranno sottoposti a un “controllo automatizzato” basato su “parole chiave e IA”, l’intelligenza Artificiale.
Breve contesto: l’abilitazione viene introdotta con la riforma Gelmini nel 2010, quando la legge 240 riforma il sistema del reclutamento universitario, spiega
Giuseppe De Nicolao docente ordinario di
Modelli e Analisi dei
Dati a Pavia, tra i fondatori del sito Roars che ha sollevato il caso. L’iter dei concorsi è infatti sempre stato travagliato: prima del 2010 erano gestiti a livello locale, decisi dopo anni di polemiche su quelli nazionali introdotti nel 1980. Per ogni metodo, però, fioccavano le accuse di commissioni ad hoc e scelte pilotate. L’abilitazione nazionale, una sorta di “patente” che comprovasse il valore scientifico di tutti i candidati, avrebbe dovuto risolvere il problema. Ma anche in questo caso le storture non sono mancate, a partire dal ricorso agli indicatori quantitativi: articoli, citazioni (con il cosiddetto H-index). “La bibliometria, che a un profano può sembrare un parametro oggettivo, in realtà ha grossi limiti”, a partire da una sorta di “doping” generato dal citarsi a vicenda. “Inoltre - continua De Nicolao - le soglie bibliometriche corrispondevano alle mediane dei valori bibliometrici dei professori di ruolo”. Significa che il candidato deve avere più citazioni della metà dei professori ordinari di ruolo. “Questo parametro squalifica la metà dei professori e trasforma il dato statistico in dato di merito”. A fare da “filtro” rimaneva la commissione di esperti della materia che aveva il compito di valutare la pertinenza di pubblicazioni e citazioni. Si impediva (è un esempio) che uno statistico co-autore di un articolo di neurochirurgia per l’analisi dei dati potesse chiedere l’abilitazione in quel campo e viceversa. Lo stesso vale per i punteggi che arrivano dall’organizzazione dei convegni. Chi ne valuterà la pertinenza? “Pare quasi ci sia una visione magica dell’intelligenza artificiale spiega De Nicolao - e al tempo stesso un tentativo di smontare l’abilitazione”.
Il ministero ridimensiona: “Quelli sintetizzati nella slide sono stimoli al confronto - ci spiegano -. La discussione sull’eventuale riforma è aperta su più tavoli: Crui, Parlamento, Governo, non c’è nulla di definito. Il confronto serve a raccogliere esperienze, visioni, suggerimenti per trovare il metodo migliore perché avere il miglior sistema di reclutamento è garanzia e vero strumento di attrattività. Certamente intendiamo migliorare e rafforzare il sistema di valutazione attraverso commissioni sempre più adeguate e responsabili del loro ruolo”.
ABILITAZIONE GLI “STIMOLI” PRESENTATI AGLI ATENEI: VIA GLI UMANI