ARRIVA IL LODO LOTITO:
Grazie al pressing del senatore-patron della Lazio tutti i partiti chiedono di ri-spalmare i debiti “congelati” dei club e di prolungare l’accordo con la tv
Senza vergogna per gli scandali che lo travolgono, ma sempre pronto a bussare alla porta del governo per chiedere l’elemosina, il calcio italiano ha finalmente un degno rappresentante in Parlamento: Claudio Lotito, lobbysta del pallone e di se stesso. Non che le sponde politiche siano mai mancate. Il presidente della Serie A, Lorenzo Casini, ex capo di gabinetto di Franceschini, amico intimo di Giulio Napolitano, è stato scelto apposta per questo. La Figc poteva contare su Giuseppe Chinè, a lungo e contemporaneamente sia procuratore federale che capo di gabinetto all’economia, prima che Giorgetti gli desse il benservito. Ma Lotito ora fa da sé e fa per tre. “Me so’ fatto 16 ore d’audizione, io ascolto tutte le categorie” dice il patron della Lazio al Fatto.
Da quando è stato eletto senatore, imperversa a Palazzo Madama, interessa il presidente La Russa, tira per la giacchetta parlamentari di ogni colore, monopolizza la Commissione Bilancio con le sue istanze. E dopo un pressing asfissiante prova a segnare il gol decisivo. Nel Decreto Aiuti quater così spuntano due emendamenti cari al pallone: il primo ripropone il rinvio delle scadenze fiscali già bocciato dal governo, un impegno da oltre mezzo miliardo che farà felici tante squadre di Serie A (e più di tutte le Lazio, tra le maggiormente esposte). Il secondo invece riguarda i diritti tv, e per la gioia (si fa per dire) dei tifosi potrebbe consegnare il campionato a Dazn per altri due anni.
QUELLA DELLE TASSE ormai è una telenovela. Il 22 dicembre scadono i termini per saldare ritenute Irpef e contributi previdenziali sospesi nel 2022 con la scusa del Covid: tutti erano convinti che la deregulation sarebbe proseguita e quasi nessuno si è preoccupato di mettere da parte i soldi, preferendo il calciomercato. Così ora tante squadre non possono pagare, e non vogliono nemmeno la multa che un normale accordo di rateizzazione col Fisco prevede. La richiesta di una proroga è già stata bocciata in Cdm ma il calcio non si arrende. Lunedì in Commissione Bilancio c’è stata un’audizione in cui un Lotito scatenato ha interrogato il n.1 della Serie A Casini (che lui ha fatto eleggere), e incalzato il direttore dell’agenzia delle Entrate Ruffini, per fargli dire che non ci sono ostacoli tecnici alla rateizzazione. Per poi concludere, soddisfatto: “Bene, allora è solo una questione politica”. E quelle si risolvono.
Pochi giorni dopo è spuntato l’emendamento. Non c’è la firma di Lotito ma la paternità è chiara. Il testo ripropone l’ipotesi di spalmare il debito sui prossimi 5 anni, con 60 rate mensili di cui le prime tre da saldare subito, ma soprattutto senza nessun interesse (niente mora del 10%) o penalizzazioni sportive (non sia mai la Figc di Gabriele Gravina, che non condivide il principio, dovesse mettersi di traverso). A firmarlo sono tutti i capigruppo in Commissione dei partiti di maggioranza e opposizione. Compreso FDI, che sembrava contrario, e persino il M5S, con Stefano Patuanelli che spiega: “Il provvedimento riguarda anche le società dilettantistiche e i loro dipendenti che rischiano il lavoro, non l’avremmo mai condiviso se fosse stato solo per il calcio. Di fatto è uno dei punti posti da Conte già ai tempi del governo Draghi: le cartelle di questo periodo che sono state sospese si devono spalmare su più anni”.
Incredibile ma vero, il lodo-lotito mette d’accordo Fdi, Pd e M5S. Non il governo, il cui parere rimane sfavorevole. Anche perché il ministro dello Sport, Andrea Abodi, già una volta ha cambiato idea (si era detto disponibile, poi contrario) e non può farlo di nuovo. Però è chiaro che col sostegno di tutti i partiti, la partita può riaprirsi. È quella che sta più a cuore a Lotito, che non si gioca solo il consenso in Lega Calcio ma i propri soldi: come rivelato dal Fatto, la Lazio è uno dei quattro club (con il Torino di Cairo, la Sampdoria e il Verona) che hanno rinviato tutti i pagamenti da inizio anno, e dovrebbe sborsare 40 milioni di arretrati. “Non c’è nessun regalo perché pagheremo tutto – spiega Lotito – ci avevano promesso una rateizzazione, senza quella prospettiva nessuno avrebbe sospeso i pagamenti. Al cinema hanno dato un miliardo a fondo perduto, allo sport nulla ma siamo noi il vero ammortizzatore sociale: i romani dicevano, panem et circenses!”. L’emendamento sarà votato la prossima settimana.
La seconda proposta è molto rilevante per la
Serie A. Riguarda i diritti tv del campionato e il suo emendamento prevede di estendere il periodo contrattuale di assegnazione dagli attuali tre a cinque anni. È una misura che la Serie A invoca da tempo, e che ha già ottenuto per l’ estero: allungare i contratti potrebbe concedere alle televisioni piani industriali a lungo termine, e quindi più remunerativi. Attrarre nuovi investitori in una fase in cui il mercato è asfittico e la Lega Calcio rischia di non raggiungere più quel miliardo a stagione che rappresenta la cifra minimaper mandare avanti il carrozzone. Una modifica della legge Melandri sarebbe a costo zero per lo Stato, e quindi di buon senso. Nel pacchetto c’è anche una norma per la lotta alle Iptv illegali che alimentano la pirateria e tolgono soldi al sistema.
L’emendamento, però, non si limita a questo. Non guarda solo al futuro ma anche al passato: l’estensione sarebbe retroattiva e quindi permetterebbe alla Serie A di allungare di altri due anni l’attuale contratto con Dazn, in scadenza a giugno 2024, nonostante gli enormi disservizi che hanno caratterizzato i primi due anni, facendo infuriare i tifosi. Un pallino di Lotito. I vertici della Lega, infatti, lavorano già al bando, la stessa Dazn sarebbe interessata a correre per il nuovo ciclo da subito, che sia 3 o 5 anni, anche perché al momento non pare avere grossi concorrenti oltre a Sky. Però non si sa mai: il prolungamento del vecchio contratto potrebbe sempre fare comodo se qualcosa andasse storto. Lotito cento ne fa e una ne pensa. “Ma insomma, qual è la lobby? Contrastare la pirateria? O cambiare la durata di un contratto che solo da noi dura 3 anni? – conclude – Io metto in condizione il sistema di essere competitivo, faccio gli interessi dello sport italiano”. Che poi, per inciso, a volte sono anche i suoi.
Il testo Si ripropone la dilazione dei pagamenti nell’arco di 5 anni in 60 rate a interessi zero, 3 da pagare subito entro il 22 dicembre