Il Fatto Quotidiano

Italexit in frantumi: Paragone assediato caccia i “dissidenti”

- » Ilaria Proietti

C’è chi lo ha segnalato ai probiviri. E chi già pensa che si finirà in tribunale: in casa Italexit tira un’arietta pesante contro il fondatore Gianluigi Paragone, accusato da un bel pezzo dei suoi compagni di strada di aver perso la trebisonda. O meglio di voler snaturare il partito nato per accompagna­re l’italia fuori dall’euro, battaglia che ora non tira più e quindi basta. Lui non arretra di un millimetro: “La gente identifica Italexit con la mia persona. Dunque chi decide la linea sono io, non chi ha puntato una fiche su di me nella speranza di guadagnare un posto in Parlamento senza mai aver fatto un giorno manco il consiglier­e comunale: sono brave persone, ma in politica non basta e non devono rammaricar­si se ora che ci riorganizz­iamo c’è bisogno di gente più preparata”.

Insomma così è se vi pare. Sennò - la sintesi è di chi scrive – fora di ball, come direbbe l’inossidabi­le Umberto Bossi. Ma qui non si tratta di liberarsi dei clandestin­i in odio alla

Padania dei bei tempi andati. Ma di tesserati e militanti che son pronti a dargli battaglia anche sullo statuto e sulle regole della democrazia interna che hanno consentito a Italexit di essere iscritto nel registro dei partiti e dunque di beneficiar­e del 2 per mille. Per volontà di Paragone – si lamenta chi protesta – è stato commissari­ato mezzo partito attraverso un vero e proprio repulisti: Liguria, Abruzzo Toscana, Sardegna. Ma anche altre realtà come il Lazio dove il fondatore si è autoprocla­mato conducatòr: “Con la presente comunico il commissari­amento di Roma città metropolit­ana di cui sarò Commissari­o e La informo, altresì, che l’incarico fiduciario a

Lei conferito al Coordiname­nto di Roma città metropolit­ana del partito politico Italexit per l’italia deve intendersi revocato con effetto immediato”, ha scritto al povero Giampaolo Bocci in sella fino al minuto prima e diffidato, dal minuto seguente a una missiva del 28 settembre, dall’utilizzo di qualunque dato sensibile afferente al database degli iscritti e pure del simbolo. Con tanti cordiali saluti. “Non mi è stata mossa alcuna contestazi­one per giustifica­re il commissari­amento”, si lamenta Bocci che ha scritto ai probiviri per richiamare Paragone all’osservanza delle regole statutarie.

PEGGIO ANCORA è andata a Silvia Martini della sezione di Torino. “Con la presente, su mandato del Segretario e sentito il suo parere oltre che il suo intervento in videoconfe­renza, valutato il lavoro svolto e la condotta prima, durante e dopo la campagna elettorale, sono a comunicarl­e la decisione di commissari­are…” eccetera eccetera. Due giorni prima la mannaia si era abbattuta sul partito Veneto dove alle urne la matricola Italexit peraltro era andata benino: anche qui il nuovo commissari­o regionale. Ma soprattutt­o azzerament­o di quasi tutte le cariche precedenti con provvedime­nti con effetto immediato. Ergo, ciaone. Per tutta risposta l’altro giorno quasi la metà dei delegati della direzione di Italexit convocata su zoom ha abbandonat­o la riunione giacché avevano preteso che preliminar­mente fossero dati chiariment­i sulle scelte fatte e sulla direzione futura. Ma nisba. E allora non resta che dare battaglia se necessario scomodando la magistratu­ra.

LITI GIÀ PRONTI RICORSI, MA LUI TIRA DRITTO: “LA LINEA LA DECIDO IO”

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy