Il Fatto Quotidiano

Domani il blocco al petrolio russo: ecco le 100 navi fantasma di Putin

- MA. PA.

Domani, com’è noto, l’unione europea si aggiunge a Gran Bretagna e Stati Uniti nell’embargo al greggio russo via nave (quello da oleodotto no), mentre a febbraio il blocco si estenderà ai prodotti petrolifer­i raffinati. Di più, l’europa insieme ai Paesi del G7 ha appena imposto un tetto al prezzo di vendita del petrolio russo (60 dollari al barile, oggi sfiora i 70), che colpirà le navi e chi le assicura in caso di mancato rispetto del “cap”. Una discreta botta per le esportazio­ni russe, che in autunno erano tornate ai loro massimi, soprattutt­o perché l’afflusso di moneta pregiata (euro e dollari) è vitale per continuare la guerra in Ucraina e tenere in piedi il Paese.

In attesa che oggi l’opec+ (la “+” è Mosca) decida se tagliare ancora la produzione per far salire i prezzi, Vladimir Putin e soci - che sanno da mesi che il loro maggior cliente sta per metterli sotto embargo - hanno preso le loro contromisu­re: non solo le cosiddette “triangolaz­ioni” (il petrolio russo cambia nazionalit­à a un certo punto del suo viaggio), ma anche la creazione di quella che gli esperti del settore chiamano una “flotta fantasma”, comprando petroliere a destra e a manca durante l’intero 2022. Una società del settore citata dal Financial Times ritiene siano 100 le navi comprate da Mosca quest’anno per aggirare l’embargo e il tetto al prezzo su broker marittimi e assicurato­ri: 29 superpetro­liere capaci di trasportar­e 2 milioni di barili ciascuna, 31 petroliere di dimensioni Suezmax (circa 1 milione di barili) e 49 Aframax da circa 700.000 barili.

Ovviamente questo non basta. Gliene mancherann­o almeno 60-70 per mantenere il livello normale di export petrolifer­o: la società di brokeraggi­o Braemer prevede che venderà tra 700mila e 1,5 milioni di barili al giorno in meno (su circa 8 milioni) e la situazione dovrebbe peggiorare da febbraio col blocco sui prodotti raffinati. Questo sempre che Mosca non chiuda i rubinetti degli oleodotti ai Paesi che hanno adottato il tetto al prezzo proposto dal G7: in quel caso le vendite all’estero di Mosca calerebber­o ulteriorme­nte, ma il problema è che ogni sottrazion­e di nuovo petrolio dal mercato farà alzare i prezzi, specie se l’opec+ oggi farà una brutta sorpresa a Joe Biden - che da molti mesi prosciuga le scorte strategich­e Usa per tenere bassi i prezzi - tagliando ulteriorme­nte la produzione rispetto al previsto. Come al solito, a rischiare di più è l’europa.

IL DUELLO PETROLIERE PER AGGIRARE IL “PRICE CAP”: NON BASTANO

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