Sisma, ambiente e mafia: no al ponte sullo Stretto
Ho letto l’articolo di Esposito riguardo il ponte sullo Stretto che questo governo ha di nuovo messo sul tavolo. Non sono d’accordo con le motivazioni di Esposito contro il progetto. Egli parla di un problema di impatto ambientale. Certo, l’impatto c’è ma trattandosi di una grande opera ingegneristica potrebbe benissimo essere bella e affascinante da vedere anche concettualmente, unire un’isola alla penisola direttamente, e si potrebbe passare sopra l’impatto. Poi, ovviamente, c’è il problema delle mafie che immancabilmente vorranno affondare i loro artigli sugli appalti. Già stanno lavorando tramite i loro referenti a Roma per far attuare il progetto. Ma anche qui caro Esposito se ogni opera importante che si volesse fare in Italia venisse cestinata per paura delle infiltrazioni mafiose potremmo dire addio ad architetti e ingegneri di fama mondiale. Invece secondo me non solo bisognerebbe non darla vinta come Stato alle mafie ma rafforzare i controlli in modo serio ed efficace in modo da poter serenamente incentivare le opere architettoniche dove l’italia è protagonista mondiale ma solo con quelle del passato, come fanno negli altri stati. Controlli fatti bene però. Cosa che con questo governo vedo un po’ dura. Detto questo secondo me il ponte sullo Stretto non può essere realizzato per motivi geologici e sismici. Verrebbe infatti costruito su sponde di territori che sono altamente interessati da dissesto sismico ovvero non solo scosse ma traslazione del terreno che farebbe saltare in aria tutti i calcoli statici della struttura. Basta che il territorio dove sono ancorate le fondazioni e i tiranti del ponte si spostasse in seguito a un sisma orizzontalmente e/o verticalmente che la struttura non lavorerebbe più bene col rischio di lesioni importanti e crollo. Poi, elemento non trascurabile, i forti venti. Ecco il vero e unico motivo per il quale sono contrario al ponte sullo Stretto di Messina.
BRUNO MANIGA