Petrolio russo sotto embargo L’opec+ ‘salva’ la produzione
Stop Ue al greggio via mare se il prezzo supera i 60 dollari Taglio dei barili rimandato: compromesso con Washington e Mosca
Il giorno è arrivato: oggi entrano in vigore l’embargo al petrolio russo (via mare) dell’ue e il price cap a 60 dollari al barile, che in questi giorni è stato intorno ai 70 dollari. Si tratta dell’avvio prime sanzioni alla Russia sulle fossili, quelle decise lo scorso febbraio e che a febbraio prossimo includeranno anche lo stop ai prodotti petroliferi raffinati. Il tetto al prezzo del gas è invece ancora una chimera.
L’ultima incognita di queste ore riguardava la decisione dell’opec+ (l’organizzazione dei produttori di petrolio che include anche la Russia) di tagliare – come annunciato nei mesi scorsi – la produzione oltre i 2 miliardi di barili al giorno per far salire i prezzi. Una mossa che avrebbe indispettito gli Usa di Joe Biden, che da molti mesi prosciuga le scorte strategiche per tenere bassi i prezzi. E invece ieri l’alleanza ha fatto marcia indietro, seppure con riserva. In pratica manterranno invariati i livelli di produzione.
IN UNA BREVE riunione virtuale, i 13 paesi dell’opec e il blocco guidato dalla Russia hanno optato per mantenere lo status quo complici l’imprevedibilità della domanda: tra le restrizioni a Mosca, i lockdown da Covid in Cina e il rallentamento dell’economia globale, secondo gli analisti hanno optato per il cosiddetto “wait and see”, aspettiamo e vediamo. Servirà per capire l’impatto pieno delle nuove misure contro la Russia. “Di fronte ai grandi rischi geopolitici che pesano sul mercato del petrolio, l’opec+ ha comprensibilmente ritenuto di tenere duro e mantenere i livelli di produzione decisi in ottobre”, spiegano alcuni notando come sul mercato pesi anche l’incognita Cina, il maggiore importatore di petrolio. I lockdown da Covid, è il punto, hanno rallentato e possono continuare a frenare l’economia cinese, riducendo il fabbisogno di greggio.
I delegati sostengono comunque che i piani di produzione potrebbero essere modificati all’inizio del prossimo anno e di fidarsi delle stime secondo cui le esportazioni di petrolio russo potrebbero diminuire di oltre 1 milione di barili al giorno a causa del tetto al prezzo. Questa previsione è coerente con quella dell’agenzia internazionale dell'energia che prevede un calo di 1,4 milioni di barili al giorno. L’alleanza si sfila, per ora: non ha in programma di rivedere la sua produzione fino alla prossima riunione del 4 giugno ma ha dichiarato di essere pronta
“a incontrarsi in qualsiasi momento e ad adottare misure aggiuntive immediate per affrontare gli sviluppi del mercato se necessario”.
L’impatto reale dell’embargo europeo e del price cap non è infatti ancora chiaro, ma Mosca ha ribadito anche al termine della riunione dell’opec+ che non intende vendere il proprio petrolio a nessuno dei Paesi che adotteranno il tetto ai prezzi. L’incognita, e il rischio, è che questo possa riguardare anche il greggio via tubo. “Venderemo petrolio e prodotti petroliferi ai Paesi che lavorano con noi sulla base delle condizioni di mercato anche se questo volesse dire che dobbiamo ridurre un po’ la produzione”, ha detto il vice primo ministro russo Alexander Novak. I trader prevedono un calo delle esportazioni petrolifere russe nei prossimi mesi: in base a quanto diminuiranno, cambierà – verso il basso o verso l’alto – il prezzo nel 2023. Il timore è quello di un calo delle quotazioni tale da convincere l’arabia Saudita a intervenire per difendere i prezzi.
INTANTO, come raccontato ieri, Mosca sta cercando soluzioni pratiche per aggirare il problema: non solo le cosiddette “triangolazioni” (il petrolio russo cambia nazionalità a un certo punto del suo viaggio), ma anche la creazione di quella che gli esperti del settore chiamano una “flotta fantasma” con petroliere acquistate per tutto il 2022. Una società del settore citata dal Financial Times ritiene siano 100 le navi comprate da Mosca quest’anno per aggirare l’embargo e il tetto al prezzo su broker marittimi e assicuratori: 29 superpetroliere capaci di trasportare 2 milioni di barili ciascuna, 31 petroliere di dimensioni Suezmax (circa 1 milione di barili) e 49 Aframax da circa 700.000 barili. Sono 60-70 in meno rispetto al numero necessario per mantenere il livello normale di export petrolifero. Non è detto che lo farà.
Prima osservare, poi... I lockdown in Cina mettono in crisi la domanda, i prezzi calano: “Interverremo se necessario”