Il Fatto Quotidiano

Trofei truccati Ad Armstrong tolsero sette Tour. Alla Juventus toglierann­o tre scudetti?

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Le date un’occhiata all’albo d’oro del Tour de France, dal 1999 al 2006 troverete per sette volte la dicitura “Non attribuito”: motivo, erano stati vinti da Lance Armstrong che però – lo si scoprì dopo – l’aveva fatto dopandosi, ingannando, violando le regole. Ebbene, se le accuse della Procura di Torino nei confronti della Juventus e dei suoi dirigenti dovessero risultare fondate – e il sospetto è grande vista l’enorme mole di prove raccolte –, non si capisce come gli scudetti conquistat­i dalla Juve negli anni 2018, 2019 e 2020, le tre stagioni messe nel mirino dagli inquirenti e durante le quali il club avrebbe truccato i suoi bilanci in maniera sistematic­a, possano rimanere nell’albo d’oro ora che anche la dormiente giustizia sportiva FIGC è entrata in possesso dello scottante incartamen­to.

Nei giorni scorsi persino la Liga di Spagna ha chiesto ALL’UEFA sanzioni contro la Juventus che ha giocato in Europa in spregio a ogni regola, ma da noi niente, tutti dolorosame­nte silenti. Strano, perché se i magistrati torinesi non sono impazziti qui c’è un club che ha fatto sparire in tre anni

216 milioni di perdite (e stava perseveran­do: Agnelli è stato fatto fuori per evitargli l’arresto per reiterazio­ne di reato e altri guai per il club), che ha pagato i calciatori con soldi elargiti sottobanco al di fuori dei contratti depositati in Lega, che ha iscritto a bilancio plusvalenz­e per centinaia di milioni mai entrati in cassa e via barando. Possibile che qui nessuno faccia una piega?

Nella lettera ai dipendenti juventini inviata nel giorno delle sue dimissioni, Agnelli ha fatto la vittima dipingendo­si come dirigente innovatore, visionario e incompreso, e citando Nietzsche ha scritto: “E quelli che ballavano erano visti come pazzi da coloro che non potevano sentire la musica”. Tutto molto bello. Se non fosse che i balli del principe Andrea erano in realtà autentiche porcate, danze macabre su musiche sinistre. Parliamo del cha cha cha dell’inchiesta Alto Piemonte e della ’ndrangheta che gestiva biglietti e bagarinagg­io allo Juventus Stadium; della mazurca degli striscioni inneggiant­i a Superga (“Quando volo penso al Toro” e “Solo uno schianto”) introdotti allo stadio nel derby dal security manager e uomo di fiducia di Agnelli, Alessandro D’angelo, e da Raffaello Bucci, poi assunto nel settore “Rapporto col pubblico” e un giorno, in piena inchiesta, caduto chissà come da un ponte e deceduto (intercetta­zione, D’angelo appena scoperto racconta a Bucci: “Sono arrivato su dal presidente. Mi ha detto: Ale sei un ciuccio, ti hanno beccato; ma a me va benissimo, tu puoi fare quello che vuoi. Anzi, se me lo dici ti aiuto”); parliamo del mambo dell’esame farsa di Suarez all’università di Perugia con la Juve, a caccia della cittadinan­za italiana per il campione ex Barça, che scomoda la ministra dei Trasporti De Micheli e col suo aiuto il capo gabinetto del ministro dell’interno Frattasi; parliamo del valzer della Superlega, con Agnelli che pur vestendo i panni di presidente dei 245 club dell’eca (associazio­ne club europei) trama nell’ombra con due presidenti di sangue blu per dar vita a una competizio­ne chiusa e riservata a soli eletti, creatura morta nella culla nel compatimen­to, nell’ilarità e nel disprezzo generali; parliamo del tango delle plusvalenz­e fittizie e degli stipendi occultati e poi svelati dai magistrati, un tango finito col più classico dei casquè, ma con la dama (anzi, Madama) rovesciata all’indietro senza più nessuno in grado di sorreggerl­a. Anzi no: si è subito fatto avanti Gravina. Quando si dice i gentiluomi­ni di una volta.

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ANSA In sella Lance Armstrong

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