Bomba sulle bollette elettriche: rischiano migliaia di imprese
Al Centrosud chi si ritrova senza fornitore da gennaio pagherà sovrapprezzi da 200 euro al MWH
La tenuta di un sistema si rileva dalle situazioni di stress, il sistema elettrico nazionale in linea di principio è disegnato in modo da non pregiudicare l’utente non moroso che non riesca a trovare un fornitore di energia elettrica perché la società di vendita a cui si era affidato è fallita o non ha unilateralmente rinnovato il contratto. Nella propaganda trionfalistica del governo precedente, secondo la quale va tutto bene e la colpa del caro energia è solo degli speculatori, i meccanismi di salvaguardia sarebbero dovuti funzionare in modo automatico secondo le vecchie regole.
Dato che la realtà è molto diversa dalla propaganda il 25 novembre si è accesa una spia rossa sulla tenuta del sistema.
Le imprese delle regioni meridionali che non hanno un contratto di somministrazione di energia elettrica nel 2023 sono infatti tutte a rischio chiusura.
IN TEORIA LE AZIENDE
che sono sul mercato libero e che non hanno trovato un fornitore per il prossimo anno dovrebbero essere garantite da un meccanismo che prevede la somministrazione di energia da un altro player di mercato.
Ogni biennio l’acquirente Unico bandisce una gara per aggiudicare il cosiddetto “Servizio di Salvaguardia” (SDS) su base regionale, i vincitori del bando si impegnano a fornire energia agli utenti che a causa del fallimento della società di vendita o per mancanza di offerta non abbiano un contratto di fornitura di energia.
Ad esempio, nel biennio 2021-2022 un utente che si fosse trovato senza contratto di fornitura in Sicilia sarebbe stato automaticamente assegnato ad Enel (vincitrice della gara) pagando un sovrapprezzo di 17,80 euro per MWH rispetto al prezzo giornaliero di mercato (PUN). Il 25 novembre Acquirente Unico fa sapere che lo stesso utente nel biennio 2023-2024 pagherà 202,41
Draghi e Meloni distratti
euro in più per MWH, in Puglia Basilicata e Molise, il sovrapprezzo sarà di 179,94 euro per scendere ai 123,34 e arrivare sino ai “soli” 83,91 euro del Lazio non prima di aver attraversato i 97,80 che toccheranno agli sfortunati clienti di Campania, Abruzzo e Umbria. In sostanza, da cinque a dieci volte la maggioranza che si pagava fino a quest’anno. Il sovrapprezzo massimo per le regioni del Nord e le altre del Centro, che sono state aggiudicate ad A2a,saràinvecedi 29,97euro, ma in Lombardia - la Regione più fortunata - sarà di 15,90 (per tutti i dati, basta guardare la tabella in pagina).
Il numero di chi è “scoperto” senza colpa salirà nel 2023, cioè quando partono i costi “capestro” delle ultime gare
INUTILE SOFFERMARSI sul meccanismo di gara non adeguato alla nuova realtà del mercato elettrico, focalizziamoci sugli effetti che avrà il meccanismo infernale che si è messo in moto. A causa dell’incertezza sul mercato del gas e allo stop delle centrali molte società di vendita dell’energia non sono riuscite ad avere certezza sui volumi commercializzabili per il prossimo anno e a loro volta hanno comunicato ai propri clienti che non avrebbero rinnovato i relativi contratti di fornitura.
Ci sono quindi migliaia di piccole e medie aziende, strutture alberghiere, ospedali, case di cura e centri per anziani che pur avendo sempre pagato la bolletta si troveranno ora a dover sborsare un sovrapprezzo monstre al vincitore della gara del Servizio di Salvaguardia. Per dare un’idea della bomba innescata, il mercato stima che un megawattora costerà mediamente sopra i 300 euro per tutto il 2023, se a questo ci aggiungiamo circa 90 euro di costi per il trasporto ed oneri l’utente finale senza contratto in Sicilia o in Puglia pa
gherebbe quasi 600 euro per MWH.
Un costo insostenibile che condannerebbe a morte una grossa fetta dell’economia meridionale provocando un’ondata di inadempienze dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
Era invece prevedibile quello che è successo: sarebbe bastato che il ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica - all’epoca della Transizione ecologica - avesse monitorato il mercato prendendo atto di una carenza strutturale di energia e soprattutto dell’impossibilità delle società distributrici di avere certezze sul futuro delle proprie forniture
Il precedente e l’attuale governo hanno concentrato invece i propri sforzi nell’inseguire un impossibile tetto europeo al prezzo del gas anziché prendere atto delle condizioni reali del mercato e adeguare le regole di funzionamento del mercato italiano alla mutata realtà dell’incertezza di forniture.
L’esecutivo avrebbe potuto destinare una parte dei soldi destinati ai sussidi a tutelare aziende che hanno sempre pagato le bollette e che ora rischia di essere stritolato non solo dai prezzi dell’energia, ma da quel meccanismo che ironicamente era previsto per tutelarle.
Il governo si troverà ad affrontare già a fine gennaio l’emergenza di quelle aziende meridionali colpite ingiustamente da prezzi esorbitanti e contemporaneamente prevedere nuove misure sulle bollette ordinarie da marzo. Probabilmente alle prime avvisaglie del problema si penserà di scaricare su tutto il sistema il costo di fornire energia a chi non ha un contratto sospendendo così la Salvaguardia.
SE IL FENOMENO fosse contenuto nei volumi degli anni precedenti non ci sarebbero grandi problemi se invece, come prevedono alcuni, gli utenti senza contratto fossero molti di più del passato è probabile che ci sia un rialzo sui prezzi spot dell’energia perché i volumi addizionali non sono al momentonel computo del mercato. In mancanza di un provvedimento ad hoc forse avremo un inutile “tetto dinamico al prezzo del gas”, ma di certo assisteremo ad un’ecatombe di imprese nelle regioni più povere del Paese, a dimostrazione del fatto che scorciatoie e propaganda non attecchiscono nel mercato delle