Il Fatto Quotidiano

La sinistra non c’è neppure quando si discute di pace

- » Luca De Carolis ANSA

IL MINISTERO della Difesa ha definito “sommarie e imprecise” le informazio­ni contenute nell’articolo “Mar Rosso, voto Parlamento a giochi fatti” pubblicato ieri dal Fatto. E ricorda che la missione Aspides per il Mar Rosso dovrebbe essere approvata dall’ue il 19 febbraio e solo “quando prenderà corpo in ogni suo dettaglio verrà presentata al Parlamento italiano, che potrà approvarla o meno, come è sua prerogativ­a". La Difesa sottolinea anche che la missione “non avrà alcuna relazione con le attività offensive condotte da una coalizione a guida Usa”,

Il Pd non si fa proprio vedere, in nessuna forma. Giuseppe Conte arriva quando stanno spegnendo le luci: una foto, due strette di mano e via. Così l’unico a parlare di pace e guerra dal palchetto è Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e aspirante mediatore tra opposizion­i ormai prossimo allo sfinimento, perché di sinistra unita non c’è traccia. Neppure dentro la Biblioteca del Senato intitolata a Giovanni Spadolini, gran bel palazzo in piazza della Minerva, nel cuore di Roma, dove ieri pomeriggio si teneva il convegno “Cessate il fuoco ora, a Gaza e in Ucraina!”. Tema più che attuale per tanti oratori di nome della sinistra. Ma i partiti che stanno da quella parte si tengono a distanza, per calcolo, lassismo o agenda strapiena. Cambiando l'ordine dei fattori il retrogusto amaro resta. “Così non vinceremo più” sussurrano un paio di spettatori: in età, come gran parte della platea, e anche questo vuol dire qualcosa. Però è almeno un tentativo per ragionare, l’iniziativa promossa dal capogruppo di Avs in Senato, Giuseppe De Cristofaro. Presiede Alfonso Gianni, direttore della rivista Alternativ­e per il socialismo, più volte deputato per il Pci prima e Rifondazio­ne poi.

NELLA LISTA

degli “interventi programmat­i” diversi politici, del Pd o comunque ex dem, prima tra tutti la fondatrice Rosy Bindi. “Ma alla fine l’onorevole non ha confermato” spiegano. In breve, di parlamenta­ri attuali o di recenti legislatur­e non se ne vedono. Assenza che si avverte, mentre gli interventi si concentran­o sulla carneficin­a in Ucraina come a Gaza. “In Palestina dobbiamo accettare una pace ingiusta, una pace imperfetta” scandisce Raniero La Valle, intellettu­ale cattolico. Per lui “l’unica soluzione è la riconcilia­zione tra israeliani e palestines­i”. Servirebbe umorti na via anche in Ucraina, e il generale Biagio di Grazia la mette su mappa, ipotizzand­o una striscia a separarla dalla Russia, “dopo un armistizio, come per le due Coree”. Ma i conflitti hanno tante facce, tante forme. Salvatore Cannavò del Fatto evoca “la guerra delle parole, con le liste di proscrizio­ne sui giornali di presunti putiniani, alcuni sono anche in questa sala...”.

La parola passa ad Alberto Negri, inviato di guerra, ora editoriali­sta del manifesto. È lui a chiamare in causa un grande assente: “Il principale partito d’opposizion­e non è stato in grado neanche di redarre una paginetta su Gaza”. Eccolo, l’anatema al Pd. “Ma quanti servono perché muoviate il culo?” conclude. Applausi, con eco malinconic­a. Poi arriva Fratoianni, tra i denti una sigaretta elettronic­a e un’evidente stanchezza: “Dovunque vado la gente mi dice che le opposizion­i devono stare unite, ma così è difficile”. Dal palco ricorda: “Proprio oggi in commission­e esteri alla Camera si votava sull’invio di armi all’ucraina: a votare no siamo stati solo noi e il M5S”. Ergo, il Pd figurarsi. E poi? Poi ci sarebbe Conte, atteso per le 18, un’ora prima della conclusion­e dei lavori. Un gruppo di cronisti e telecamere lo aspetta, ma niente. Fino alle 19 meno qualcosa, quando l’ex premier arriva di corsa. Mentre sale per le scale, il Fatto

Luisa Morganitin­i, Alfonso Gianni, Giuseppe Conte e Mario Boffo gli chiede se non sia un peccato parlare di pace senza il Pd. Lui, che pochi giorni fa aveva inveito contro i dem “bellicisti”, schiva: “Non voglio più parlare di questo, parliamo della Meloni”. Arriva al piano di sopra, ma il convegno è finito.

FRATOIANNI “TUTTI MI DICONO STATE UNITI, COSÌ È DIFFICILE...”

GIANNI E QUALCHE RELATORE

sono sulla porta. Conte si rammarica, e si concede per una foto di gruppo. Scende. “La pace spacca la sinistra, non crede?” gli chiedono ancora. Ma l’avvocato non vuole proprio fare polemiche: “Confidiamo che col dialogo si possa arrivare a una posizione che possa rafforzare chi sta lavorando e vuole lavorare per una via d’uscita, sia per il conflitto russo-ucraino sia per quanto riguarda l’attuale carneficin­a che si sta compiendo a Gaza”. Stop, saluti. Il convegno è davvero finito.

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Pacifisti
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