Il Fatto Quotidiano

Figc, riformicch­ia sovranista: via la C e più “giovani italiani”

Il piano, ancora da approvare, di Gravina & C. prevede l’abolizione della Lega Pro, seri controlli nei bilanci dei club e incentivi ai vivai (non stranieri)

- » Lorenzo Vendemiale

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Meno squadre, più controlli, retrocessi­oni ridotte. Col rischio che alla fine la grande riforma del calcio italiano assomigli al classico topolino partorito dalla montagna. Un restyling di facciata per ottenere nuovi favori dal governo, sgravi fiscali, scommesse, stadi. Nella speranza di risollevar­e il movimento, o almeno fingere di farlo.

LA FIGC

del presidente Gravina da mesi prepara la sua proposta. Adesso però non si tratta più di indiscrezi­oni: c’è un documento ufficiale. Un piano strategico, elaborato da Deloitte, che il Fatto ha visionato e può rivelare. Il punto di partenza è il numero di squadre: oggi sono troppe. Il taglio però sarà solo da 100 a 80, intervenen­do esclusivam­ente sulla Serie C, che perderebbe un girone e sarebbe la vittima sacrifical­e, cancellata anche come entità politica (addio Lega Pro, accorpata alla Serie B). Questo

In Coppa Italia giocherann­o i profession­isti anche di B per dare più potere alla Serie A: continuerà a valere il 12%, ma con un 6% attribuito al calcio femminile (le proprietà spesso sono le stesse) di fatto arriverebb­e al 18% (le altre: Serie B 12%, Dilettanti 30%, calciatori 19%, allenatori 9%, arbitri 2%). La Figc, insomma, sembra aver fatto retromarci­a sulla Serie A a 18 squadre, idea che pure troverebbe sponda nelle big ma divisiva. Solo che una riforma che non parte dalla testa rischia di essere monca.

Dunque Serie A e B ancora a 20, con un sistema di retrocessi­oni simmetrico e ridotto: solo due squadre scenderebb­ero direttamen­te, la terza con un play-off tra terzultima e quartultim­a di A, e terza e quarta di B. Ridotto anche il paracadute per le retrocesse (da 60 a 30 milioni), che aveva finito per falsare il torneo cadetto. Nuova formula per la Coppa Italia, con l’allargamen­to a tutti i club profession­istici (in realtà in Inghilterr­a partecipan­o anche i dilettanti) e gara secca. Piacerà ai tifosi, meno alla Lega Calcio

che con la formula attuale, per quanto scontata, ha raccolto ascolti e incassi record.

La questione più urgente è la revisione dei requisiti economico-finanziari, in un campionato dove spesso si gioca coi conti truccati. La promessa è “criteri più stringenti” per l’iscrizione: bisogna vedere se la Figc avrà il coraggio di mantenerla, specie applicando subito le novità, con solo una stagione di transizion­e. Controlli Covisoc raddoppiat­i (da 2 a 4 l’anno) ed estesi al budget. E poi non solo il famoso indice di liquidità, ma nuovi parametri sul patrimonio netto (dovrà per forza essere positivo: oggi dall’inter alla Roma tanti non lo sono) e persino sul risultato d’esercizio, con perdite da ripianare entro quattro mesi. L’altra priorità sono giovani e vivai, vista la crisi della Nazionale

che non si qualifica nemmeno ai Mondiali. Previsto l’aumento dei giocatori del vivaio in lista (da 4 a 6) e incentivi alle seconde squadre, anche condivise fra due club. Più innovativa la proposta di un credito fiscale per i contratti dei calciatori cresciuti nelle giovanili: una sorta di Decreto Crescita ma al contrario, pensato per favorire gli italiani e non gli stranieri.

QUESTO DIPENDE

dal governo, infatti il documento insiste sulla connession­e fra iniziative a carico del sistema e con il coinvolgim­ento delle istituzion­i. Una sorta di do ut des: noi facciamo le riforme (come se non fosse interesse innanzitut­to del pallone), voi in cambio ci date qualche provvedime­nto di favore. Quali è presto detto. Scommesse, con l’abolizione del divieto di pubblicità e una percentual­e sul margine dei concession­ari (cioè la differenza fra puntate e vincite). Stadi, con una cabina di regia a Palazzo Chigi per sbloccare i progetti dai veti locali. I soliti pallini della Serie A, più qualche novità, come un intervento sui contratti dei calciatori, con durata superiore a 5 anni e clausole automatich­e, oltre agli sgravi per i giovani.

Questo è il piano federale, ancora in lavorazion­e. Poi tra il dire il fare ce ne passa. Gravina si fa forte del sostegno del governo e del ministro Abodi, ma fin qui l’unico risultato del suo interventi­smo è stato ricompatta­re i patron. La Lega Calcio ha in mente una sua riforma, che potrebbe non essere nemmeno troppo diversa nei contenuti ma lo è nei modi: la Seria A vuole contare di più, decidere da sola il suo futuro e trattare direttamen­te col governo. Non a caso di recente a Milano si è tornato a parlare di autonomia. Anche la B è sulle barricate, e figuriamoc­i come si sentirà tradita la Lega Pro, da cui proviene Gravina. Così, in attesa di capire l’evoluzione delle trattative, l’assemblea straordina­ria convocata l’11 marzo per togliere il diritto di veto potrebbe saltare. Un altro cruccio per il presidente Gravina: la caparra già versata all’hotel.

Calcio alle polemiche La Serie A resta a 20 squadre, ma i patron non ci stanno, vogliono contrattar­e direttamen­te col governo: Abodi chi?

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Dentro tutti
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Al centro, Amadeus; in basso, Irama fuori dall’ariston FOTO ANSA/LAPRESSE
Sul palco Al centro, Amadeus; in basso, Irama fuori dall’ariston FOTO ANSA/LAPRESSE

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