Panini e gadget, la “lebbra” devasta l’arte a Firenze
Situazione grave, ma non seria. “Una risata vi seppellirà”, dicevamo ai tempi nei quali la Rivoluzione appariva a portata di mano: un frutto maturo da cogliere. Ora i tempi sono cambiati al punto che una situazione di allucinante gravità rischia di generare una risata piena di menzogna e di disperazione. Il conformismo eterodiretto di massa e il “pensiero unico”, due anime in un nòcciolo, stanno celebrando ormai in pompa magna le loro Nozze di Platino cominciate ai primi degli anni Novanta del secolo scorso (ricordate il pur démodé Francis Fukuyama?) e ch’erano state del resto preparate da una lunga stagione di nozze morganatiche. Ed ecco in che modo.
Siamo al remaking della celebre fiaba del Re Nudo. Come sapete, nella sua versione tradizionale la menzione architettata da due truffatori furbastri e sostenuta da un sovrano stupido e credulo viene smascherata dalla semplicità di un bambino che fa crollare il castello di una menzogna sostenuta dalla paura con la semplice dichiarazione della verità evidente: “Ma il Re è Nudo!”.
LA VERSIONE
postmoderna della fiaba, tipica del Nostro Libero e Felice Occidente, ha elaborato un Lieto Fine diverso. Il bambino esclama: “Il Re è nudo!”; ma il buon popolo omogeneizzato e decerebrato a colpi di Fake News mediatiche reagisce come una belva impazzita dinanzi a una Verità che scompiglia il castello di carte bugiarde al quale si è assuefatto e del quale è ormai complice: e fa a pezzi il piccolo, incauto testimone. Com’è noto, questa è la fine di tutti i profeti veridici.
Partiamo dalla constatazione del livello di degrado nel quale versano un po’ tutte le grandi Città d’arte d’europa: da Roma a Parigi a Siviglia a Mont-saint-michel a Vienna, dove sono stati sommersi e sono quasi scomparsi – anche quando sopravvivono – i musei, le librerie, i negozi di qualità, le botteghe artigiane (per non parlare delle chiese, spesso chiuse tranne durante orari di visita nei quali si paga il biglietto; o delle sale cinematografiti che, “evolute” come sappiamo…), mentre dilaga lo tsunami dei negozi e delle botteghe di oggetti kitsch, di “ricordini” di falso antiquariato, di pizzerie hamburgerie wokerie dove si smercia junk food. Io, che ho un sacco di difetti ma viaggio molto, conosco un solo luogo d’arte della grande Europa del tutto immune da questa lebbra che sfiora perfino piazza San Pietro: la grande piazza del santuario di Santiago de Compostela.
LA MAREA
montante di questo materiale (dal momento che sono un signore non sto a specificare il materiale di cui esso è costituita) sta invadendo com’è noto anche Firenze. Ne è nata una polemica nella quale politici, imprenditori e studiosi (io compreso) hanno detto la loro, in genere ben curando di mantenersi al di sotto al livello di un giudizio sincero e preciso, timorosi tutti di pestar i calli di qualche Mammasantissima che su questa situazione o sulle sue conseguenze ci guadagna eccome.
Unica, luminosa eccezione – che Dio la benedica – la signora Cecilie Hollberg, direttrice del Museo dell’accademia di Firenze: la quale, interrogata sulla possibilità per Firenze di uscire dalla voragine melmosa nella quale è entrata, ha sentenziato (forse resa esitante dalla sua conoscenza, ottima però non perfetta, della nostra lingua) che quando una donna si è ormai abituata a esercitare il Più Antico Mestiere del Mondo, è difficilissimo che riesca a redimersi e comunque impossibile che possa conseguire di nuovo la verginità.
Un giudizio sintetico ma irreprensibile: che quindi non coinvolge solo i turisti ignorano gli extracomunitari maleducati, ma tutti noi, tutti noialtri buoni fiorentini che questa vergogna la provochiamo e la sosteniamo, e ci guadagniamo; o che la subiamo per noncuranza, per indifferentismo conformista e qualunquista, per cinismo, per vigliaccheria.
UN GIUDIZIO
tanto esatto e onesto da scatenare l’ira funesta di tutti gli Addetti al Potere. Non si parli di Matteo Renzi, ormai tanto aduso a redditizi suq e bazaar da ritenere che non possano esistere altre forme di scambio e di convivenza; ma si è indignato anche il sindaco Dario Nardella, che viceversa – in quanto almeno formalmente (per quanto ciò non sia del tutto giusto) – avrebbe dovuto avere il coraggio e la lucidità necessari ad ammettere che ormai le cose sono andate troppo oltre e avviare un sia pur duro e difficile percorso di risanamento, a cominciare dalle concessioni del suolo pubblico e alla tolleranza eccessiva, non sempre legale, dell’esercizio di certe professioni; e sembra si sia indignato perfino il ministro Gennaro Sangiuliano, trascurando che la situazione denunziata riguarda una città governata dal fronte politico opposto al suo (e il non aver montato su ciò una speculazione va a suo obiettivo onore) ma perdendo altresì un’occasione opportuna per lanciare a livello nazionale una campagna di risanamento e di rinnovamento analoga a quella che il sindaco di Firenze dovrebbe avviare nella sua città.
Insomma, oportet quod scandala eveniant: e dispiace solo – ma la comprendiamo – che la signora Hollberg, sommersa da tante e tali proteste da parte di chi avrebbe dovuto solo vergognarsi e magari spingere il coraggio e l’onestà di cui è evidentemente priva fino a darle ragione, si sia vista “obbligata” a chiedere scusa. Si risparmi scuse elargite a chi non le merita, signora Hollberg.
Ma, a Firenze e altrove, il ventre che ha partorito queste ridicole infamie è ancora gravido: e lo sarà molto a lungo. Succede di tutto e di più. Anzi, di tutto e di peggio.
Giù il velo La direttrice del Museo dell’accademia ha detto che la città difficilmente si riprenderà L’hanno sommersa di improperi, solo perché ha detto la verità