Giorgia ora coccola gli agricoltori “buoni” Salvini accusa Lollo
Giorgia Meloni aveva bisogno di placare la protesta. Le immagini dei trattori al Colosseo e sul Grande Raccordo Anulare preoccupavano la premier. Soprattutto elettoralmente, mentre Matteo Salvini continuava a sostenere la loro protesta dalla Basilicata. Così non poteva più restare ferma: giovedì sera ha convocato, insieme a mezzo governo, le principali sigle degli agricoltori a Palazzo Chigi per annunciare l’emendamento del governo al decreto Milleproroghe sull’irpef agricola: tornerà un’esenzione per chi ha un reddito fino a 10 mila euro, il massimo che è riuscito a fare il ministero dell’economia. Il testo non c’è ancora e arriverà lunedì, ma intanto Meloni ha spaccato le sigle degli agricoltori e messo il cappello su una misura economica in loro favore. Tant’è che solo nel tardo pomeriggio ci pensa il ministro dell’agricoltura a ricevere – al ministero e non a Palazzo Chigi – una delegazione di “Riscatto Agricolo”, la sigla principale dei trattori.
LO SCONTRO politico però è tutto interno al governo. E coinvolge Meloni e Salvini. Da giorni il leghista aveva deciso di cavalcare la protesta dei trattori prima ricevendoli giovedì in Abruzzo e poi spiegando, tramite il capogruppo Riccardo Molinari, che il governo aveva “commesso un errore a non prorogare l’esenzione Irpef ”. Ma stavolta Meloni risponde. La sfida inizia ieri mattina quando Lollobrigida ordina ai suoi di presentare un emendamento al Milleproroghe che sospende per sei mesi l’obbligo di assicurazione per i mezzi agricoli. Un’invasione di campo nei confronti di Salvini perché riguarda proprio le deleghe del ministro dei Trasporti.
Pochi minuti dopo è il leghista a rilanciare annunciando una riunione dei capi dipartimento della Lega per parlare proprio di Agricoltura. Una sorta di contro-vertice di partito visto che Salvini era a conoscenza dalla sera prima della riunione convocata alle 14.30 a Palazzo Chigi. Proprio dopo pranzo, di fronte a Meloni, i ministri Giorgetti, Urso, Calderone, Fitto, Tajani e Salvini (videocollegato da Potenza) ci sono gli esponenti delle principali sigle sindacali: Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confagri e Fedagripesca. La prima a parlare è proprio la premier che prova a rassicurare tutti spiegando di aver sempre difeso gli agricoltori “dalle scelte dell’ue” che spesso ha portato avanti decisioni basate sulla “ideologia green”. Poi annuncia l’emendamento per ripristinare l’irpef agricola per chi ha redditi bassi sotto i 10 mila euro e ricordando che per il 2024 sono previsti 80 milioni sotto forma di credito agrario. Inoltre si dice disponibile a istituire un tavolo permanente per gli agricoltori.
DOPO MELONI interviene Tajani e poi Salvini che si scontra col ministro Lollobrigida davanti agli agricoltori. Il leghista attacca l’europa, ma poi critica direttamente il fedelissimo della premier: “Bisogna fare di più, serve l’esenzione per tutti”. Subito dopo prende la parola proprio Lollobrigida che fa sponda col ministro dell’economia Giorgetti spiegando che “come dice Giancarlo, questa misura servirà per il 90% degli agricoltori”. Poi attacca indirettamente Salvini: in primis dice che la legge sulle assicurazioni per i mezzi agricoli è “fatta male e inefficace” (come dire a Salvini: occupati dei tuoi dossier), poi aggiunge che in legge di Bilancio “tutti i partiti hanno votato per cancellare l’irpef senza obiezioni”. Un riferimento preciso anche alla Lega. Salvini si disconnette in anticipo per parlare all’evento “Italia dei Sì” e ribadisce che serve “fare di più”. La Lega chiede che la soglia per l’esenzione dell’irpef sia alzata a 15mila euro. Lollobrigida esce da Palazzo Chigi e va a ricevere gli esponenti di “Riscatto Agricolo” al ministero che poi sfilano sul Gra. Dopo l’incontro Danilo Calvani, leader dei trattori che non hanno incontrato il governo, attacca Lollobrigida annunciando una “risposta forte”. Tra i fedelissimi della premier resta una sensazione: la vicenda dei trattori ha aperto la sfida elettorale a Salvini. Meloni non sarà più disposta a lasciar cadere le provocazioni leghiste. Fino a giugno la sfida sarà continua.
Minacce La premier salva chi ha reddito sotto i 10 mila euro. Il leghista: “Si può fare di più”. I ribelli scontenti: “Ci sarà risposta forte”