Giorgia capolista dappertutto: rischia di eleggere solo maschi
La premier passerà da numero uno in ogni circoscrizione, poi rinuncerà e con l’alternanza di genere cannibalizzerà le altre donne FDI
• Punto di riferimento di FDI nel Veneto: è assessore regionale
RACHELE MUSSOLINI
• Nipote del Duce (figlia di Romano): la più votata alle Comunali di Roma
• Deputata italo-egiziana che collabora con Giovanbattista Fazzolari
La candidatura di bandiera di Giorgia Meloni al prossimo Parlamento europeo non è una buona notizia per le altre donne di Fratelli d’italia che ambiscono a un seggio a Strasburgo. La premier è destinata a cannibalizzare il voto di preferenza di FDI e la legge elettorale non aiuta le altre figure femminili del partito: ogni elettore può esprimere fino a tre preferenze, ma devono essere di genere diverso, pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza assegnate sulla scheda. In altre parole: la schiacciante maggioranza degli elettori di FDI voterà Meloni, mentre la seconda preferenza dovrà andare per legge a un candidato di genere maschile. Resta la possibilità di votare una donna usando l’ultima preferenza rimanente, ma gli elettori che arrivano a scrivere tre nomi sulla scheda elettorale sono pochissimi, un numero sostanzialmente irrilevante.
NON ESISTE una statistica puntuale di quanti siano stati gli elettori a indicare tutte e tre le preferenze nelle elezioni europee del 2014 e nel 2019 (le due in cui è stato introdotto il criterio di genere), ma ci si può fare un’idea precisa consultando la ricerca del Cise (Centro italiano studi elettorali) pubblicata dopo l’ultima tornata europea. Il Cise ha stimato un indice di preferenza (IP) dato dal rapporto tra il numero di voti validi e il numero di preferenze potenziali. Il valore dell’indice è compreso tra 0 (nessun voto di preferenza) e 1 (l’ipotesi che l’intero elettorato abbia attribuito le tre preferenze). Il risultato è largamente più vicino allo zero: L’IP dell’italia nel voto del 2019 è stato 0,19. In pratica solo il 19% delle preferenze potenziali è stato effettivamente espresso dagli elettori.
Cosa significa per Fratelli d'italia? Che per le candidate diverse da Meloni la corsa all’europarlamento è in salita. La premier si presenterà da capolista in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali e assorbirà quasi per intero le preferenze di Fratelli d’italia. Poi rinuncerà all’elezione e lascerà il seggio ai candidati più votati dopo di lei: per il meccanismo che abbiamo appena spiegato, saranno uomini. D’altra parte nella sua storia FDI non ha ancora mai fatto eleggere una donna a Strasburgo. Nel 2014 FDI è rimasta sotto alla soglia di sbarramento (4%), nel 2019 invece ha eletto 6 parlamentari: Pietro Fiocchi e Carlo Fidanza (Nord-ovest), Sergio Berlato (Nord-est), Nicola Procaccini (Centro), Raffaele Fitto (Sud) e Raffaele Stancanelli (Isole), tutti (tranne uno) grazie alla rinuncia di Meloni, capolista in ogni circoscrizione e domina
IDEM NEL PD LA RIVOLTA ROSA CONTRO SCHLEIN CANDIDATA IN EUROPA
trice delle preferenze nel partito. L’unica donna nel gruppo oggi è Chiara Maria Gemma, entrata in FDI nel corso della legislatura dopo aver lasciato i 5S.
Meloni è coerente, in un certo senso: è sempre stata una fiera avversaria delle quote rosa. Ma la sua scelta penalizza tutte le figure femminili di FDI che aspirano all’elezione europea. L’ultima ipotesi, la più suggestiva, è legata alla candidatura di Nunzia De Girolamo, ex ministra dell’agricoltura sotto Berlusconi, oggi impegnata in una non semplice carriera televisiva. De Girolamo è molto vicina a Meloni, ha smentito fermamente il progetto di candidarsi alle Europee ma in FDI il suo nome è molto considerato. Una delle eurocandidate azzoppate da Meloni sarà Elena Donazzan, punto di riferimento in Veneto. In corsa per un seggio a Strasburgo dovrebbe esserci Rachele Mussolini, nipote del Duce e recordwoman di FDI alle Comunali di Roma: anche per lei la strada sarà complicata dalla multicandidatura della premier. In lista potrebbe finire Sara Kelany, deputata italo-egiziana in grande ascesa e collaboratrice del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.
MAL COMUNE,
mezzo gaudio: la questione femminile riguarda nella stessa misura anche la rivale Elly Schlein, segretaria del Pd. In un partito in cui la sensibilità femminile è un po’ meno avvizzita, il problema è già emerso: 26 esponenti dem hanno chiesto a Schlein di non candidarsi con una lettera aperta, firmata tra le altre da Enza Bruno Bossio, Silvia Costa, Simona Malpezzi, Valeria Valente. “La candidatura della prima segretaria del Pd, specie se plurima, determinerebbe il paradosso di costituire una mannaia per il meccanismo della parità di genere in sede elettorale – si legge – comprimendo la possibilità concreta per le nostre candidate di essere elette”. Altre, come Paola De Micheli, Laura Boldrini e Alessandra Moretti, si sono espresse pubblicamente contro la candidatura della segretaria. Schlein ancora riflette, Meloni ha archiviato la questione senza rimorsi.