Pensionato lavora 12 ore e guadagna 170 € in un anno: l’inps vuole indietro 41 mila euro
Quattro giorni di lavoro in un anno, per un totale di 12 ore, valgono per l’inps 41.419,34 euro. È quanto si è visto richiedere dall’inps il pensionato Mario Vanzo – che vive a Cavalese, in Trentino – per aver percepito 177,62 euro lavorando per l’agenzia di un amico, dopo essere andato in pensione con Quota 100, a 62 anni di età con 38 di contributi. Vanza, che avrebbe dovuto affrontare un delicato intervento medico, ad agosto 2021 sceglie di ritirarsi dal lavoro in anticipo “per non gravare sulle casse pubbliche e liberare un posto di lavoro”. Comunque convinto di poter svolgere qualche piccolo lavoretto per arrotondare. Così, da pensionato, quando a settembre 2022 arriva la chiamata di una società che svolge servizi per le Poste, e con cui aveva già collaborato, Vanzo accetta e ricopre un piccolo servizio part-time. Lo considera di “pubblica utilità”. “Avevano bisogno – racconta – di una persona di fiducia per guidare un mezzo che trasportava raccomandate e assicurate. Poche ore di lavoro per un compenso di 177,62 euro. Credendo di essere nel giusto ho accettato”. Ma per la legge non poteva farlo. Per chi va in pensione con Quota 100 è vietato svolgere qualsiasi lavoro per i successivi 5 anni, anche se occasionali e nel limite dei 5 mila euro lordi l’anno. A sbatterglielo sotto al naso è l’inps di Trento che a inizio anno gli recapita una prima raccomandata per chiedergli la restituzione di tutta la pensione percepita fino a quel momento, “perché il servizio che aveva prestato non era un lavoro autonomo occasionale ma dipendente”. Vanzo si precipita allo sportello dell’inps dove spiega che ha “lavorato” solo in quell’occasione e che era occasionale. La risposta è raggelante: bisogna pagare. Ma visto che nel 2022 e nel 2023 non ci sono effettivamente altre assunzioni, i dirigenti dell’inps di Trento gli “scontano” l’accertamento: deve solo tutta la pensione dell’anno 2022 che ammonta a 23.629,58 euro lordi. “Un’azione ritorsiva e sproporzionata”, commenta Vanzo che non fa in tempo a far sbollire la rabbia che arriva un’altra raccomandata. È l’accertamento con il bollettino da pagare: l’importo è tornato a 41.419,34 euro. “Capisco che la legge non ammetta ignoranza, ma le multe devono essere proporzionate e non utilizzate per fare cassa”, ammette Vanzo. La stessa legge che è stata modificata per consentire a Pietro Ciucci, l’ad del Ponte di Messina Spa, di eliminare i limiti di cumulo tra pensione e stipendio.