Plebiscito ribaltato e sms spariti Angelina vince tra le polemiche
Un totale di due pizze, e l’italia è questa qua. Ma sì, avevano ragione gli Elii, ai quali pure fu “scippato” (dicunt) un Festival al tempo della Terra dei Cachi. Verrebbe voglia di attovagliarsi con Angelina Mango e Geolier e risolverla così. Al rompete le righe sanremese, lei ha ammesso di sognare una margherita con gli amici e lui si è offerto: “Te la preparo io!”.
Evviva questi due ragazzi, diversamente talentuosi, esposti come icone davanti alle barricate di schieramenti contrapposti, i razzisti e gli anti-rapper, le curvacce facinorose del “Vesuvio lavali col fuoco” dentro la fogna social, gli assemblearisti da smartphone contro i golpisti della Sala Stampa. Su tutto, l’acquerugiola sfinente dell’eterno sospetto di truffa e di brogli, che trasforma l’ariston nella Porta Portese delle tre campanelle, o nel contestato spoglio delle schede Repubblica versus Monarchia. A quasi ottant’anni dal referendum costituzionale, ha fatto in tempo a morire Vittorio Emanuele, ma Sanremo resta il Principato del Gomblotto. Quale? Nessuno, a ben guardare.
L’ESITO È LEGITTIMO,
il pastrocchio era nel regolamento. Per il ballottaggio tra i cinque finalisti, alle giurie di addetti ai lavori (la Sala Stampa e quella delle Radio) era stato attribuito un peso totale del 66 per cento, a fronte del 34 del voto popolare. Ed è bastato che le prime due si esprimessero massicciamente (73,5 + 31,2) in favore di Angelina per rendere ininfluente il quasi-plebiscito del 60 per cento dei fans di Geolier, la quota più alta di suffragi ottenuta da un cantante in gara dal tempo delle preferenze via sms, con la Mango confinata al 16,1. Ma anche se avesse ottenuto la totalità dei consensi da remoto, l’artista napoletano sarebbe stato superato dalla coalizione, che lo ha praticamente ignorato, dei giurati accreditati: circa 450 “teste” contro i milioni che, cellulare alla mano, hanno digitato i codici indicati da Amadeus. Alla proclamazione del vincitore, gli aficionados di Geolier si sono sentiti raggirati dalla mobilitazione della “casta mediatica” (definizione di un altro vecchio rapper invelenito, Frankie HI-NRG) contro il loro beniamino. Il trionfo di Angelina (che con grinta si è guadagnata il pass per l’eurovision Contest, sul quale puntava anche la grande sconfitta, Annalisa) è stato vissuto come un furto a mezzo stampa, una “vendetta” per il primo posto dell’idolo di Secondigliano nella serata cover. Comunque la si voglia leggere, Sanremo è un evento ultrapop, che vive di tifo e partecipazione attiva: un errore storico affidare alla Sala Stampa il doppio ruolo di arbitri e critici, il suo peso andrà drasticamente rimodulato dalla Rai, che annuncia una “riflessione” sul tema, una delle tante grane che dovrà sobbarcarsi
Angelina Mango ha vinto Sanremo, a destra Geolier, premiato dal voto popolare il prossimo direttore artistico. Era già accaduto nel 2019 con il rovesciamento di posizioni al vertice tra Ultimo e Mahmood, ma lì la decisione dei giornalisti era stata meno clamorosa, e certamente corretta. Sabato, invece, il caos è stato totale, anche sul piano della convalida in corsa dei televoti. Tanto da indurre Ama a placare in diretta il borbottio social, alimentato anche da alcuni angosciati cantanti: l’enorme flusso di preferenze stava “costringendo Telecom a privilegiarne il conteggio”, solo in un secondo momento sarebbero stati ritornati al mittente i messaggi di conferma. Attenzione: tutti i voti affluiti nel server sono stati calcolati (c’è la certificazione di ben tre
Risultati Geolier fa 60% col voto popolare, vanificato da stampa e radio. Problema regole: forse cambieranno