Amadeus dice addio? Se è così invertiamo i ruoli: conduca Fiorello
Se dovessimo basarci sulle reiterate assicurazioni di Amadeus (“Questo è il mio ultimo Festival”), dovremmo dedurne che il prossimo Festival di Sanremo sarà condotto da Amadeus. Agata Christie non avrebbe nulla da eccepire: qui di indizi non ce ne sono tre, ma cinque, perché alla fine di ogni edizione da lui condotta, a partire dalla prima, Amadeus ha annunciato il ritiro a febbraio per ripensarci già a maggio. È vero che quest’anno le cinque serate hanno avuto uno strano, sotterraneo filo nero, un retrogusto dolente se non funebre iniziato col ricordo di Giogiò Cutolo, proseguito con la tenera confessione di Giovanni Allevi, e poi Massini-jannacci, le continue
FORZA “CIURI” ROSARIO UNICO IN GRADO DI ESALTARE L’ARISTON
commemorazioni e saluti a chi non c’è più, un numero inferiore solo al diluvio di lodi e ringraziamenti. È vero che negli ascolti la tv del dolore non tradisce mai, ma qualcosa di terminale, in questa edizione, si è respirato sul serio.
Dunque, ci permettiamo di avanzare una modesta proposta per la successione di Amadeus. Noi il nome ce l’avremmo: Rosario Tindaro Fiorello. Lo diciamo a ragion veduta: l’abbandono di Fiorello dell’esterna destinata a essere ricordata per La Febbre del Ballo del quà quà e il suo arrivo sulle tavole dell’ariston ha segnato un chiaro salto di qualità, ha abbassato il tasso di glicemia, alzato la pressione e fugato la noia (senza cumbia). Amadeus è una macchina da guerra su tempi e scalette, sa tagliare il salame all’infinito e l’intelligenza artificiale ha solo da imparare, ma Fiorello è l’unico showman in grado di esaltare il Villaggio Vacanze Sanremo, di spargere la polverina d’oro sul rito collettivo che la tv ha perso per tutto l’anno, meno una settimana. Di cui Fiorello non solo sarebbe il conduttore perfetto, ma avrebbe anche un co-conduttore perfetto. Amadeus.