La gara, un macello Troppe canzoni cancellano i migliori
notai e di un funzionario Agcom) ma molti si sono persi lungo la strada. Convalide non pervenute anche a quasi 24 ore di distanza, prelievi mai effettuati (bastava un’occhiata all’estratto bancario) dei 50 centesimi di costo per ogni sms.
Non sarebbe cambiato nulla ai fini del risultato, i presunti voti fantasma erano distribuiti a caso.
Quelli validi hanno foraggiato le casse Rai, al netto del servizio dell’operatore. Mezzo euro moltiplicato per qualche milione di messaggini: fino alle 21 di ieri sera la Rai non ha diffuso i dati in valore assoluto. Per un gioco da Terra dei Cachi, dove un manipolo di privilegiati conta più della volontà popolare. Quale che sia. finale della competizione alla “sala stampa, tv e web” (verrebbe da domandare: quanti sono i votanti? Quanti voti esprimono?) e alla fantomatica “giuria delle radio” (la cui composizione è misteriosa) finiscono per generare contraddizioni difficili da spiegare. Su questi temi al servizio pubblico va chiesta cristallina trasparenza.
Diciamoci la verità, se 5 anni fa ci avessero detto che avremmo visto sullo stesso palco Ghali e i Ricchi e poveri avremmo ritenuto più plausibile vedere La Russa sdraiato sull’asfalto con Ultima generazione. E invece. Detto questo, l’ultima edizione di Amadeus ha avuto ascolti record, ma forse non è stata la più memorabile, credo neppure per il conduttore.
sul palco hanno annacquato la partecipazione di troppi giovani con talento e poco conosciuti che avevano delle belle canzoni e che hanno finito per sparire inghiottiti da una staffetta sfibrante, durata sempre fino a notte fonda. Non è un caso che nella cinquina finale non sia finito neppure un outsider ma cantanti già famosi, con record di vendite (Geolier, Annalisa, Angelina, Irama, Ghali) e che fino all’ultima sera io abbia continuato a chiamare La Sad “quelli con quello con la cresta”. Ma in fondo sono sparite anche belle canzoni come quella di Fiorella Mannoia, inghiottita pure lei dalla legge dello streaming, il che in fondo racconta bene la parabola del Festival targato Amadeus: il Festival dei vecchi è diventato il festival dei giovani. I “vecchi" servono solo a tenere vivo il marchio, un po’ come Algida che tiene dentro il cornetto classico ma poi ormai vende altri 50 nuovi gelati. Servono per tenere incollato mio padre novantenne alla tv che dopo avermi chiesto 56 volte come si chiama “quella alta con i capelli azzurri?” “Rose Villain!” “Perché villana?” poi ha visto la brunetta dei Ricchi e poveri e si è sentito ancora in questo secolo. Dispiace, per esempio, che siano finiti nel grande brodo primordiale dei cantanti meritevoli di rapidi salti evolutivi Gazzelle o i Santi francesi. In un festival meno affollato li avremmo visti di più e meglio, mentre quest’anno “ubi MA JOR minor cessat”.
Insomma, molto materiale per le radio che hanno mangime di buona qualità per i prossimi mesi, ma la gara è stata un discreto macello. Il caso “Geolier” ne è la prova. Un pezzo di sala stampa (e cioè gente che vota e decide il vincitore più che il pubblico da casa) non sapeva neppure chi fosse. Chiedi al giornalista medio frequentatore di Sanremo indirizzo e numero civico del ristorante con i migliori fusilli al pesto e lo sa, chiedigli chi è il cantante italiano più ascoltato su Spotify e ti risponde (è accaduto) che di SPOTIFIVE sa pochissimo. Non sto dicendo che TUTTI i giornalisti sono così, sto dicendo che non esiste una giuria selezionata. E questo non era un problema finché a Sanremo ci andavano Albano e Nek, diventa un problema quando la musica si sposta sullo streaming, su Spotify e Tiktok. Comunque, ha vinto Angelina: figlia di un talent (Amici) che ne ha valorizzato il talento, una manager (Marta Donà) che non sbaglia un colpo, una canzone di Madame, i look (così così) di Cerioni, il duetto con la canzone del padre scomparso, la sala stampa tutta sbilanciata per lei, insomma, solo un endorsement di Chiara Ferragni poteva cambiare un finale già scritto.
A proposito di Geolier invece, con i soldi che i suoi fan hanno investito per votarlo l’anno prossimo a Sanremo si può pagare il cachet di Taylor Swift con il coro delle sorelle Kardashian. Viene pure Ryan Gosling a replicare il ballo del qua qua e senza togliersi il cappellino. Ghali, al festival con look strepitosi, un brano molto bello e più originale della media, è stato l’unico cantante capace di utilizzare una platea