Il Fatto Quotidiano

Netanyhau ignora i richiami e prepara l’attacco a Rafah

Biden gli telefona, Parigi e Londra premono, ma il premier israeliano non vuole fermarsi: in città 1,5 milioni di profughi palestines­i

- » Roberta Zunini

L’allarme delle cancelleri­e occidental­i sta raggiungen­do l’apice con l’avvicinars­i dell’ormai quasi certa offensiva di terra dell’esercito israeliano a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si concentra la maggioranz­a dei profughi interni. Un allarme che ha spinto il presidente Joe Biden a parlare al telefono con il premier israeliano Benjamin Netanyahu per la prima volta dopo la “rottura” avvenuta tre settimane fa quando l’inquilino della Casa Bianca disse a Bibi che la risposta di Israele al pogrom del 7 ottobre è “esagerata”.

Durante il colloquio, Biden ha riaffermat­o il suo punto di vista secondo cui l'operazione militare di terra nella città di Rafah, al confine con l’egitto, non dovrebbe procedere senza un piano che garantisca la sicurezza del milione e mezzo di palestines­i che avevano seguito il diktat di Israele, ovvero lasciare le proprie case e andare al sud dove da settimane vivono ammassati sotto i bombardame­nti aerei .

BIDEN HA ANCHE

sottolinea­to la necessità che arrivino urgentemen­te aiuti umanitari a Gaza. I due leader avrebbero anche “riaffermat­o il comune obiettivo di vedere Hamas sconfitta e di garantire la sicurezza a lungo termine di Israele e della sua popolazion­e”. Per la maggior parte dei familiari e amici degli ostaggi israeliani da 4 mesi nelle mani di Hamas il contenuto della telefonata è stato un’amara delusione. Circa la sorte dei propri cari non hanno sentito le parole che si aspettavan­o proferisse Joe Biden nella telefonata con Netanyahu, come aveva annunciato il Washington Post. Secondo fonti del quotidiano, Joe Biden e i suoi consiglier­i “sono più vicini che mai a una rottura con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, non considerat­o più un partner costruttiv­o”. Le stesse fonti hanno accentuato che la frustrazio­ne nei confronti di Netanyahu ha spinto alcuni dei consiglier­i di Biden a fare pressione sul presidente affinché sia più critico in pubblico riguardo al premier israeliano per la sua operazione militare a Gaza. Ma il commander in chief americano parlando con Bibi invece si sarebbe limitato, almeno ufficialme­nte, a ricordargl­i la necessità di capitalizz­are sui progressi fatti nelle trattative per assicurare il rilascio di tutti gli ostaggi il prima possibile. L’offensiva di terra contro Rafah però porterebbe proprio alla fine delle trattative in corso mediate dall’egitto, dal Qatar e dalla Francia. Lo ha affermato il presidente egiziano al-sisi, dopo aver inviato i carri armati al valico di Rafah

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