Netanyhau ignora i richiami e prepara l’attacco a Rafah
Biden gli telefona, Parigi e Londra premono, ma il premier israeliano non vuole fermarsi: in città 1,5 milioni di profughi palestinesi
L’allarme delle cancellerie occidentali sta raggiungendo l’apice con l’avvicinarsi dell’ormai quasi certa offensiva di terra dell’esercito israeliano a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si concentra la maggioranza dei profughi interni. Un allarme che ha spinto il presidente Joe Biden a parlare al telefono con il premier israeliano Benjamin Netanyahu per la prima volta dopo la “rottura” avvenuta tre settimane fa quando l’inquilino della Casa Bianca disse a Bibi che la risposta di Israele al pogrom del 7 ottobre è “esagerata”.
Durante il colloquio, Biden ha riaffermato il suo punto di vista secondo cui l'operazione militare di terra nella città di Rafah, al confine con l’egitto, non dovrebbe procedere senza un piano che garantisca la sicurezza del milione e mezzo di palestinesi che avevano seguito il diktat di Israele, ovvero lasciare le proprie case e andare al sud dove da settimane vivono ammassati sotto i bombardamenti aerei .
BIDEN HA ANCHE
sottolineato la necessità che arrivino urgentemente aiuti umanitari a Gaza. I due leader avrebbero anche “riaffermato il comune obiettivo di vedere Hamas sconfitta e di garantire la sicurezza a lungo termine di Israele e della sua popolazione”. Per la maggior parte dei familiari e amici degli ostaggi israeliani da 4 mesi nelle mani di Hamas il contenuto della telefonata è stato un’amara delusione. Circa la sorte dei propri cari non hanno sentito le parole che si aspettavano proferisse Joe Biden nella telefonata con Netanyahu, come aveva annunciato il Washington Post. Secondo fonti del quotidiano, Joe Biden e i suoi consiglieri “sono più vicini che mai a una rottura con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, non considerato più un partner costruttivo”. Le stesse fonti hanno accentuato che la frustrazione nei confronti di Netanyahu ha spinto alcuni dei consiglieri di Biden a fare pressione sul presidente affinché sia più critico in pubblico riguardo al premier israeliano per la sua operazione militare a Gaza. Ma il commander in chief americano parlando con Bibi invece si sarebbe limitato, almeno ufficialmente, a ricordargli la necessità di capitalizzare sui progressi fatti nelle trattative per assicurare il rilascio di tutti gli ostaggi il prima possibile. L’offensiva di terra contro Rafah però porterebbe proprio alla fine delle trattative in corso mediate dall’egitto, dal Qatar e dalla Francia. Lo ha affermato il presidente egiziano al-sisi, dopo aver inviato i carri armati al valico di Rafah