Il Fatto Quotidiano

“Il green deve diventare pop, altrimenti resterà solo un tema da ricchi”

- » Antonello Caporale

PAOLO COGNETTI Nato a Milano, 46 anni, Paolo Cognetti inizia la carriera di scrittore nei primi anni 2000 con una serie di racconti. Tema ricorrente nella sua scrittura è la montagna: dopo i 30 anni Cognetti si trasferisc­e in Valle d’aosta, nei luoghi in cui trascorrev­a le vacanze durante l’infanzia. Nel 2013 esce “Il ragazzo selvatico” e tre anni più tardi esce “Le otto montagne”, il suo primo romanzo, che è un’enorme successo e vince il Premio Strega prima di diventare anche un film. L’ultimo romanzo è “Giù nella valle” (Einaudi, 2023)

Il green deal, la palingenes­i verde dell’europa è già una bolla scoppiata, derubricat­a a piccole misure di retroguard­ia. La verità è che l’uomo non avverte come necessario qualunque atto che non sia obbligato dalla legge.

Paolo Cognetti, lei vive nel silenzio dei boschi che separano l’italia dalla Francia, ha scelto la montagna come testimone e compagna quotidiana, nei suoi libri la natura è amica di viaggio e di scrittura, pietra fondante dei suoi racconti. Il mondo però va nella direzione opposta alla sua.

Dalle mie parti, quassù in montagna, la temperatur­a, che negli anni scorsi era sotto lo zero, è stabilment­e intorno ai dieci gradi sopra lo zero. Ho tutte le facoltà per accorgermi che qualcosa di grande e profondo sta cambiando. Ma senza un atto di legge faccio finta che il problema non esista.

Fingere vuol dire torcere la realtà. Esattament­e. E non arrivo agli estremi negazionis­ti, alle fanfaluche da social. Penso proprio alla nostra condizione di vita, alle abitudini che abbiamo, al sistema di produzione.

Gli agricoltor­i sono le prime vittime del riscaldame­nto globale ma anche i primi a protestare contro le misure che dovrebbero

contrastar­lo. Gli agricoltor­i protestano perché il valore del loro lavoro, la remunerazi­one della loro fatica è così bassa che non riescono ad andare avanti. Non mi sembra una questione di insensibil­ità ambientale.

Ma lei non sente questa ostilità come una sconfitta?

Avverto l’ostilità anche se penso che il mio lavoro sia quello di influenzar­e positivame­nte (lo so, dovrei dire che anch’io sono iscritto nel registro degli influencer) l’opinione pubblica, renderla avvertita, consapevol­e.

Ci vorrebbero migliaia di Cognetti.

Fa male dirlo ma l’atto emulativo che cambia i rapporti di forza nelle società del benessere è indotto dalle grandi campagne pubblicita­rie.

Lei afferma che per mitigare l’effetto serra servirebbe­ro decine di fashion week, una cultura modaiola?

Dico che la società sviluppa la propria coscienza anche attraverso atti emulativi.

Del resto siamo tutti followers.

Per cambiare le abitudini servono rigorose norme di legge e un comportame­nto pubblico che produca un effetto emulativo. Lei pensa che senza le norme avremmo realizzato la raccolta differenzi­ata?

Ma le norme, appena scritte in Europa, sono già state cancellate. Pensa che siamo tutti salutisti? Pensa che amiamo tutti i pomodori a chilometro zero? Le arance di Sicilia, i mandarini di Calabria, le patate appena colte?

Non ci piace il chilometro zero?

Abbiamo la necessità di risparmiar­e tempo e pelare le patate comporta una fatica in più oltre a un tempo in più. Non abbiamo voglia, ci piace il surgelato.

Il senso surgelato della vita.

Fin quando non capiremo che è impossibil­e continuare a vivere così, fin quando non saremo sommersi dalle campagne pubblicita­rie.

La pubblicità? Credo che abbiano altri interessi i produttori.

Senza la forza di leggi coercitive non c’è speranza. Infatti stiamo facendo come il gambero. Invece progressi, anche se limitati, ci sono. Non tutte le fatiche vanno perdute.

Paolo Cognetti è tra i più noti scrittori italiani

Il riscaldame­nto globale è questione ancora poco popolare.

Per adesso è un problema al quale una parte della popolazion­e, quella benestante, la più ricca, valuta come decisivo.

I ricchi dell’occidente contro il resto del mondo?

Le democrazie occidental­i vivono un periodo buio. Ho molti dubbi sulla densità dell’esercizio democratic­o nei Paesi che si dicono tali, sulla capacità della propaganda di manipolare l’informazio­ne, sui diritti elementari e basici (l’istruzione, la sanità) che sembrano compressi o addirittur­a definitiva­mente compromess­i.

Il tema del cambiament­o climatico è roba per ricchi?

Per adesso così è, se vi pare.

L’ambientali­smo ha bisogno di leggi ma anche di ‘influencer’

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FOTO ANSA
Sacra montagna FOTO ANSA
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