Il Fatto Quotidiano

Meno industria, più finanza Exor è una fabbrica di utili

Basta manifattur­a, ora investe nel lusso, nella sanità, nel tech, ma è da Ferrari&c. che arrivano i profitti. Perdite solo da giornali e calcio

- » Giulio Da Silva

“Esiste la libertà di stampa. È difficile da credere, ma i giornali, la Repubblica e La Stampa sono assolutame­nte liberi. Non possono essere influenzat­i. Noi crediamo nella libertà di stampa”. Parole di Gianluca Ferrero, il commercial­ista di fiducia di John Elkann, che dal 18 gennaio 2023 è presidente della Dopo la bufera delle indagini giudiziari­e e della giustizia sportiva che hanno travolto la gestione di Andrea Agnelli, Ferrero è stato chiamato come traghettat­ore della società di calcio controllat­a da Exor, la holding delle famiglie Agnelli-elkann-nasi. È la seconda volta che Ferrero è chiamato al capezzale della Vecchia Signora. La prima fu nell’ottobre 2006, dopo lo scandalo Calciopoli che condannò la Juventus alla Serie. Il fidato Ferrero fu nominato presidente del collegio sindacale.

Elkann a fine novembre ha escluso che la Juventus sia in vendita. Exor sostiene il nuovo aumento di capitale di 200 milioni deliberato dall’assemblea degli azionisti della Juventus, da perfeziona­re entro aprile, dopo le due ricapitali­zzazioni per 700 milioni fatte tra 2019 e 2021. Exor ha già anticipato la sua parte, quasi 128 milioni. E coprirà eventuali quote non sottoscrit­te dagli altri soci.

L’INUSITATA

sortita di Ferrero sulla libertà di stampa risale all’assemblea che a novembre ha approvato il bilancio al 30 giugno 2023, il sesto consecutiv­o in rosso, con una perdita di 123,7 milioni. Ferrero ha replicato a un tifoso-azionista, che si lamentava per il fatto che i due giornali posseduti da Exor attraverso a suo dire “sono quelli che attaccano di più la Juventus”. L’AD di Gedi, Maurizio Scanavino, amico di Elkann dai tempi dell’università al Politecnic­o, è stato nominato anche alla guida della Juventus in tandem con Ferrero. “Non si può fare una telefonata per mettere a tacere queste critiche eccessive?”, aveva chiesto il socio-tifoso a Scanavino. “Ho risposto io per non mettere in imbarazzo Scanavino, che sarebbe stato in conflitto d’interessi”, ha detto Ferrero. La Juventus e i giornali controllat­i da Gedi sono i gioielli della corona di Exor, la holding che detiene partecipaz­ioni pesanti nei gruppi industrial­i

A differenza di queste aziende, che fanno robusti profitti, Juventus e Gedi sono esempi di distruzion­e di valore. Gedi, ovvero l’operazione Stampubbli­ca realizzata a fine aprile 2020 con l’acquisto dell’89,6% di Repubblica, Espresso e altre testate, ha dato pessimi risultati: vendite crollate e organico dei giornalist­i tagliato. La crisi di Repubblica si è acuita con la direzione di Maurizio Molinari.

Per l’operazione Gedi, Exor ha speso 188 milioni. Il bilancio 2020 di Exor indicava un valore netto (Nav) dell’89,6% di Gedi di 207 milioni, ma nella semestrale al 30 giugno 2023 è stato ridotto a 134 milioni. Gedi ha chiuso in rosso i bilanci maggio-dicembre 2020 (-13 milioni) e quello del 2021 (-50 milioni), nel 2022 c’è stato un utile consolidat­o di 1,7 milioni, effetto della cessione dell’espresso. Nel primo semestre del 2023 Exor dichiara una perdita di Gedi di 37 milioni.

Le perdite di Juventus e di Gedi sono poca cosa rispetto ai miliardi di euro mossi dalle altre grandi aziende che fanno capo a Exor. La holding non ha spostato in Olanda solo la sede legale (come Stellantis, Ferrari, Cnh e Iveco), operazione fatta a fine 2016, ma anche la sede fiscale e, da fine estate del 2022, la quotazione in Borsa.

Il gruppo Exor fa molti utili, solo nell’anno del Covid c’è stata una piccola perdita consolidat­a, -30 milioni nel 2020. L’utile netto di competenza (escluse cioè le quote di terzi nelle società partecipat­e) è stato pari a 3,05 miliardi nel 2019, influenzat­o dalla plusvalenz­a per la vendita di

(3,77 miliardi, di cui 1,08 la quota Exor). Nel 2021 l’utile netto consolidat­o è stato pari a 1,72 miliardi, nel 2022 è aumentato a 4,23 miliardi. Anche qui c’è stata una bella plusvalenz­a, 2,42 miliardi, grazie agli 8,6 miliardi incassati dalla vendita del gruppo americano di riassicura­zione con sede alle Bermuda.

L’ex Fca, che da gennaio 2021, con la fusione con Psa, è diventata Stellantis (partecipat­a con il 14%), nel 2019 aveva dato un contributo all’utile di Exor di 1,9 miliardi, in larga parte per la plusvalenz­a derivante dalla cessione di Magneti Marelli. Nel 2020 il contributo di Fca all’utile era di soli

9 milioni. Quindi con Stellantis il contributo all’utile netto di Exor è aumentato a 1,9 miliardi nel 2021

(su un utile di Stellantis di 14,2 miliardi) e a 2,39 miliardi nel 2022

(su un utile di

16,8 mld).

NEL 2022

Cnh ha avuto un utile netto di 1,73 miliardi, con un contributo a Exor di 471 milioni (26,9%). Ferrari, partecipat­a al 22,9%, ha generato un utile netto di 933 milioni, con un contributo di 228 milioni. La redditivit­à di Ferrari è esplosa nel 2023: utile netto di 1,257 miliardi (+34%). La società è diventata la prima tra le quotate a Milano per capitalizz­azione di Borsa, 73 miliardi, davanti a Stellantis (69 miliardi) ed Enel (61 miliardi).

Exor sta investendo lontano dall’industria, nel lusso, nella sanità, nelle tecnologie. Nel 2021 ha acquisito il 24% di

per 541 milioni. La società di scarpe di lusso ha ottenuto 119 milioni di utili nel 2022 (28 milioni quota Exor). Nella sanità ha investito quasi un miliardo, specie in Francia nell’institut Mérieux,

Affari 4,2 miliardi di guadagni nel ‘22 Cessioni fortunate Per Gedi 100 milioni di rosso in soli 3 anni

111 milioni di utili nel 2022 (4 per Exor). Detiene il 34,7% di

che a differenza di Gedi fa profitti, 37 milioni nel bilancio 2022.

L’ultimo investimen­to, annunciato ad agosto 2023, è il 15% di per 2,6 miliardi. Il gruppo olandese opera in prevalenza nel settore della salute. Dopo l’ingresso di Exor però sono emersi i problemi per le lesioni causate dai ventilator­i anti-apnea negli Stati Uniti. Secondo Holly Froum, analista di Bloomberg, Philips potrebbe essere costretta a pagare risarcimen­ti tra 2 e 4,5 miliardi di dollari.

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Foto di famiglia
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