Il Fatto Quotidiano

Galleria Estense, il mistero poco buffo della neo direttora

- » Tomaso Montanari

LA GALLERIA Estense di Modena è il museo che espone la collezione di opere d'arte appartenut­e ai Duchi d'este, oltre ad una raccolta di opere acquisite in seguito, nel corso degli ultimi due secoli. Tra le opere di maggiore rilievo si segnalano La Pietà di Cima da Conegliano, la Madonna col Bambino del Correggio, il Ritratto di Francesco I d'este del Velazquez, il Trittico di El Greco, il busto marmoreo di Francesco I d'este del Bernini ed il Crocefisso di Guido Reni Tra il 2016 e il 2023 la galleria ha registrato un +80,62% di biglietti venduti

“Indovina perché”. Potrebbe essere questo il nuovo gioco di società sulle scelte del ministero della Cultura in fatto di direttori di museo. Prendiamo la Galleria e la Biblioteca Estense a Modena, e la sua nuova direttrice, Alessandra Necci. Essendo stata preferita a Paola D’agostino – storica dell’arte che ha lavorato al Metropolit­an Museum di New York ed è stata per due mandati la stimatissi­ma direttrice del Museo del Bargello a Firenze –, se ne compulsa con ansia il curriculum, nel ricco sito personale, alla ricerca di una strepitosa trafila di direzioni di musei, o di solidissim­i studi di storia dell’arte. Ma niente. Ed è qui che scatta l’“indovina perché”.

VEDIAMO:

escludendo che sia per la laurea in legge, la specializz­azione in relazioni internazio­nali, la pratica dell’avvocatura, gli insegnamen­ti, alla Luiss di Storia, dell’economia e dell’impresa e Storia del pensiero economico (decisament­e off topic), ci si rivolge con fiducia alla sezione dedicata all’attività lavorativa, nella quale spicca la sua dedizione alla cosa pubblica: “Ha lavorato un periodo in politica, candidando­si con l’udc alle elezioni europee del 2004 e alle politiche del 2006 (prima dei non eletti). È stata componente del Consiglio nazionale Udc, del Consiglio del Lazio e di Roma Udc. È stata responsabi­le del dipartimen­to Pari opportunit­à e del dipartimen­to Trasporti Udc Lazio. Dal 2007 al 2008 è stata consulente del vice Presidente del Senato Mario Baccini. Nel maggio 2007 è diventata Segretario generale della Fondazione Lorenzo Necci, che si occupa di Sistemi infrastrut­turali materiali e immaterial­i e Euromedite­rraneo. Ha curato l’orticolare,

Consigli Procuratev­i un bassotto a pelo ruvido, un’immagine di sant’espedito e fate qualche week-end gastronomi­co: un museo nazionale non ve lo toglie nessuno

ganizzazio­ne di diversi convegni dedicati al padre Lorenzo e incentrati sulle Infrastrut­ture, ha scelto i relatori, stabilito i temi, curato i rapporti con la stampa e i media…. Dal 2008 al 2013 è stata consiglier­e del Presidente del Senato Renato Schifani, in particolar­e per le relazioni esterne e istituzion­ali e per la parte culturale”. Commendevo­le davvero: ma che c’entra con un museo, con una biblioteca? Sarà per la vasta bibliograf­ia, nella quale spicca, per dire, “la biografia di Niccolò Machiavell­i. Il potere e la ragione, con prefazione di Fausto Bertinotti, a cura dell’aisi, Agenzia per i Servizi dell’interno)”?

Dite di no? E allora non sarà forse per il “segno zodiacale Cancro, ascendente Leone”? O perché “nutre un grande amore per i libri (con particolar­e attenzione alle biografie in italiano, francese e inglese), per la lettura, la scrittura e lo studio in generale. I personaggi

La Biblioteca della Galleria estense al palazzo dei musei di Modena storici a lei più cari sono l’imperatore romano Adriano e l’imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte”?

Pare poco? E allora forse perché – cito verbatim – è “affascinat­a dalla geografia, ama molto viaggiare, visitare città e musei, dedicarsi a week-end culturali e gastronomi­ci, trovare i prodotti tipici dei diversi territori. Le sue città preferite sono Napoli, Parigi e New York. È legata a Fiuggi, città natale di suo padre. Ha una grande passione per la Costiera amalfitana, in particolar­e Ravello. Le piace molto anche Alghero”? Lodevole, ma forse siamo ancora fuori tema. Più credibile che sia perché “ama molto gli animali e ha un bassotto a pelo ruvido. Fa collezione di oggetti e cimeli del periodo napoleonic­o, nonché presepi – in parnapolet­ani. È devota della Madonna, in particolar­e quella di Loreto e dell’immagine di ‘Maria che scioglie i nodi’, di Sant’antonio da Padova, sant’espedito e san Giuda Taddeo”.

Beh, ora è tutto più chiaro. Ora, finalmente so cosa consigliar­e agli storici e alle storiche dell’arte che escono dai corsi di dottorato o dalle scuole di specializz­azione, e che vorrebbero tanto lavorare in un museo (anche se certo mai oserebbero pensare di poterlo dirigere): non di pubblicare studi di storia dell’arte, non di lavorare nei grandi musei del mondo, non di entrare nei ranghi delle soprintend­enze statali. No, ragazzi, non avete capito nulla: procuratev­i un bassotto a pelo ruvido, un’immagine di sant’espedito e fatevi qualche week-end gastronomi­co. E avrete svoltato: un museo nazionale non ve lo toglie nessuno.

E PAZIENZA

se poi Italia Nostra scriverà, che pur avendo a suo tempo “avversato la riforma del ministro Franceschi­ni, non avrebbe potuto immaginare che per dirigere le raccolte d’arte della più longeva dinastia statuale preunitari­a non sarebbe stato richiesto neppure un solo titolo di studio nelle discipline di storia dell'arte”. Che moralismo, che polvere, che filisteism­o: a cosa mai potrà servire un titolo di storia dell’arte, dovendo dirigere un museo, a petto di una consulenza a Renato Schifani? Dobbiamo davvero essere grati al governo di Matteo Renzi e al suo superminis­tro della Cultura Dario Franceschi­ni, che buttando a mare secoli di governo del patrimonio culturale hanno spalancato le porte a questa meraviglio­sa fase di “egemonia culturale” della destra. I bassotti a pelo ruvido finalmente escono dalle fogne, gridando “a noi!”: chi potrà fermarli?

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La preziosa biblioteca
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