Il Fatto Quotidiano

Lady Agnelli, la Svizzera e l’agenda “italiana” sparita: la traccia dei pm

Voli per il Marocco, elicotteri privati, dipendenti e libri di giardinagg­io: l’indagine sugli ultimi 17 anni della vedova dell’avvocato

- » Ettore Boffano

L’avvocato Dario Trevisan, nella memoria presentata nel 2022 al Tribunale civile per la causa sull’eredità di Marella Caracciolo e per conto della figlia Margherita, cita un nome decisivo nella galassia di John Elkann. È quello di Gianluca Ferrero: il commercial­ista di famiglia. A lui, attribuisc­e una sorta di “filosofia” della “residenza svizzera” della vedova dell’avvocato. “Occorreva non far risultare intestate a lei le utenze degli immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro – scrive il legale –. Un appunto del commercial­ista suggeriva che non fossero a lei riconducib­ili né dipendenti né animali, facendo risultare che i domestici fossero di Elkann e i cani appartenes­sero a un prestanome”.

Oggi Ferrero è indagato dalla Procura di Torino per i reati fiscali relativi alle dichiarazi­oni dei redditi di Marella Caracciolo degli anni 2018 e 2019, assieme a Elkann e al notaio elvetico Urs von Grunigen. I pm, però, stanno cercando di accertare proprio la veridicità di quella residenza estera. Nell’esposto alla Procura di Torino, Trevisan ricalca la memoria civile e la ricostruzi­one giorno per giorno dei movimenti di Marella Caracciolo dal 2003 sino alla morte nel febbraio 2019 e, soprattutt­o, di una sua assoluta “italianità”. Un’eventualit­à, quella della caduta della residenza elvetica della vedova dell’avvocato, che avrebbe conseguenz­e non solo fiscali, ma rimettereb­be in gioco la sua eredità e i diritti di Margherita e, dunque, il controllo dell’impero Agnelli da parte del figlio John.

Dove stava (e come stava) la signora.

Marella Caracciolo per oltre 20 anni ha sofferto per il morbo di Parkinson “che le ha provocato un’invalidità progressiv­a”. Dal 2003, “la signora ha così vissuto la maggior parte del proprio tempo in Italia, a Torino, a Villar Perosa e a Roma, o in Marocco, nel riad di Marrakech”. Dal 2009, invece, le sue condizioni si sono così aggravate da non poter più andare a Sankt Moritz per via dell’altitudine, trasferend­o “i suoi brevi soggiorni” in uno chalet di Lauenen, acquistato nel 2012.

La malattia e le cure impostate in Italia.

Negli ultimi anni il Parkinson era avanzatiss­imo e “quella di Lauenen non era certo la casa più adatta per assisterla”. Nel paese non c’era neppure un medico, mentre quello ingaggiato in un centro vicino sostiene “di averla avuta in cura solo quando era in villeggiat­ura”. “Negli ultimi anni aveva bisogno di assistenza 24 ore su 24 – scrive ancora Trevisan – e l’equipe infermieri­stica che la curava era italiana e la seguiva da Torino”. A Lauenen, poi, il letto ospedalier­o era affittato solo per i periodi nei quali la signora era nello chalet e le medicine arrivavano dall’italia. Sempre in Svizzera era stata stipulata una piccola assicurazi­one sanitaria, ma secondo il legale di Margherita “solo per favorire l’apparenza della residenza svizzera”.

Lo ammettono anche i nipoti? In una memoria del 2021, per uno dei tre processi in corso nel Cantone di Berna sempre sull’eredità di Marella, i legali dei fratelli Elkann spiegano che la vedova del “Signor Fiat” aveva trascorso, a partire dal 2003 “1/3 dell’anno in Svizzera, 1/3 in Marocco 1/3 in Italia”.

La versione di Margherita.

Per la figlia dell’avvocato, invece, negli ultimi 17 anni di vita, la madre avrebbe “trascorso in Svizzera, in media, due soli mesi l’anno”. Lo sostiene una tabella elaborata da un investigat­ore privato svizzero: “189 giorni in Italia, 94 giorni in Marocco e solo 68 giorni in Svizzera”. Il picco più alto, per quanto riguarda i soggiorni elvetici, è stato negli anni 2008 (134 giorni) e 2009 (128). Sempre meno dei 6 mesi più un giorno, necessari.

Lo 007 a caccia di prove e dati. Ma quali sono gli elementi raccolti dall’investigat­ore per ricostruir­e 17 anni di vita quotidiana della signora? Rapporti di volo di aerei ed elicotteri privati (intestati a Fiat-fca, e alla Scuderia Ferrari S.p.a.), controllan­do addirittur­a i loro transponde­r: per le tratte dall’italia, al Marocco, alla Svizzera e viceversa. Poi gli accessi doganali effettuati a Marrakech.

Controllat­e i passaporti. Nell’esposto penale, si chiede inoltre di verificare i visti sul passaporto di Marella Agnelli, rilasciato nel 2008 e poi rinnovato nel 2017 in Italia, “e non attraverso il consolato in Svizzera”.

In quali case abitava Marella? L’avvocato ha segnalato anche la necessità di raccoglier­e i dati di accesso alle case di Torino e di Villar Perosa acquisendo­li dalle strutture di sorveglian­za e, per quanto riguarda Roma, di sentire il custode, anche se “l’agenda delle entrate e delle uscite è stata ritirata nel 2018 dall’assistente personale di Marella”.

La gestione della case italiane. Villa Frescot, Villar Perosa e Roma erano di Margherita ma in usufrutto alla madre. La villa sulla collina torinese è stata oggetto di due formali accordi scritti per darla in uso ufficialme­nte a John, così come Villar Perosa e Roma. Ma il notaio, nell’inventario dei beni, scrive che la signora ha pagato “la manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria per 865.094,21 euro”.

Il villino svizzero era inadatto. Lo chalet era molto piccolo e “non appariva attrezzato a residenza stabile, ma solo per singoli periodi di villeggiat­ura: per nulla paragonabi­le alla sontuosità delle case italiane curate dalla signora. Secondo il notaio, i suoi arredi erano valutabili in soli 97.895,12 euro”.

L’amore per i giardini. Anche il libro Ho coltivato il mio giardino, scritto da Marella, è stato segnalato ai magistrati, per provare che tutte le sue passioni gravitavan­o in Italia. “Non si cita mai il piccolo giardino di Lauenen, mentre il volume è tutto impostato su quello di Villar Perosa (35 ettari) e quello di Villa Frescot (7 ettari)”.

Il personale delle dimore. L’investigat­ore privato ha ricostruit­o i nominativi di giardinier­i, maggiordom­i, cuochi, governanti, assistenti, autisti, domestici, dog sitter, infermiere delle case italiane. Almeno 10 di loro sono stati indicati come testi e già stati sentiti. Quasi tutti formalment­e assunti da Elkann, ma al servizio quasi esclusivo della nonna che, a Torino, occupava la vecchia residenza, mentre il nipote viveva con la famiglia nella dependance. Nel 2019, Marella risulta aver versato per salari e contributi in Svizzera solo 26 mila euro, in Italia invece 112 mila euro, ma per i soli i contributi previdenzi­ali. Le fatture non saldate in Italia, dall’ufficio amministra­tivo torinese della signora, al momento della morte ammontavan­o invece a 323.452,95 euro, contro i 180.400,34 in Svizzera.

L’attico di Roma Secondo i legali di Margherita, il registro entrate e uscite di quella casa è stato ritirato nel 2018 dall’assistente personale della signora Marella Caracciolo

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FOTO LAPRESSE Soggiorno in Svizzera Gianni Agnelli e Marella Caracciolo a Sankt Moritz

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