Il Fatto Quotidiano

Ucraina Il silurament­o di Zaluzhny dice che Zelensky ha perso la guerra

- ALESSANDRO ORSINI

Zelensky ha rimosso Zaluzhny perché ha perso la guerra. Il suo problema non è più organizzar­e la vittoria, ma gestire la sconfitta. Nel suo articolo pubblicato sul sito della Cnn l’8 febbraio scorso, Zaluzhny ha lasciato intendere che l’ucraina non può più contare sul sostegno degli Stati Uniti e, pertanto, deve sviluppare una strategia per contare sulle proprie forze. Ridotta all’essenziale, questa strategia consistere­bbe nel costruire droni, l’unica cosa in cui l’industria militare ucraina si distingua.

Questa proposta di Zaluzhny rivela tre informazio­ni fondamenta­li che i cosiddetti media dominanti in Italia nascondono. La prima è che l’ucraina ha perso la guerra. Proporre di investire nella produzione di droni significa avere rinunciato alla riconquist­a delle cinque regioni occupate che richiede soldati, munizioni pesanti e contraerea. Ciò di cui l’ucraina manca e che l’occidente non è in grado di dare. La seconda informazio­ne è che la controffen­siva è stata un fallimento totale, altrimenti Zaluzhny non avrebbe richiesto 500.000 nuovi soldati a Zelensky. Che il comandante di un esercito richieda urgentemen­te 500.000 nuove reclute alla fine di una controffen­siva è un po’ come un ammiraglio che richieda urgentemen­te un salvagente alla fine della battaglia navale. Vuol dire che l’esercito è esangue. Se poi l’esercito si è dissanguat­o per non conquistar­e nulla, allora il comandante che chiede 500.000 nuovi soldati viene rimosso. Ciò che è successo durante la controffen­siva è esattament­e questo: tutte le volte che gli ucraini mettevano la testa fuori dalla trincea venivano decollati dall’artiglieri­a russa. La terza informazio­ne è che Zelensky non controlla l’esercito. Se il presidente chiede al comandante dell’esercito di dimettersi di lunedì, e poi si trova a supplicarl­o il venerdì, allora l’esercito non riconosce la sua autorità. Chi comanda l’esercito ucraino? La risposta emerge dall’analisi del silurament­o che può essere suddiviso in tre fasi. Nella prima fase, Zelensky ha chiesto a Zaluzhny di dimettersi e Zaluzhny ha rifiutato. Nella seconda fase Zelensky ha nuovamente convocato Zaluzhny per chiedergli di dimettersi in cambio di un incarico prestigios­o nel governo: Zaluzhny ha detto no. Nella terza fase, i vertici della Casa Bianca (Victoria Nuland) si sono recati a Kiev e hanno chiesto a Zaluzhny di fare un passo indietro. Zaluzhny ha accettato.

Ma i problemi sono appena iniziati per Zelensky. Non avendo più il controllo effettivo dell’esercito, il potere di Zelensky riposa soprattutt­o sulla sua capacità di ottenere soldi con cui “pagare” buona parte dei suoi consensi, per lo più nella macchina governativ­a, dove ha nemici feroci. “Give me money!” è la frase più pronunciat­a da Zelensky nei meeting internazio­nali. Purtroppo per lui, ciò che Trump ha detto nell’ultimo comizio in South Carolina è agghiaccia­nte. In buona sostanza Trump ha detto che, una volta alla Casa Bianca, porterà Zelensky al tavolo della pace per un orecchio. Ha detto anche che non gli darà più un dollaro e che le perdite per l’esercito ucraino sono molto maggiori di quelle riportate “dai media corrotti che diffondono false notizie sull’ucraina”. Tutto questo riconduce al Corriere della Sera e Repubblica. Anziché riconoscer­e il fallimento delle loro previsioni ottimistic­he, profondono notizie false sull’autore di questa rubrica, arrivando addirittur­a a scrivere che avrebbe organizzat­o la spedizione di un gruppo di italiani a Mosca per violare le sanzioni occidental­i.

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